Sorta di "documentario", girato coi cellulari a Napoli nel rione Traiano, che mostra le vite dei due protagonisti e di quelle di altri ragazzi-e del quartiere. L'intento del regista sarebbe quello di "mostrare la verità" su un tragico fatto di cronaca (ci sono già stati due processi sulla vicenda ) di qualche anno prima: l'uccisione di un ragazzo del quartiere da parte di un carabiniere. Il punto di vista è molto parziale e il regista non lo nasconde. Per il resto si lascia spazio ai pensieri dei giovani protagonisti e qualche bel momento non manca. Alla fine però ci si chiede: cui prodest?
Il film di Ferrente si costruisce sulle riflessioni e sulla "manualità" dei due interpreti, presi direttamente dalla strada del rione Traiano di Napoli e messi nei panni dei registi. Documentario, reportage, testimonianza: registri e modi di essere che si dividono secondo le propensioni dei due protagonisti sedicenni, giovani teneri e mai vittime di un contesto. Una storia di amicizia e di perdita, che riflette in prima persona su destini incerti e troppo spesso consacrati alla cronaca nera.
Alessandro e Pietro, teenager del rione Traiano a Napoli, onorano la memoria dell'amico sedicenne Davide Bifolco, ucciso per errore dai carabinieri, riprendendo coi cellulari in mano le loro vite quotidiane. Il loro è uno spaccato insolitamente profondo su un'esistenza verde eppure già depressa, candida eppure già segnata dal dolore, dal tedio e dalle disparità sociali: il medium, anche nelle differenze d'approccio tra i due protagonisti, perfettamente adatto allo scopo.
MEMORABILE: Inchiesta giornalistica casereccia sullo spaccio nel rione Traiano; Differenze di vedute su come realizzare il film.
Idea suggestiva ma non nuova su autorappresentazione degli adolescenti (chiedere a due amici napoletani 16enni di registrare ciò che vogliono in modalità selfie) e ricerca antropologica, nel quartiere ‘difficile’ in cui un carabiniere uccise un ragazzo. Ma il risultato è poca cosa. Al di là di alcuni momenti intriganti, l’assenza di una ratio genera qualcosa tra voyeurismo ed effetto-social (le sbruffonate, la seduta sul cesso), mostrando ciò che già si sa, con la retorica di una presunta autenticità, che 60 anni dopo Diane Arbus forse dovrebbe essere altro.
Agostino Ferrente, uno dei migliori documentaristi italiani, consegna a due ragazzi un telefonino perché filmino loro stessi e il rapporto con il loro quartiere, dove un ragazzo è stato ucciso tempo prima. La storia diventa avvincente e ci racconta tantissimo della vita in certi quartieri, del perché lo spaccio diventa la principale fonte di sostentamento ma anche di come i ragazzi vivano il senso di morte.
MEMORABILE: Il ragazzo che racconta perché ha spacciato e perchè non lo fa più.
Con semplicità e autenticità due sedicenni raccontano la quotidianità del loro Rione Traiano, quartiere napoletano in cui vita e malavita si fondono inesorabilmente. Il documentario è efficace perché ha il pregio di riuscire a mostrare qualcosa tramite gli occhi di chi il Rione lo vive, più o meno controvoglia, tra sogni e disillusioni, spirito di appartenenza e desiderio di fuga. Toccante.
Bellissimo documentario sociale nel quale il regista Agostino Ferrente decide di consegnare la regia in mano a due giovani napoletani che mediante la videocamera si riprendono durante il loro quotidiano fatto di amicizia vera, piccola criminalità e mancanza di lavoro; i due hanno in comune una tragedia, passata alla cronache nazionali, che li unisce ed è il motivo per il quale il film è stato realizzato. Più realistico di così non si può, e nonostante il fatto che sia molto amatoriale riesce a maggior ragione a colpire il cuore ed emozionare. Notevole
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DiscussioneZender • 29/05/20 16:04 Capo scrivano - 48958 interventi
Bubobubo, il commento mi pare una semplice trama. Non c'è una sola parola che lasci intendere il tuo giudizio... Almeno metà deve essere il tuo parere sul film, come sempre.
A Davide Bifolco, sedicenne del rione Traiano, i carabinieri sparano alle spalle scambiandolo per un pregiudicato. I giovani amici Alessandro e Pietro decidono di ricordarlo a loro modo: cellulari in mano, a riprendere le loro vite quotidiane, fatte di lunghe ore oziose in casa, al bancone di un bar, in gita al mare (vero o immaginato) e in sella ai motorini, intervistando ragazzine che sognano matrimoni con malavitosi, tra le pieghe di un'esistenza verde eppure già depressa, candida eppure già segnata dal dolore e dalle disparità sociali.
Sembra più un tuo parere la scena memorabile:
Inchiesta giornalistica casereccia sullo spaccio nel rione Traiano.
Non capisco se sia un'inchiesta che si vede all'interno del film o se sia un tuo riassunto dello stesso.
Zender ebbe a dire: Bubobubo, il commento mi pare una semplice trama. Non c'è una sola parola che lasci intendere il tuo giudizio... Almeno metà deve essere il tuo parere sul film, come sempre.
A Davide Bifolco, sedicenne del rione Traiano, i carabinieri sparano alle spalle scambiandolo per un pregiudicato. I giovani amici Alessandro e Pietro decidono di ricordarlo a loro modo: cellulari in mano, a riprendere le loro vite quotidiane, fatte di lunghe ore oziose in casa, al bancone di un bar, in gita al mare (vero o immaginato) e in sella ai motorini, intervistando ragazzine che sognano matrimoni con malavitosi, tra le pieghe di un'esistenza verde eppure già depressa, candida eppure già segnata dal dolore e dalle disparità sociali.
Sembra più un tuo parere la scena memorabile:
Inchiesta giornalistica casereccia sullo spaccio nel rione Traiano.
Non capisco se sia un'inchiesta che si vede all'interno del film o se sia un tuo riassunto dello stesso.
Più tardi provo a modificarlo.
L'"inchiesta" che cito è un minuto di domande di uno dei protagonisti ad uno spacciatore del rione, girato di spalle e con voce alterata. Un tentativo grezzo ma tenero di rifare le inchieste giornalistiche televisive. Tutto qui. Il resto del film sono i due ragazzi che vivono la propria vita riprendendosi coi cellulari.
Proviamo con una versione del genere, se può andare bene:
Alessandro e Pietro, teenager del rione Traiano a Napoli, onorano la memoria dell'amico sedicenne Davide Bifolco, ucciso per errore dai carabinieri, riprendendo coi cellulari in mano le loro vite quotidiane. Il loro è uno spaccato insolitamente profondo su un'esistenza verde eppure già depressa, candida eppure già segnata dal dolore, dal tedio e dalle disparità sociali: il medium, anche nelle differenze d'approccio tra i due protagonisti, perfettamente adatto allo scopo.
DiscussioneZender • 30/05/20 12:28 Capo scrivano - 48958 interventi