Dopo aver scoperto di avere un tumore inoperabile al cervello, un pugile soccorre una prostituta in fuga, coinvolta inconsapevolmente nel furto di una partita di coca... Svolto quasi interamente nell'arco di una notte, un noir dalla trama quasi tradizionale rispetto allo stile eccessivo del regista, culminante di una mezz'ora finale di lotta di tutti contro tutti, piena di sangue ma non splatterosa. Girato con gran senso del ritmo, spesso spassoso per la comica inettitudine di alcuni criminali, romantico senza smancerie: tutto da gustare.
MEMORABILE: Il fantasma in mutande balla nel vagone della metropolitana; La testa rotolante felice; L'arrivo dell'alba per il gangster superstite
Un film chiaramente destinato a un pubblico occidentale, tra vecchi indovini e giapponesi che strillano impazziti per farci divertire, in un'imitazione grottesca del miglior Mifune. Takashi Miike costruisce un'opera sospesa tra il thriller impegnato nei bassifondi e il pulp più demenziale, con ovvio riferimento a Tarantino (l'inserto animato...), ma non essendo quest'ultimo fallisce pienamente nel dare al film la giusta misura: se alcuni risvolti thriller e alcune scene riescono bene, le parti pulp sono sguaiate e sciocche, facendo in definitiva perdere l'interesse.
MEMORABILE: Le due scene più riuscite e esilaranti: il cane robot piromane e il padre pedofilo che balla una danza indiana in metropolitana.
Esilarante film che gioca con più generi, in perfetto stile orientale, per mettere in scena una storia divertente e, al tempo stesso, in grado di affrontare con leggerezza tematiche drammatiche. Il talento di Miike, in questo caso, come in molti altri suoi lavori, risiede prevalentemente nel ritmo e nella capacità di creare una scena d'azione che, seppur frammentata in luoghi e tempi differenti, sembra essere un unico grande palcoscenico sul quale, a turno, si esibiscono gli attori, tra i quali spicca, bravissimo, Shôta Sometani. Grande cinema.
Due giovani senza troppe speranze nel futuro fuggono nella notte di Tokyo inseguiti da un manipolo variegato di personaggi. Un mix esplosivo di azione e violenza come è nello stile dell’autore che non tralascia evidenti deviazioni splatter e di umorismo grottesco. L’insieme è gradevole anche se la storia tarda a decollare a causa dei molti personaggi coinvolti che tendono a complicare la vicenda. Molto più godibile la seconda parte, più ritmata e ricca di azione.
Un ragazzo offeso e sballottato dalla vita, senza prevederlo, sarà in grado di incarnare lo spirito dei vecchi samurai, esprimendo l'amore, laddove esiste solo violenza, egoismo e sopraffazione. Lo script è complesso e il film abbonda di scene avventurose di fuga e di violenza fra bande rivali, non privo di una certa componente grottesca che non guasta. Sul finire la scena si trasforma in un cartoon per esigenze di budget, ma nessuno se ne accorge e va benissimo.
Yakuza movie che mischia azione, comicità e sentimento senza gli eccessi che una volta erano tipici (anche in film del genere) del regista nipponico. Buon ritmo, regia come sempre pulita, cast adeguato. Script curato ma la presenza di molti (troppi?) personaggi coinvolti, non tutti perfettamente centrati, crea un po' di confusione soprattutto nella prima parte. Ultima parte in perfetto Miike style (cartoon compreso).
MEMORABILE: La scena cartoon; Le apparizioni del padre di Monica in mutande.
Un Miike normale che racconta una storia con protagonisti un pugile malato terminale, un poliziotto corrotto, due clan di yakuza in lotta tra loro e molto altro. Il film è girato con mestiere e scorre bene, senza intoppi e senza annoiare mai. La storia non è il massimo dell'originalità, ma intrattiene bene. Le scene d'azione sono ben dirette e il tasso di violenza è discreto, ma allo stesso tempo contenuto, specie se paragonato ad altre opere del regista che in genere raggiungono alti livelli di follia. Qui invece è tutto più canonico. Gradevole, ma non resta nella memoria.
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