Note: Soggetto dal libro-inchiesta "L'appât" scritto da Morgan Sportès e pubblicato nel 1990, ricostruzione con l'uso di nomi di fantasia di fatti di cronaca nera avvenuti a Parigi all'inizio degli anni Ottanta.
Bellissimo film di Tavernier in cui il regista francese, sulla scorta delle orme di Bresson, si interroga sul male in generale e sul “deserto morale e l’irresponsabilità in cui vive” parte della gioventù di allora ma anche quella odierna. Il tutto con uno stile sobrio che evita sensazionalismi ed efferatezze gratuite e, cosa rara nel cinema degli ultimi anni, con l’intento di fare domande e seminare dubbi senza pretestuosi e presuntuosi psicologismi e sociologismi d’accatto. Grande cinema al servizio di un fatto di cronaca.
Parte come filmetto leggero, sembra quasi una commedia. Poi vira verso una sorta di dramma (ultrarealistico) che mostra giovani cinici disposti a tutto pur di realizzare i loro scopi. Girato bene, con ottime prove degli attori; la Gillain offre qualche nudo (ovviamente non integrale) gratuito ma alla fine la si ricorderà più per la prova come attrice che per la (indiscutibile) bellezza. Da vedere.
MEMORABILE: La frase della Gillain che chiude il film.
L'esca è Nathalie, una giovane commessa con la testa piena di sogni, che il suo ragazzo e un amico di questi progettano di utilizzare per introdursi negli appartamenti di ricchi professionisti... Da un fatto di cronaca nera, una storia che appare tanto più spietata quanto più distaccato è lo sguardo con cui ci viene mostrata. L'ingenuità stolida di Nathalie e l'incoscienza dei suoi compagni provocano la sensazione di sgomento che si avverte di fronte ad atti criminali compiuti da bambini, ritenuti per definizione ancora incapaci di distinguere tra il bene e il male. Film cattivo, necessario.
MEMORABILE: "Ora che vi ho detto tutto, mi lascerete libera per Natale? Devo vedere mio padre".
Tre ragazzi sognano l'America ma sono in bolletta. Descrizione dei giovani anni 90 affascinati da film come Scarface e video di MTV e pensano di risolvere i guai col crimine. Il vuoto esistenziale è visto in un'ottica di nichilismo tralasciando la disperazione. Inevitabile che fossero inesperti a livello criminale, anche se fanno errori a dir poco macroscopici. A tratti sembra fin troppo leggero e gli omicidi vengono volutamente non enfatizzati. Notevoli le ambientazioni in chiave notturna, cupe e senza via d’uscita.
MEMORABILE: Il fermaporta non disinserito; I jeans sporchi di sangue nel bidet; Il bossolo per strada.
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CuriositàDaniela • 30/01/20 00:15 Gran Burattinaio - 5946 interventi
Soggetto dal libro-inchiesta "L'appât" scritto da Morgan Sportès e pubblicato nel 1990, ricostruzione con l'uso di nomi di fantasia di fatti di cronaca nera avvenuti a Parigi all'inizio degli anni Ottanta.