In una cittadina americana alla fine degli anni '70, l'operaia Normae Rae Wilson tenta di emancipare le proprie condizioni di lavoro fondando un sindacato insieme ad un collega. Il regista Martin Ritt dirige una storia di impegno sociale nel quale l'ambiente operaio è rappresentato realisticamente così come il privato dei protagonisti. Buona sceneggiatura e ottima prova del cast, nel quale spicca una giovane Sally Field premiata con l'Oscar come migliore attrice protagonista. Piacevole colonna sonora.
Il merito di Norma Rae è quello di non cadere mai nella drammaticità più totale. La storia si alterna tra momenti seri ed altri più rilassanti (forse troppo lunghi). Comunque è un film apprezzabile anche per l'interpretazione della Field (Oscar e palma d'oro a Cannes meritati).
In una tranquilla contea Usa la vita è scandita dai ritmi di una grande fabbrica che, dando lavoro a tutta la comunità, esercita il bello e cattivo tempo. A metterne in discussione lo strapotere sarà un sindacalista newyorkese, aiutato dalla sveglia e irrequieta operaia Norma Rae. Film di un certo spessore e in un certo senso "di sinistra", improntato su forti tematiche quali sfruttamento, mobbing e lotta al potere costituito. Ineccepibile la realizzazione sotto ogni aspetto; nota di merito anche alla protagonista, veramente in parte. Da recuperare.
In una sperduta cittadina dell'Alabama c'è una piccola donna che si farà interprete delle necessità degli operai di una fabbrica tessile, mettendoci tutta se stessa. Il film insegna quanto un'idea possa riscattare il passato e il presente di una persona qualunque, aiutandola a conoscere meglio sé e gli altri in una prospettiva di miglioramento. Esemplare interpretazione di Sally Field, così osteggiata dalla Fox ma fortunatamente così caparbiamente voluta dal regista.
MEMORABILE: Le dita e le unghie sporche di Norma Rae; La protesta singola e poi corale di Norma Rae in fabbrica con tanto di cartello "Union".
Meravigliosa pellicola che narra la vera storia di una neo-sindacalista del tessile nel mondo ostile del sud degli Stati Uniti. L'ottima regia, che sembra molto più europea che americana, ci immerge nella vita della classe operaia di una piccola cittadina raccontandoci ogni dettaglio dentro e fuori la fabbrica, con stralci neorealistici, ma allo stesso tempo drammatizza il racconto con grande classe e senza mai scadere nel melò. Ogni personaggio è caratterizzato in profondità con poche scene e qualche inquadratura. Appassionante e ispiratore.
MEMORABILE: Le scene in fabbrica; L'assemblea nella chiesa con il prete afroamericano sorridente; Il voto finale e gli sguardi carichi d'entusiasmo.
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