Lamborghini - Film (2022)

Una storia avventurosa e interessante, quella di Ferruccio Lamborghini, partito costruendo trattori e condizionatori per poi passare all'ambizioso progetto di creare le più belle vetture sportive del mondo. La rivalità (inevitabile) con Enzo Ferrari è qui solo accennata: si esaurisce in un paio di incontri e in una gara in strada tra la Ferrari Mondial QV rossa guidata dal primo e la Lamborghini Countach 5000 azzurra al cui sedile sta il secondo. Una sfida privata, notturna, che fa da cesura tra le diverse epoche ripresentandosi qua e là senza che, a dire il vero, se ne colga appieno il senso.

Tornato dalla guerra nella sua Cento (Ferrara), Ferruccio svela al padre...Leggi tutto i propri grandi piani, che inizialmente prevedono  di produrre un trattore più agile, veloce ed economico di quelli presenti sul mercato. Più che i diversi stadi della progettazione contano però le relazioni: con l'amico/socio con cui condividere le gioie e con una fidanzata che purtroppo morirà dopo aver dato alla luce suo figlio, quel Tonino a cui si deve il libro (“Ferruccio Lamborghini: le vera storia”) sul quale si basa il film. Un film incerto, tirato a lucido da una fotografia fin troppo patinata che regala afrori un po' tanto televisivi (accentuati in Italia da un doppiaggio deludente) e che non trova in Frank Grillo il volto giusto per impersonare Ferruccio (non parliamo di Gabriel Byrne in versione Enzo Ferrari, che al cambio di ogni epoca aggiunge giusto qualche capello bianco in più). Un volto rude, che va bene per impersonare l'uomo di origini contadine (benché da giovane sembrasse tutt'altro) ma che dona al protagonista un'espressione da simil gangster poco in linea col personaggio.

Non era facile trasporre in un'ora e mezza una vita tanto tumultuosa, così Bobby Moresco - che scrive e dirige senza aiuto di altri – ne individua i momenti chiave cercando nel contempo di comunicare la sprezzante arroganza del personaggio, che pagava bene i suoi dipendenti (è noto che per lanciare la sua prima auto al salone di Ginevra ingaggiò i migliori ingegneri sottraendoli alle case concorrenti) ma pretendeva di decidere tutto in autonomia. Come Enzo Ferrari, d'altra parte, al quale lo accomunava anche un'attenzione particolare nei confronti del gentil sesso destinata presto a minare i rapporti con la moglie (Sorvino).

La campagna romagnola emerge in tutti i suoi violenti contrasti cromatici, le location sono ben scelte, le auto naturalmente magnifiche con buone riprese della gara su strada, ma si segnala anche un ricorso piuttosto avvilente a tutte le banalità che spesso costituiscono la base di film simili in America, con dinamiche scontate e scambi in cui è difficile rintracciare la genuinità che doveva respirarsi in quegli anni. Una ricostruzione storica discreta, una storia che si segue comunque senza fatica e può valere come base per la riscoperta di una marca d'auto realmente leggendaria (la Lamborghini Miura venne dichiarata, dal Museo d'Arte Moderna di New York, l'auto più bella di sempre). A dirigere l'orchestra del “finto” Tony Renis (che canta la solita “Quando, quando quando”) si rivede il maestro Demo Morselli, notissimo ai tempi del “Costanzo Show”.

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