Siamo alla quinta puntata, è sparito Guttemberg, si deve ricorrere ad uno scambio di valigie (nuovo, vero?) per far sorridere, si mette in scena un chilometrico inseguimento acquatico per arrivare ad un metraggio decente ma... regge pure questo fino in fondo, anche se è, ovviamente, più debole di tutti i precedenti. Guardabile e nulla più.
Questa volta la ciurma dell'accademia di polizia si trasferisce in massa a Miami, dove basterà poco per scatenare il caos anche laggiù. Tolto il sempre eccellente Bailey nel ruolo dell'irresistibile Tenente Harris, il resto del cast non è granché, a partire dal sostituto di Guttenberg, lo scialbo McCoy. Le gag sono poverissime e sfruttatissime e non basta la scena di Tuckleberry contro uno squalo pupazzo per suscitare risate.
Credo di averlo visto una cinquantina di volte e ancora non mi stanco. È la migliore puntata fra le sette, includendo anche quell'obbrobrio di Missione a Mosca. Hooks (sperando di avere scritto correttamente!) è una poliziotta molto timida e riservata e in questa puntata recita davvero bene.
MEMORABILE: Hooks getta in piscina quelli che non la ascoltano, incazzandosi come una bestia.
Quinto (e non ultimo) episodio della saga di Scuola di polizia (questa volta in trasferta in Florida), nonchè primo senza la presenza di Guttenberg, l'attore principale del ciclo. Si ridacchia qua e là ma il meglio è ormai alle spalle. Fiacca sceneggiatura e gag scontate, nemmeno il cambio di ambientazione aiuta.
Steve Guttenberg è un divo, l'accademia del comandante Lassard, le cui avventure cinematografiche sembrano diventate ormai una serie di telefilm in 35 millimetri, non può più contare sul suo Gary Mahoney. Così, si trova un personaggio-fotocopia in Matt Mc Coy, che fa il ruolo del "nipote" di George Gaynes. La trasferta a Miami non cambia le stramberie degli agenti dell'accademia, che partono al salvataggio del loro superiore, rapito da alcuni terroristi. Le gag più riuscite sono di Bailey.
Il primo vero e proprio punto di flesso nell'altalenante saga della scuola di Polizia; questa volta sì un vero e proprio indebolimento, almeno per una buona metà di film; per una serie di alcune trovate come la scomparsa di Zed o la sostituzione di Mahoney con il nipote di Lassard. Soprattutto già in sceneggiatura le gag sono molto piu da macchietta (gli scagnozzi mafiosi ridicoli) che altro. In compenso c'è uno spazio maggiore per il Capitano Lassard e un bell'inseguimento sugli hovercraft. Il finale non è male.
Quarto seguito: già questo dovrebbe far capire l’andazzo. D’altronde se le cose già non andavano bene nel primo capitolo, cosa ci si poteva aspettare di nuovo dall’ennesimo capitolo della serie? Nessuna idea, tutto già visto e rivisto e, naturalmente, pochissime risate.
Non solo l'uscita di scena di Mahoney contribuisce allo scivolone di questo quinto episodio, ma anche una stantia rappresentazione dei soliti personaggi, senza alcun innesto d'interesse. Solo la coppia Proctor-Harris cerca di tenere banco, ma ben presto la ripetitività delle scenette tra i due oltrepassa il limite della sopportazione. Ambientazione in un super-hotel di Miami alquanto fastidiosa. Evitabile.
Eviscerata ogni parvenza di sceneggiatura ci si limita, un po' come fosse un nostrano Natale itinerante, a fiondarci nelle everglades e nelle colorate vie di Miami. Mahoney ha mollato il colpo e allora si fa arrivare il nipote di Lassard, sempre più un povero vecchio che ciondola per il distretto. La gag ormai sono sempre le stesse e si fa fatica a divertirsi, ma un mezzo sorriso ci sta.
Il quinto capitolo della serie perde Guttenberg, il personaggio più interessante nonché vero punto di coesione del gruppo. Al suo posto lo scialbo McCoy che un po' lo scimmiotta, ma non basta. Comunque si sorride ancora, anche perché Gaynes assurge a un ruolo di primissimo piano e alcune sue espressioni sono davvero impareggiabili. La trama è leggermente più unitaria che nel precedente, anche se non mancano momenti riempitivi (le partite a beach volley, il limbo). Grasse risate con i soliti scherzi a Harris, non male il finale "action". Vedibile.
La trasferta a Miami della sgangherata scuola di polizia più famosa del cinema è l'ennesimo passo falso per una serie che ha da tempo perso lo smalto dei primi film. I momenti divertenti sono pochissimi e la sceneggiatura è davvero scadente. Come se non bastasse, poi, manca il personaggio più carismatico ovvero quel Carey Mahoney interpretato da Steve Guttenberg che macinava battute e situazioni comiche a profusione duettando con G.W. Bailey. Il risultato sotto gli occhi di tutti è desolante, ed è palese come si sia cercato di cavalcare allo sfinimento il successo del 1984.
MEMORABILE: Il viaggio in aereo.
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