Tipicissima commedia Anni Ottanta in cui l'azione concitata si accompagna a uno script che si vorrebbe brillante, popolato da personaggi spiritosi o comunque con qualche singolarità, come il collezionista di teste indigene legate a tradizioni religiose mai chiarite. Con un Michael Keaton protagonista ci si aspetta grinta, verve superiore e non si può dire che il nostro non ci provi, ma tra lo squallore di una vicenda dai connotati veramente ingenui e una Rae Dawn Chong che prova ad esser simpatica ma in questo caso proprio non le riesce, è difficile trovare molto di buono. Keaton è Harry Berg, spiantato allestitore alle prese con uno strambo, enorme rinoceronte decorativo...Leggi tutto costituito da monitor e circuiti. La sua ex moglie (Langland) lo contatta per fargli recuperare nella propria casa una scatola che dice di aver dimenticato lì e di aver paura di tornare personalmente a prendere perché inseguita. Una volta nell'appartamento Harry vi trova però non solo quel che cercava ma anche un cadavere! Corre via venendo subito braccato dall'immancabile coppia di gangster, quello che parla e quello muto che mena (Meat Loaf): vogliono la scatola, ma lui riesce a fuggire e a contattare, per vendere la stessa, la moglie (Bevis) del cadavere, sexy femme fatale che si contrapporrà a Rachel (Chong), investigatrice privata acqua e sapone con cui Harry si unirà nel cercare di capire a cosa possa servire il marchingegno nero contenuto nella misteriosa scatola, in apparenza solo una potentissima calamita. Da qui comincia una fuga a due per le strade di Manhattan e del New Jersey (con le torri gemelle quasi sempre sullo sfondo, fin dalle locandine) senza che la storia offra null'altro al di fuori di un semplice, prolungato inseguimento accompagnato dalle minacce di un bieco collezionista di teste o dei due tirapiedi di cui sopra. Una commedia facile facile, con radissime gag che non ne risollevano mai la qualità, una colonna sonora a colpi di martellante sintetizzatore e un Michael Keaton che azzarda qualche gigioneggiamento per dare un minimo di carattere al film, condito da un'azione che si sviluppa prevedibilmente senza che mai si senta il bisogno di approfondire l'utilità della scatola che tutti cercano. Nell'ultima parte si capirà che è legata alle estrazioni del lotto, ma visto il modo con cui la cosa viene gestita era forse meglio non saperlo... Se infatti quando ancora i dialoghi hanno una loro funzione legata a una supposta spiritosaggine della storia il film procede lasciandosi tutto sommato vedere, coll'avanzare dei minuti il tutto si sgonfia sempre di più fino a confluire in un finale debole, fragile e privo di ogni spettacolarità, nonostante i chiari tentativi in questa direzione. Un'avventura newyorchese insignificante, artificiosamente febbrile ma senza un solo personaggio o scena che valga la pena di ricordare. Solo la presenza di Keaton dà un briciolo di senso al film, che si appende disperatamente al suo estro e alla professionalità di una confezione nel complesso discreta.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (venerdì 24 aprile 1992) di La scatola misteriosa: