Tra musica, velleità giovanili e grigiore provinciale, una storia sdolcinata e superficiale sulla notoriamente impossibile amicizia tra uomo e donna. Lo stile è artificioso e appesantito dagli inutili interventi della voce narrante; regia, dialoghi e recitazione rimandano chiaramente ai territori della fiction televisiva e sono piuttosto lontani dalle commedie agrodolci di Avati, di cui la Negroni è stata assistente.
MEMORABILE: Violante Placido che canticchia la canzoncina di Yoghi e Bubu.
Film banale come però, letto adesso e non a 17/18 anni, risulta il libro. Non credo che la trasposizione sia così negativa. Purtroppo o per fortuna qui il soggetto era predeciso e quindi non me la sento di giudicare negativamente il film. Non so se può andar bene agli attuali 18enni, ma a me (1980) il libro piacque molto ed il film non sembrò così terribile. La Placido carinissima.
Da un romanzetto giovanilistico e banalotto, un film altrettanto banale e scontato diretto dalla Negroni e cosceneggiato dallo scrittore Brizzi. Il tema (debole) è quello dei tormenti giovanili esistenziali ed amorosi di una coppia di quella provincia italiana qui descritta come coacervo di noia ed insoddisfazione per quelli che ci vivono. La buona colonna sonora e le discrete interpretazioni non salvano il film dal naufragio artistico.
Solita storiella adolescenziale trita e ritrita. In seguito si farà sicuramente di peggio sull'argomento, ma il film è intriso di una banalità e di una mancanza di idee che lo rendono difficilmente sopportabile. Cast e musiche quasi passabili, ma il film non raggiunge la sufficienza.
Il combo "lettura libro-film proiettato in classe" è stato uno dei tributi pagati dalla mia generazione: fu un successo clamoroso, tra ragazzi e adulti, e si pretendeva che tutto il mondo giovanile iniziasse e finisse lì. Non è male, ma gli attori non sono eccelsi e la trama dei ragazzi tormentati non convince molto. Un plauso solo al personaggio di Martino, l'unico veramente complesso e interessante. Non mi è mai piaciuto invece il finale, né aperto né chiuso.
Tratto dal romanzo di Brizzi (che cosceneggia) è un filmettino giovanilistico senza né arte né parte che cerca sempre la strada più facile per coinvolgere lo spettatore senza però riuscirci. Carinerie senza nerbo ed il dramma che fa capolino all’improvviso o quasi. Molto eterogenea la colonna sonora. Ha aperto la strada ad Accorsi.
Giovani studenti stereotipati (ma anche gli adulti, quando ci sono). Accorsi qui è agli inizi, ma già dimostra i suoi limiti, dati anche dal suo aspetto; più caratterizzati gli amici, ma sempre in modo superficiale. Visto che il cosceneggiatore è Enrico Brizzi stesso, che ha scritto il romanzo, meraviglia come si sia saputo trasportare sulla pellicola ben poco, delle intenzioni del libro. Quello che emerge in maniera più evidente è come i giovani di tutte le generazioni siano sempre presi dalle stesse problematiche, anche se con musiche diverse.
Violante Placido e Stefano Accorsi incarnano in questo film il classico stereotipo della coppia di amici/fidanzatini adolescenti: situazione trita e ritrita, ma tutto sommato sempre veriteria. L'interpretazione dei due protagonisti è buona, la storia ha il difetto di non entrare troppo nei dettagli e scorre via senza lasciare il segno, come tra l'altro una regia piuttosto anonima. Qualche bel momento c'è, quindi non se ne disdegna la visione.
MEMORABILE: Accorsi che balla disperatamente "Diggin' the Grave" sul prato.
Trasposizione del libro che tutti abbiamo letto da adolescenti che trovo adeguata e per quanto possibile ispirata. Sceneggiatura e regia sono un po' così, ma nell'insieme è un film piacevole da guardare sopratutto per chi ha vissuto quel mix di teen spirit-musica e pseudo ribellione di quegli anni. Un po' la malinconia, un po' la nostalgia, un po' la colonna sonor,a ma per me è un film da vedere magari in quelche ventosa serata autunnale. Placido e Accorsi embrionali ma teneramente efficaci.
MEMORABILE: La danza funebre di Accorsi sul prato sulle note di "Diggin' the Grave" dei Faith No More.
Polpettone liceal-giovanilistico (tratto dall'omonimo romanzo di Enrico Brizzi che partecipa anche alla sceneggiatura) che può contare su una buona caratterizzazione dei personaggi, i quali si presentano piuttosto verosimili: amori, gioie e dolori adolescenziali e il solito gruppo punk/rock con i compagni di scuola (negli Anni '90 era un agghiacciante supplizio), ma la confezione è di maniera e piuttosto irritante. Accorsi, essendo del '71, è improbabile come liceale 90's ma tant'è.
Del film che ho amato nella mia adolescenza oggi (se rivisto con gli occhi attuali) oggettivamente rimane poco. La trama è piuttosto esile, gli attori non un granché per quanto scelti bene (la graziosa e giovanissima Violante, un ribelle Accorsi). D'impatto la location, una Bologna invernale e cupa come vorrebbero esserlo gli animi (purtroppo poco esplorati) dei ragazzi protagonisti. Notevole, per contro, la colonna sonora, che vanta una canzone originale dei Marlene Kuntz e poi Joy Division, Csi, Faith No More. Acerbo, ma con alcune frecce al suo arco.
Successo dell'epoca, è un film i cui meriti vanno certamente contenuti. L'ambientazione di provincia è fin troppo monotona e il complesso di emozioni e paturnie giovanili non riesce a rivitalizzarla. Accorsi, pur visivamente agé, si disimpegna, al pari della Placido e di un cast dignitoso, sebbene un po' freddo. La vera pecca è la mancanza di idee, che la trasposizione del libro non riesce a colmare. Molti passaggi sono a vuoto e il senso di banalità alla fine resta. Oggi è del tutto anacronistico, resiste come timido spaccato dell'epoca.
Relazione indecisa e sofferta di due tardo adolescenti. Componenti microesistenziali tra paranoie, punk-rock, baci sulla guancia, murales e piccoli suicidi per una storiella in ambito scolastico. Dal successo editoriale si ereditano i dialoghi didascalici che portano ad avere una resa poco spontanea e anche se i ragazzi son freschi e le musiche orecchiabili, ci rimane solo una cartolina della gioventù di provincia di metà anni Novanta.
MEMORABILE: Il bassista col cuore di panna; Lo stare oltre lo stare insieme; Il ballo nel prato dopo la morte dell’amico.
Il film, come il libro, artisticamente non è nulla di eccezionale. Ma in quei fatti, sensazioni e sofferenze narrate ci siamo passati tutti e quindi è facile immedesimarsi. E per chi c'era negli anni '90, questo film è nostalgia allo stato puro. Tecnicamente ricorda alcuni lavori di Pupi Avati. La regia è personale ma tecnicamente c'è più di un difetto. Accorsi e la Placido ancora acerbi ma validi. Niente grande cinema dunque, ma tanta nostalgia per quegli anni e per l'adolescenza, quando un po' tutti eravamo come "il nostro amico Alex che si era innamorato di Adelaide detta Aidi".
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Tra le varie citazioni inserite dalla Negroni (a volte un po' grossolanamente) troviamo Nightmare, definito dalla voce narrante "il mostro artigliato" (che i genitori di Alex stanno guardando "cappottati" sul divano); inoltre diverse citazioni in relazione al personaggio di Martino, il più "filosofico": in camera sua ci sono un poster di Pulp Fiction e uno di Apocalypse Now; in più mentre lui e Alex parlano di problemi amorosi, il montaggio è alternato con le inquadrature iniziali de La Dolce Vita, che i due stanno guardando alla tv.