Definire TORTURE DUNGEON un film di serie B è sicuramente un complimento. Andy Milligan, regista specializzato in low-low budget productions e autore all'epoca di THE GHASTLY ONES, firma questo capolavoro trash col suo ineqauivocabile stile. L'impianto è prettamente teatrale, con personaggi in costume che sembrano voler riprendere Shakespeare (ma in quetso caso il genio di Stratford-on-Avon non è mai stato così lontano). La sceneggiatura, spesso delirante in quanto a episodi grotteschi, è di una verbosità difficilmente immaginabile: ogni personaggio straparla (se si eccettuano il demente Albert e la sua promessa sposa Heather) e il...Leggi tutto culmine viene toccato dal monologo insopportabile d'una sedicente fattucchiera, vero concentrato di sciocchezze. Parlare dei costumi è rigirare il coltello nella piaga: sdruciti, scialbi, poveri, cadenti come le silhouette delle tristi interpreti femminili. Make-up amatoriale, una fotografia da piangere e musiche insulse completano il quadro. Catalogato come film horror, TORTURE DUNGEON al pubblico di oggi farebbe ridere: qualche accoltellamento, una forconata e una decapitazione riprese tutte con tecnica rozza e confusa sono ben poca cosa.... Molto più interessante assistere all'inettitudine (o più semplicemente la svogliatezza) del regista, che spesso lascia volare la macchina da presa ad inquadrare porzioni di bosco per mezzo secondo per poi riprendere il terreno, il buio... Incredibile la tecnica usata per seguire una corsa a cavallo: l'animale passa da una parte all'altra dello schermo per ricomparire nella sequenza successiva percorrendo lo stesso tragitto in senso opposto. E così per sei, sette passaggi: su e giù, giù e su!
Qualche anno fa lessi da qualche parte che discutere del lavoro di Andy Milligan è più divertente che sorbirsi i suoi film; vero, purtroppo. Ancora più interessante sarebbe capire le misteriose logiche produttive che hanno portato a vedere dalle nostre parti (anche se solo in vhs, almeno credo) un prodotto amatoriale come questo. Però in alcuni punti la demenzialità delle riprese porta al sorriso, il che mi porta a non bocciarlo del tutto. Tecnicamente è una roba inqualificabile, ovviamente.
Nonostante un budget miserrimo Milligan si cimenta in un'opera in costume ambientata nel medioevo; un medioevo farlocco, popolato da personaggi con costumi tristissimi e parrucche ancora più orrende. Alla base c'è la storia della solita famiglia disagiata e un individuo che mira a diventare re d'Inghilterra massacrando tutti i pretendenti. Non funziona assolutamente nulla, il tutto è estremamente fastidioso e sottilmente disturbante. Inoltre è permeato interamente da una serietà estrema. Ecco dov'è la vera tortura.
MEMORABILE: "I am not homosexual. I am neither heterosexual, or bisexual, not even asexual. I'm trisexual. Meaning, I'll try anything once!"
Milligan propina un polpettone delirante di cliché melodrammatici (pure la forzatissima agnizione finale!), spiegoni improponibili, costumi pagliacceschi, splatter da teatrino dei burattini, convulsi movimenti di macchina (qui anche più accentuati del solito). Tra fratelli incestuosi, complotti di potenti, sadici nobili dai voraci appetiti sessuali e altri personaggi pittoreschi, il trash-seeker medio ha di che dilettarsi, sebbene il mix di verbosità e squallore filmico vada ad alterare la comune percezione temporale: a dispetto della durata esigua, il finale sembra non arrivare mai.
MEMORABILE: L'erede minorato mentale e la prima notte di nozze; I torturati; La backstory del gobbo gay; Lo spastico montaggio della fuga a cavallo nel finale.
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Sicuramente uno dei film più ambiziosi realizzati da Milligan.
Ispirato da un'opera shakesperiana (Riccardo III) il cineasta punta però la sua attenzione, anziché sul gore, ai risvolti morbosi presentando personaggi incestuosi e omosessuali.