Il nano rosso - Film (1998)

Il nano rosso
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/10/19 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 18/10/19 00:52 - 2991 commenti

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Piccolo gioiellino di grazia e crudeltà, una candida e oscura fiaba che sembra uscita da un incrocio tra Browning, Lynch e Fellini, con un'umanità mostruosa degna di Serge Gainsbourg. Dall'anormalità all'amore (puro per la piccola Isis, lussurioso per la vecchia maliarda Paola Bendoni) al delitto alla perdita della ragione sino agli antri circensi. Un Santa sangre delicato e trasognato, con scorci kafkiani, donne sudicie e carnose e un finale armonioso che scalda il cuore. Raffinata e grottesca la regia di Le Moine, splendido il bianco e nero di Danny Elsen.
MEMORABILE: "Mio piccolo vibratore a quattro zampe"; La defecata sulla scrivania del direttore; Grottescamente truccato da donna come il Polanski de L'inquilino.

Myvincent 25/04/23 08:31 - 3831 commenti

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Un nano sfoga nel mondo tutta la sua frustrazione, cresciuta in anni di rinunce e vessazioni, ma poi riesce a trovare il meglio di se stesso incontrando una ragazzina sensibile. Sghemba opera “poetica”, si avvale di un bianco e nero e soprattutto di uno stile paradossale per raccontare il mondo della diversità rispetto a ciò che è tanto “normale” quanto feroce. Ci sono riferimenti a Fellini e a Kafka, ma solo la magnetica presenza di Anita Ekberg (sul viale del tramonto) riesce a illuminare e dare colore a un’opera nel complesso scialba e incompleta.

Kinodrop 1/08/24 19:28 - 3103 commenti

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Lucien è un ligio impiegato di uno studio legale ma soffre della sua condizione fisica, che cerca d'aggirare con un mix di sottomissione e di aggressività; l'avventura drammatica con una matura e bella cliente e l'affetto per una bambina che lavora al circo susciteranno in lui una nuova coscienza di sé. Un'opera che coglie bene la schizofrenia e le turbe comportamentali del protagonista (il bravo Tual) ma gioca anche sul cliché dei pregiudizi attraverso uno stile disuguale che oscilla tra favola, eros e thriller psicologico, con una punta di inquieta ambiguità. Imperfetto ma intriga.
MEMORABILE: L'avventura con la contessa Bendoni; L'omicidio; Escrementi sulla scrivania e dimissioni; Lo show con Isis e il finale.

Daniela 2/08/24 04:16 - 12885 commenti

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Le avventure di un avvocato nano da anni sfruttato e sottoposto a umiliazioni nello studio legale in cui lavora, destinato a trovare una nuova vita prima con l'ebbrezza dell'omicidio e poi sotto il tendone di un circo... Stramba operina in uno stiloso bianco e nero, popolata da volti felliniani doc come quelli dell'opima Anita Ekberg e di Carlo Colombaioni e oscillante tra i toni grotteschi dominanti nella prima parte e quelli poetici che finiscono per diventare prevalenti nella seconda per culminare in un epilogo lirico. Molto efficace il protagonista Jean-Yves Tual.

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  • Discussione Buiomega71 • 18/10/19 10:52
    Consigliere - 26460 interventi
    Piccolo, delizioso, gioiellino che scalda il cuore e l'anima, una specie di Santa Sangre molto più intimista e delicato, dove crudeltà, possessione, amore, grazia, tenerezza, follia e l'impossibilità di essere normali si fondono in una fiaba grottesca dolce/amara, ritratta nel bellissimo bianco e nero di Danny Elsen, con scorci felliniani, umori lynchiani e riverberi browninghiani.

    Un inizio cupo e kafkiano (l'incubotico e desolato ufficio dove lavora Lucien L'Hottie, ometto di bassa statura circondanto da scherni e dal grigiore di una vita senza amore, con l'unica passione di costruire plastici per trenini) si dipana via via nella passione, nel delitto e nella follia, diviso tra l'amicizia pura e incontaminata di una piccola trapezzista e la lussuria di una maliarda vogliosa (la Anitona felliniana nella sua ultima interpretazione, sorta di ricchissima matrona in perenne fregola, che spegne le sue voglie con il nanetto innamorato, battezzato da lei "Il mio piccolo vibratore a quattro zampe", per poi gettarlo via come se fosse un bambolotto rotto)

    Le congiunzioni carnali tra il nano e la granny (talmente balzane da sfiorare il surreale) avranno un epilogo tragico, dove la gelosia diventa ossessione, per poi trasformarsi in omicidio, in una pantomima grottesca dell'Inquilino del terzo piano (il nano si trucca davanti allo specchio con fard e rossetto, si infila una parrucca bionda e i guanti bianchi da gran dame, et voilà Simone c'est moi) dando sfogo al suo delirio assassino, sotto gli occhi testimoni di un bellissimo gatto persiano.

    La varia umanità è a dir poco mostruosa (nei decadenti localetti tra prostitute lascive e volgari e derelitti) non dissimile da quella ritratta da Serge Gainsbourg in Je t'aime moi non plus e con quel gusto decadente e sofferto non poi tanto lontano da Passione d'amore di Scola, e solo nel circo , con la compagnia della piccola trapezista , l'ometto piccino picciò troverà la sua dimensione, in una chiusa finale di rara poesia e di splendente armonia.

    Le Moine (una vita passata da avventuriero tra mille mestieri, tra cui clown in un circo, che lo apparenta-non solo cinematograficamente-al vissuto di Tod Browning e Jodorowski, guarda caso) sottolinea il suo amore per la diversità, per gli emarginati e per gli spettacoli circensi (le gag , ora tristi, ora squallide, ora pietosamente divertenti, tra il nano e il gigantesco Bob ricordano quelle tra il mostro di Frankenstein e il nano Rinaldo de La sposa promessa), tra uomini/cane, clown malinconici e un ritorno all'infanzia tanto caro a certo cinema di Luigi Comencini.

    Nel mezzo di un'esistenza senza felicità, della passione amorosa che scatena emozioni violente, financo sgradevoli (la defecata sulla scrivania del direttore, la impudica prostituta che mostra , a tutti, il suo sesso pronto ad accogliere l'attimo fuggente, la sudata, burrosa e sculettante donnona delle pulizie) alla tenue, dolce e affettuosa amicizia con la piccola Isis, angioletto salvifico che regala emozioni e una chiusa speranzosa che è un toccasana per il cuore (meravigliosi i giochi di ombre che si stagliano sul tendone del circo, dal sapore poeticamente jodorowskiano, nel numero circense tra Isis al trapezio e il nano/clown).

    Le Moine visionario e sensibile maestro della grazia e del disturbante, che prende a modello i maestri ma con una vena propria autoriale che lo incastona tra i maggiori talenti del cinema belga.

    Pezzi musicali nostrani (La mosca mora come piacevole tormentone), il lusso nella villa della Ekberg (la gigantesca vasca da bagno, dove il nano perde le sue inibizioni), a comprare il regalo in negozio, dalla parrucchiera, al ristorante, sul taxi, sulla spiaggia a testa in giù, la firma con il sangue, la toccante sequenza del riflesso nello specchio del maestoso bagno, dove, per un attimo, si cela una tenue parvenza di "normalità" (una scena analoga c'era anche in Dietro la maschera, nella casa degli specchi del luna park) tutti tasselli preziosi che compongono questa piccola e soave perla, di stridente bizzarria, di dissoluta sgradevolezza, di raffinato lirismo e di calorose emozioni, di un cinema onirico e trasognato, surreale e grottescamente stilizzato, lontano dai canoni prestabiliti.

    L'angelica Isis resta nell'anima con la sua malinconica tenerezza.

    Straordinario tour de force attoriale per Jean-Yves Tual, un grande attore rinchiuso in pochi centimetri d'altezza con la faccia di Christopher Reeve.

    Per chi scrive entra di diritto tra i cult movie da custodire gelosamente.
    Ultima modifica: 18/10/19 21:45 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 18/10/19 11:21
    Consigliere - 26460 interventi
    Buono il dvd edito dalla 30 Holding

    Formato: 1:33.1

    Audio: italiano

    Sottotitoli: italiano per non udenti

    Nessun extra se non il menù con i capitoli

    Durata effettiva: 1h, 41m e 30s (sul retrocover è segnalata la durata errata di 144', poi ricopiata, sempre erroneamente, su vari siti specializzati)

    Immagine al minuto 00.43.32. Truccandosi, da donna, allo specchio, come il Polanski dell'Inquilino del terzo piano.

    Ultima modifica: 18/10/19 15:09 da Buiomega71