Bozzettistico e approssimativo quadro dell'Italia negli ultimi quindici anni del regime mussoliniano. Dilagano i luoghi comuni e gli stereotipi della propaganda antifascista, nonché i risaputi slogan del pensiero anarchico e qualche istanza del movimento femminista, sventolata da una Cardinale combattiva ed implacabile. I momenti migliori del film sono l'inizio tipicamente da commedia di costume e il finale drammatico con le fucilazioni. Tra gli interpreti si segnalano Celi e Leroy.
Bruttino, grottesco. La Cardinale è l’anarchica più incredibile mai vista. Fa cose così folli da renderla insopportabile. Pazzesco l’incontro campestre con Cirino, il marito. Non si vedono da mesi. Lei, che è nella Resistenza, durante un rastrellamento tedesco corre per i campi e sbatte contro suo marito, in bicicletta, giunto lì Dio solo sa come. Cose intollerabili in un drammatico politico. Bolognini splendido quando ritrae le città, le piazze, i portici... Grande presenza di Carla Mancini, addirittura in primo piano accanto al Duce!
MEMORABILE: 10 giugno '40. Bolognini sovrappone le immagini delle nozze fra la Cardinale e Cirino con il Duce sul balcone, cui affianca la Mancini in primo piano!
Ambientato nell'Italia degli anni 30/40, probabilmente nelle intenzioni di Bolognini avrebbe dovuto essere un elogio dell'anarchia e all'antifascismo (ma la cosa riesce in parte). Alla fine risulta essere quasi un fumettone, peraltro carico di retorica, con il peregrinare in varie città del Centro Nord della coppia Cardinale/Cirino, pure male assortita.
Deliziosa vicenda ambientata nel bel mezzo della dittatura fascista in Italia. Claudia Cardinale veramente grandiosa e credibile nel suo ruolo da protagonista. Pare fosse ispirato a una storia vera; vero o no, la trama scorrevole si fa sempre più interessante, nonostante qualche momento un po' calante, con momenti di humour e dramma ben equilibrati. Le musiche di Morricone arricchiscono ulteriormente l'opera.
Bolognini dà il terzo contributo esplicito al cinema degli Anni di piombo (dopo Imputazione di omicidio per uno studente e Fatti di gente perbene). La Cardinale ha il ruolo di un'antifascista troppo plateale per essere utile alla causa. Sulle prime sembra fuori parte ma saprà centrarsi. Il ménage col compagno "apolitico" è più interessante e scritto meglio rispetto al tema apparentemente principale. Finisce così male per la Sinistra che, pronto nel '63, fu bloccato per due anni.
MEMORABILE: Libera approda al confino di Ustica e il papà, commosso: "Cinque anni le hanno dato, come a n'omo... è proprio figlia mia!".
Un tema importantissimo quello dell'antifascismo, e bella l'idea di usare una donna come appassionata anarchica contro ogni dittatura. Non era facile tratteggiare questa figura di donna e Mauro Bolognini, ottimo regista, avrebbe potuto fare molto di meglio. La sua Libera alla fine è un personaggio poco credibile, al limite del macchiettistico, quasi fastidioso in certe esagerazioni. Il cast è buono, ma tutto il film sa continuamente di finto, comprese le rappresentazioni dell'epoca. Un documento che si può anche osservare con compiacimento, ma mancano molti aspetti. Mediocre.
Mauro Bolognini HA DIRETTO ANCHE...
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