Giovane mamma con bimbo sono insidiati da un vagabondo. La qualità artistica cede il passo alla rilevanza storica: la Weber fu una delle prime donne ad affermarsi come regista e produttrice e uno dei primissimi director (ma parte del merito va ascritto al consorte Smalley) a usare lo split screen; ed è sicuramente notevole, per l'epoca, l'arditezza di certe inquadrature (plongée, close up) e soluzioni (il dettaglio dello specchietto retrovisore che riprende gli inseguitori nella corsa fra auto).
Notevole prova filmica imperniata sulla suspense, come dice il titolo, che mette insieme efficaci accorgimenti tecnici per intensificare la tensione, in particolare lo schermo diviso in tre con il malintenzionato che entra in casa, la donna sola che rischia e il marito lontano al telefono. Ma anche l’uso dello specchietto retrovisore che mostra gli inseguitori, o il rapido avanzare del lestofante dal fondo fino al primissimo piano sono di grande potenza, chissà se attribuibili alla prima regista donna americana o al marito che firma con lei.
Oggetto notevole non solo sotto il profilo meramente filogico e pionieristico. Se la tecnica offre momenti interessanti (split screen, primo piano, dettaglio, oggettiva irreale, artifici del montaggio), è ancora una volta la forma a imporsi: uno script esilissimo, tanto da essere puro pretesto, è il campo da gioco dei valori espressivi; e l'obiettivo di materializzare la suspense (incertezza, tensione, attesa, sospensione ansiosa) è pienamente raggiunto. Chiedere lo splendore di uno stile inconfondibile è forse troppo, va bene così.
Un corto molto interessante, in cui si fa largo uso di tecniche di ripresa assai efficaci come lo split screen (addirittura diviso in tre parti) o l'inseguimento ripreso attraverso lo specchietto retrovisore della macchina. La storia è semplice (e in qualche modo innovativa per l'epoca: una donna in pericolo a casa sua con un malintenzionato in agguato) ma resa con grande efficacia. Il film porta molto bene i 105 anni che porta sul groppone. Consigliata la visione.
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Anche se non ne è un diretto adattamento, la storia è pesantemente influenzata dal romanzo "Au Téléphone" di André de Lorde, pubblicata per la prima volta nel 1902 e rappresentato al Teatro del Grand Guignol di Paris.