1988. A Melpignano, nello spazio deserto della provincia salentina, sbarcano i marziani. Si chiamano CCCP. Fondano una colonia e attraverso un varco dimensionale stabiliscono un contatto con la madrepatria, ma le barriere tra i due mondi stanno per collassare. Proprio come in un film di fantascienza anni ‘50. La metafora non è peregrina, sia sul fronte ideologico che per la capacità degli autori di coniugare l'effetto nostalgia con un'accurata ricostruzione di quel clima culturale irripetibile. Un doc fatto con testa, cuore e budget inadeguato, nella miglior tradizione dei b-movie.
MEMORABILE: Le facce dell'Armata Rossa davanti all'esibizione dei CCCP a Mosca.
I CCCP, una delle esperienze musicali più interessanti degli anni Ottanta italiani, si ritrovano molti anni dopo e raccontano se stessi partendo dalle immagini del loro viaggio (e del loro successo) nella Russia di Gorbaciov, alla vigilia della caduta del regime sovietico. Ci sarebbero tutti i presupposti per una storia avvincente, invece una regia piatta e senza nerbo rende noioso e retorico quello che non sarebbe tale.
Da un progetto pressoché temerario - un rock festival politicamente orientato organizzato nel 1988 a Melpignano - parte un inedito scambio di band tra l'Italia e la Russia di Gorbaciov; tra queste, la più radicale anzi la più sovietica fu senz'altro quella dei CCCP. Un'ottima ricostruzione articolata da tante testimonianze, in primis quelle dei musicisti che evitano l'autocelebrazione, per rievocare con una certa ironia quel clima di avventura ideologica e musicale con gli interessanti filmati sopravvissuti che si alternano con giusta proporzione alle considerazioni dei vari interventi.
MEMORABILE: L'arrivo delle rock band sovietiche nel Salento; Il concerto a Mosca e i soldati in piedi con "A ja ljublju SSSR"; Annarella nella Piazza Rossa.
La Russia sogna l’Italia, l’Italia sogna la Russia, il sonno è disturbato per entrambi e il risveglio brusco per tutti, ma l’importante è rigirarsi utopizzanti nel letto. Osare l’impossibile, per chiosarla coi CCCP consegnati all’eternità dalla macchina del tempo, a sbalordire "com’era rossa la mia piazza!“. Stuporoso ritestimoniare. via Mariani/D’Alife come facessero del nomen un artaudiano omen (sin da rischiare l’arresto a Mosca) entro band russe orfane di immaginario e portato (auto)rappresentativo. Per questo e non solo, ci si intenerisce emoziona commuove sconcerta con loro.
MEMORABILE: Gli emuli russi dei Beatles; Matrioska umana nella basilica di San Basilio.
Dal paese di Melpignano a Mosca, un festival del rock politico italiano è partecipe dei grandi cambiamenti di fine anni Ottanta. Documentario con contenuti d'essai irripetibili sia a livello musicale che sociale. I CCCP incarnano lo spirito più dei colleghi russi e la loro forza visiva è intatta a distanza di decenni; i Litfiba non sono pervenuti, salvo un paio di fotogrammi. Si poteva approfondire di più il clima politico dell'epoca e fornire qualche pezzo musicale in aggiunta.
MEMORABILE: I militari in piedi con l'inno; La scena sadomaso; Il pubblico di Leningrado.
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Rebis ebbe a memorabilizzare: Le facce dell'Armata Rossa davanti all'esibizione dei CCCP a Mosca.
in realtà si tratta (lo si vede dalla diversa grana delle immagini), di figuranti fictionali fintamente basiti e/o divertiti. del vero live, non vediamo purtroppo mai un reale controcampo del pubblico. ed è anche la pecca del documentario: la mancanza degli elementi più eclatanti è sopperita/mitizzata ora come allora dalle parole e da parentesi manifestamente fiction. purtroppo a oggi non esiste una sola immagine, neanche fotografica, dell’armata rossa sull’attenti durante a ja ljublju SSSR o dello scabroso siparietto sadomaso di fatur e annarella (che comunque non era, se non per il peculiare contesto militaresco, niente che già non si fosse visto tra la germania e l’italia molte altre volte). ma forse meglio così, spesso è meglio tenersi buona la leggenda che restare delusi dalla verifica.