Note: Aka "Pole position i guerrieri della Formula Uno". E' il seguito ideale di "Formula 1, febbre della velocità". Merli viene intervistato per mezzo minuto all'uscita del cinema.
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Il film si apre sulle immagini della Prima “mondiale” di FORMULA 1, FEBBRE DELLA VELOCITA’, opera girata nel 1978 di cui questo film (il cui artefice primo sembra di nuovo essere la specialista di Formula 1 Oscar Orefici) si propone come seguito ideale. Ritornano le musiche dei fratelli De Angelis a fare da sfondo a belle immagini girate ai box e in pista. Se però il primo film aveva saputo attirare l'attenzione mostrando sequenze shock di incidenti anche mortali quasi come in una sorta di mondo-movie sportivo (non a caso tra i registi figurava...Leggi tutto Mario Morra), POLE POSITION, non potendo riproporre le stesse scene, si deve “accontentare” di puntare allo spettacolo meno cruento lasciandosi per il gran finale il “nuovo” incidente mortale di Ronnie Peterson a Monza 1978: immagini storicamente interessantissime non tanto nell'illustrare la collisione e il fuoco quanto i minuti immediatamente successivi. Per il resto ci viene mostrato qualcosa del campionato 1979 vinto da Scheckter con la Ferrari e molto di più dell'annus horribilis (per la casa di Maranello) 1980. Qualche intervista flash (Giacomelli, De Angelis, Patrese, Scheckter doppiato da Pino Locchi, Regazzoni), suggestive riprese “alternative” a quelle Rai, la vita nei box, un po' di folklore locale, la riproposta veloce dei due incidenti mortali più spettacolari visti nel film precedente (Roger Williamson e Tom Pryce)... il tutto montato in un modo che fa salire la nostalgia degli appassionati. A non convincere sono i break anche lunghi con motociclismo, dragster e altri sport, che sanno di riempitivo.
Purtroppo il piccolo miracolo del primo film non si ripete. Questo seguito mostra di avere tutti i difetti del suo predecessore; non solo, li amplifica dismisuratamente, tale da far sembrare il film quasi un vero mondo movie. Si registra infatti un cinismo, se non sarcasmo e un disprezzo (aumentato dalla voce fuori campo), senza precedenti: se il primo film aveva una sorta di suo romanticismo, qui invece tutto viene ricondotto alla morte e al mercimonio. Ci sono alcune intuizioni valide, specie a livello sociologico, ma non sono approfondite. Solo per fan.
MEMORABILE: Attenzione all'ottimo montaggio di Morra, capace di integrare scene di repertorio con altre create ad hoc.
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Mi viene il sospetto che dietro lo pseudonimo James Davis si celi Antonio Climati, che con quel nome firmò il successivo "Turbo Time" (1983). Qualcuno ne sa di più?