La turbolenta convivenza coatta in un’oasi ecologica nel dopobomba. Le capacità registiche sono appena meno limitate di quelle di un Ed Wood, e quanto a ritmo stillicida e acting da saggio parrocchiale è come se H.G. Lewis riprendesse in mano il Corman del Mostro del pianeta perduto (del quale il film-tv è de facto un pedissequo remake), e crolla tutta la baracca nel vedere arredi e vestiari anni 70 in un film proiettato oltre cent’anni dopo. Ma proprio per questi anacronismi, frammisti agli accenti da radiodramma e a un make up da martedì grasso, non manca una sbilenca atmosfera narcotica.
Buono. Ultra low-budget, con alcune ingenuità, ma il film non risulta trash e presenta personaggi psicologicamente interessanti. Da segnalare nel cast Feagin (da Scum of the earth) nel ruolo di viscido villain e anche Neil Fletcher capo della casa. Ambientazione povera ma affascinante (villa isolata nel bosco, con una micro-piscina) e mostri simpatici. La brevità (79 minuti) permette di evitare i punti morti. Se cercate un filmino senza pretese guardatelo, non è così male.
MEMORABILE: L'arrivo dei primi due ospiti; L'omicidio nella piscina; Le due ragazze spiate dal mostro; Il finale; La pistola.
Non è brutto, ma brutto in modo sciocco. Una villetta con giardino ultimo rifugio postatomico? Mostri sfigurati dalle radiazioni che neanche la peggior carnevalata? Psicologie interne da bar della chiacchiera a oltranza? Se almeno ci fosse stata qualche scenetta osé, magari una nuotatina sexy (solo intuita, purtroppo). Sci-fi al minimo possibile, da far rimpiangere Gamera. L'unica cosa interessante è che il 2889 è divisibile (per tre volte) dal numero 3 prima di donarci un bel numero primo (107).
In un improbabile anno 2889 (in cui la moda e le pettinature sono invece anni 1960), un gruppo di persone prova a sopravvivere a una catastrofe nucleare che non sembra lasciare scampo per nessun umano. Lo script è assurdo, con divagazioni pseudo-religiose, peggiorato da sviluppi arrangiaticci, effetti speciali risibili e recitazione scadente. Una maniera come un’altra per passare una serata all’insegna degli sbadigli più lacrimevoli…
Larry Buchanan HA DIRETTO ANCHE...
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Il film è un remake de Il mostro del pianeta perduto (1956). Porta il medesimo titolo del romanzo di Verne perché inizialmente la produzione avrebbe voluto adattarlo, ma l'intenzione fu accantonata; tempo dopo il film fu produttivamente ripristinato ma con l'intento di un remake di Corman, che non fu possibile intitolare allo stesso modo per problemi di copyright. Si optò allora di lasciare il titolo verniano per dare una futuristica collocazione temporale (del tutto sballata) agli eventi narrati.