In definitiva il backstage di
A mia sorella! (in particolare la sequenza, ormai iconica, della Mesquida e di Libero De Rienzo che si approcciano a fare l'amore sul letto, dove l'attore italiano diede dei veri problemi alla Breillat, come descritti minuziosamente in questa specie di
Effetto notte parecchio masturbatorio e non poco noioso) dove ne viene fuori il sadismo dell'autrice francese, il suo conflittuale rapporto di amore/odio con gli attori, la sua determinazione che non guarda in faccia nessuno (l'incipit sulla lunga spiaggia fredda, dove la Breillat/Parillaud se ne sbatte se gli attori stanno congelando semi nudi, spacciando un impetuoso mar atlantico sul finire dell'autunno per un sapore di mare al sole dei tropici), il rapporto, quasi seduttivo, con il suo assistente tra scenografie da allestire, inquadrature da scegliere, scene ossessivamente da ripetere finchè la regista non colga il meglio dai suoi attori (un giovane assai capriccioso e forse innamorato di lei e un'attricetta un pò troppo verginella-la stessa Mesquida-) falli posticci di impressionante iperrealismo e un reiterato filosofeggiare femminista/breillatiano, dove l'autrice di
Romance si mette a nudo, raccontandosi sul set di un suo film (qui un farlocco
Scene intime, che doveva essere il titolo iniziale, poi cambiato in
Sex is comedy dalla regista stessa) con una simbiosi fisica e caratteriale incredibile prestata da un intensa Anne Parillaud, che sa di aspra sincerità (almeno quello glielo si deve).
Non c'è una vera e propria trama, e il tutto è appunto un backstage di malumori e enfasi creativa, dove la Breillat ciancia di sesso e censura, tra sputacchi su finti battacchi e il rubare, il più possibile, le emozioni ai suoi attori, fino a "violentarli" con la macchina da presa, provando e riprovando le posizioni erotiche sul letto (che deve essere duro e non un materasso soffice) diventando tirannica e materna allo stesso tempo, sapendo di essere spesso tradita dagli attori che sceglie, amandoli incondizionatamente prima e detestandoli poi.
La Parillaud/Breillat che , di punto in bianco gira per il set con un piede ingessato ("Si è rotto da solo" è la risposta alla domanda che le fanno i membri della troupe alla vista del gesso), che vorrebbe un vero pene in erezione ma deve accontentarsi di una protesi (come in
A mia sorella!, appunto), sottolineando iposcrisie censoree politicamente corrette, dove , nella scena incriminata, si deve vedere ma nemmeno troppo.
E forse l'opera meno riuscita della regista, dove manca quella carnalità umorale e battaileiana tipica del suo cinema, quel pugno nello stomaco provocatorio che faceva di
L'adolescente,
A mia sorella! e
Pornocrazia oggetti scomodi e sgradevoli, perciò irrinunciabili e da collocare nell'empireo dei cult movie "brutti, sporchi e cattivi" che non te la mandano a dire.
Di erotismo ( e dei suoi derivati organici) manco a parlarne, tutto è volutamente freddo e chirurgico, ma piuttosto una rancida commedia ciarliera di quello che succede mentre si gira un film, o meglio, una determinata scena come la vuole il suo regista.
E tra battute (s)cult (l'attore non vuole togliersi i calzini sul letto, la Parillaud/Breillat insiste: "Ti vergogni?", "Ti puzzano i piedi"?. Lui: "No, sono feticista!"), indecisioni, incomprensioni e pagliacciate col membro finto tra i membri della troupe, l'apoteosi egocentrica della Breillat tiene via praticamente tutti i 90 minuti, non esenti da monotonia e dialoghi non sempre all'altezza.
A suo modo sincero e coraggioso, almeno la Breillat non si nasconde dietro un dito, nemmeno quando fa la "stronza" per ottenere ciò che vuole nel suo film, fregandose se uscirne bene o male agli occhi dello spettatore.
Autobiografia di un set, che , per chi ama l'autrice potrà trovare spunti interessanti (soprattutto per chi ha visto e apprezzato
A mia sorella!), tutti gli altri è meglio che si astengano.
Registrato, a notte fonda, su Rai Uno nel 2010, trasmesso integralmente (alla fine è un blando vm 14, e forse il più "casto" tra i film della Breillat, che più che peni finti post brassiani non mette) per la durata di
1h, 30m e 41sCome non mai le testate cartacee dell'epoca si dividono: per la Piera Detassis, nella sua recensione di
Ciak del gennaio 2003, è addirittura da "non perdere", le fa eco il Gomarsca sul
Nocturno dello stesso periodo.
Film Tv e il sior Mereghetti, au contraire, lo bocciano senza appello.
Le frasi mentono, solo i corpi sono veri (Parillaud/Breillat dixit).