Sembrava partire molto bene, il film del regista diventato celebre per l’originale VALZER CON BASHIR: fantascienza di quelle migliori, che colpiscono nel segno con l'idea intrigante capace di incuriosire e farti sognare chissà quali colpi di scena. Robin Wright è Robin Wright, attrice sui quaranta che accetta di farsi "scansionare" per far sì che la Miramount (anche il marchio è una parodia di quello Paramount) strutti il suo avatar digitale per i vent'anni successivi: lei dovrà semplicemente scomparire da ogni schermo per lasciare spazio al suo "doppio" artificiale, molto...Leggi tutto più disciplinato ed economico di lei. Passati i vent'anni, però, l'ex attrice ta ritorno agli studios e sulla strada finirà in un mondo animato che cambia totalmente il volto al film, precipitandolo in un ambiziosissimo polpettone new-age di difficile comprensione; un cartoon al quale le (indubbiamente affascinanti) musiche offrono il miglior servizio, coprendo l'inconsistenza di fondo associata a disegni decisamente modesti: uomini che si librano in volo, amplessi tra le esplosioni, un amore imprevisto e lei, Robin Wright ormai sessantenne, ridotta a un carattere scheletrico con acconciatura da anziana non certo attraente. Ogni reale aggancio con l'ottimo spunto iniziale si perde e si attende inerti la conclusione, che non arriva mai. Sfibrante, velleitario, mai davvero interessante.
A cavallo tra sci-fi e animazione, l'autore dell'ottimo Valzer con Bashir dimostra ancora una volta come quest'ultima tecnica cinematografica disponga di una forza prorompente. Superando di frequente i confini del razionale, Folman travolge la nostra logica e parla direttamente al subconscio. Immagini, colori, animazioni rimandano a un video lisergico a cui starebbe a pennello un album dei Pink Floyd. Riferimenti e citazioni a pioggia (da Steve Jobs, al dott. Stranamore, da Michael Jackson a Clint Eastwood, ecc...). Non sempre la struttura tiene, ma l'impatto resta fortemente emotivo.
Rispetto al giro di Valzer, Folman osa un racconto visionario che nel complesso sembra meno continuo ma conferma la sua capacità nel comporre storie toccanti e nell'umanizzare sguardi e movenze fatte di carta e matita. Impressionante la sequenza dello scanning e l'espressività della controfigura animata della Wright in stile burtoniano. Più di una perplessità sulla critica al mondo futuristico e su un affastellarsi di tematiche e generi, affascinante ma non proprio riuscito. Però alcune sequenze e le splendide musiche ti entrano dentro.
Sfiancante, discontinuo, geniale, troppo ambizioso. Il fantastico inizio metacinematografico con numerosi spunti e idee interessanti viene usato come trampolino di lancio per catapultarci in un confuso guazzabuglio di cartoni animati stile videoclip lisergico anni '70 (esteticamente indecente) e retorica new age. Nel finale si riprende leggermente, però che amarezza vedere com'è stata buttata alle ortiche un'idea di partenza originale e decisamente sfiziosa.
Ambizioso progetto di Folman, che dopo l'ottimo Bashir si getta ancora una volta nel suo mondo animato (ora letteralmente), unendolo però alla realtà e alla sua cruda spietatezza. Fantastici i disegni, colmi di citazioni (Eastwood, quadri di Magritte...), ambigui nelle forme sessuali e sensuali, coloratissimi come ci si aspetterebbe da un trip a base di droghe, oltremodo originali anche nello stile. Ottimi gli attori/doppiatori.
Un'attrice cede per contratto la sua "essenza" ad un avatar digitale, eternamente giovane, che la sostituirà sugli schermi. Ma ogni patto col diavolo ha il suo prezzo, tanto più se questo diavolo è il dirigente di una major... Fantascienza filosofica vagamente ispirata a Lem, che intriga assai all'inizio ma delude nel prosieguo. Considerata la precedente opera di Folman, in questo film che mescola live ed animazione a sorpresa la parte meno convincente è proprio quest'ultima, confusa nello sviluppo e troppo caotica nella grafica, anche se non mancano immagini suggestive.
MEMORABILE: Nella parte iniziale, Robin Wright viene "scansionata" nelle sue diverse espressioni mentre Keitel le racconta una storia
Attenzione massima ai dettagli: perdersi per strada è un attimo e da un certo punto in poi non si torna più indietro. Due film in uno: i primi cinquanta minuti, narrativamente canonici ma molto curati, sfruttano un'idea originale e non troppo lontana dalla realtà (l'eternante digitalizzazione del personaggio-artista), mentre la seconda parte, animata e aggrovigliata, svolta bruscamente in tutt'altra direzione, lambendo le rive dell'epopea distopica. La sensazione è che la cesura sia troppo profonda e i due corpi non granché comunicanti.
MEMORABILE: La scannerizzazione forzata dell'intera gamma di espressioni facciali di Robin Wright.
Il dolore professionale-esistenziale della protagonista diventa struggente elegia funebre per un mondo alla deriva, rimosso da una realtà drogata. Metacinematografico, fantascientifico e lisergico; matematico e visionario; drammatico e di animazione; misterioso ed emozionante; superficiale e profondo; semplice e stratificato; complesso e affascinante, con momenti sublimi ancorché indecifrabili, e un blocco animato che risucchia in un onirismo febbrile. Un trip apocalittico o la rivelazione dei nostri tempi: si ama e si odia.
Le basi e l'ideale iniziale del film ci sono e si percepisce soprattutto nella prima parte, estremamente metacinematografica e intensa, che vede la protagonista Wright confrontarsi con la sua vita di attrice e madre, costretta a prendere una decisione fondamentale per il suo futuro. Le problematiche maggiori le presenta la seconda parte, ben animata ma narrativamente troppo contorta, che finisce per perdersi fino a rendere il tutto poco interessante. Nel complesso la realizzazione non è male, ma poteva rivelarsi un'ottima sorpresa se non fosse stato per alcuni errori di scrittura.
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A me sono piaciute alcune sue parti ma rispetto al Valzer è un passo indietro.. un poutporri di temi e visioni cinematografiche che può anche risultare indigesto perchè non tutto viene chiuso a dovere. Ma la potenza di immagini e musica quella sì, si avverte.