Illa (Casini) assiste per caso a qualcosa di strano mentre è fuori da una banca; poco dopo avviene una rapina, ma quello che lei racconta non torna... D'anza dirige sapientemente una storia che mischia il thriller ai soliti servizi segreti, la vicenda è piuttosto interessante per quello che sembra nascondere dietro a una semplice rapina. Ottima la prova di Antonio Casagrande come giudice e anche Albertini è in formissima.
Una rapina finita nel sangue, una testimone che ha visto troppo e un mistero sempre più fitto sono gli ingredienti di questo pregevole sceneggiato giallo/poliziesco diretto da D'Anza con la consueta bravura e senza inutili stiracchiamenti. Il ricorso ai servizi segreti era piuttosto abusato, ma qui viene ben calato nel clima italiano del periodo. La Casini va in crescendo, bravi Albertini, Censi e Rigillo, perfetto Casagrande; peccato per la Valli, sprecata e per il finale amaro. Le musiche di Grano ricordano quelle di Ho incontrato un'ombra.
L'indubbia professionalità registica di D'anza si confronta con una sceneggiatura non sua, le cui nebulosità e figure sfuggenti (dal falso giornalista al killer senza volto) partecipano al senso di impotenza provocato dalle occulte manovre dei servizi segreti e da un finale da poliziesco eversivo. Funzionano bene alcuni personaggi: la Casini farfallona e ritardataria sul lavoro che passa da un flirt all'altro, Albertini canagliesco e ironico bandito, Casagrande giudice indefesso e la Bisetti sua affezionata sorella. Due ospiti canori: Mack Sigis nella scena del piano bar e Tina Turner in TV.
MEMORABILE: La sparatoria in banca; Albertini che prepara le valigie, consapevole di venire presto arrestato; Gli schemi di Casagrande; L'agguato nel deposito.
Raro vedere Stefania Casini protagonista così assoluta e in effetti se la cava bene; ma è il soggetto a essere scadente, a fare acqua... D'accordo la filastrocca vera o falsa del club dei 60, ma qui si perdono due puntate e tre quarti solo per scardinare la tesi della casualità di un omicidio durante una rapina, senza andare a fondo nelle organizzazioni stay behind o nelle triangolazioni del traffico d'armi; pertanto non è paragonabile a molti altri sceneggiati del decennio precedente (non li vede manco da lontano). E lasciamo perdere il finale...
MEMORABILE: I riferimenti della vedova del colonnello; Lo strano percorso verso l'aeroporto con la lauta mancia.
Mediocre sceneggiato, parte con un'ottima prima puntata per proseguire con altre due al contrario davvero fumose, confuse e lente. Il cast è ottimo e vede sul set tantissimi grandi attori del nostro cinema degli anni d'oro: Alida Valli, Giampiero Albertini, Biagio Pelligra... Buona anche la prova della protagonista principale Stefania Casini. ciononostante poteva venir fuori qualcosa di meglio.
Piccola perla sepolta negli archivi RAI. Qui non è la storia giallo-spionistica in sé a importare (benché sia raccontata con perizia e susciti una crescente curiosità), ma come, proprio al servizio della storia, si susseguano i vari personaggi, mai banali e sempre definiti con cura. A cominciare dai protagonisti, due perdenti assai simili: la Casini, indecisa su cosa fare nella vita ma cocciuta investigatrice, e il bravo Casagrande, uomo delle istituzioni respinto dalle istituzioni tanto da rimanerne vittima. A latere: Rigillo, Pelligra, Albertini, Valli.
Illa è testimone casuale di una rapina in banca che a ben guardare risulta molto di più; cambiano i tempi e negli sceneggiati compare un nuovo modello di donna: sessualmente disinibito, confuso, ma ora protagonista della scena. D'Anza si aggiorna e mette da parte gli esoterismi per concentrarsi su una storia fatta di servizi segreti, massoneria, traffico di armi e corruzione. Sempre con la consueta professionalità. Unico neo il finale, che appare mozzo e parrebbe presagire una quarta puntata che non c'è.
Non male, ma alla visione complessiva sopraggiunge un senso di incompiutezza, e non solo per il finale. L'impressione è che le tre puntate abbiano limitato lo sviluppo, certi aspetti siano stati solamente accennati e certe situazioni siano state abbandonate ingiustamente, di colpo. Delle tre, indubbiamente la prima lasciava presagire risultati migliori. Interessante per gli amanti del periodo, vista la presenza di alcuni attori presenti in molti film dell'epoca.
MEMORABILE: La rapina.
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MusicheDusso • 19/05/14 18:26 Archivista in seconda - 1928 interventi
MusicheDusso • 2/09/14 12:34 Archivista in seconda - 1928 interventi
Uno dei brani dello sceneggiato viene usato anni dopo nel 1988 come sigla di apertura e chiusura del programma Telefono giallo condotto da Corrado Augias