Gli zombi sono stati ormai proposti in tutte le possibili varianti; e qui non ci sono particolari intuizioni e novità, a parte l’udito molto sviluppato e l’aggregazione in branchi quasi organizzati. Però, quello che non offre dal punto di vista zombico, la pellicola lo fa da quello dei protagonisti, delle loro situazioni e, soprattutto, del diverso modo di affrontarle, uccisione dei “famelici" a parte. L'unico che sembra fuori posto e forzato è il cretino in uniforme, piazzato lì per avere una scena tragicomica. Discreta regia, per una discreta pellicola che, se non altro, fa pochi sconti.
MEMORABILE: Nel bosco (i sogni dei due amici); "Ti ritrovi a sputare melma e a mangiare le interiora di tuo figlio"; Nel campo a strisciare; Donna con bambola.
Gli affamati di novità in grado di reinterpretare un filone parecchio abusato troveranno qualche discreto piatto con cui cibarsi. Non siamo al gran ristorante, è piuttosto una trattoria che cura la tradizione ma presenta un cast più originale del solito, dove bellocce e belloni di turno cedono il passo a gente normale e signore in là con l'età. Positivo anche il non abusare di sangue e combattimenti.
Bel zombie-movie senza grilli per la testa e senza l'inutile voglia di stupire a tutti i costi con novità che spesso non servono a nulla. Qui siamo dinanzi ad una pellicola di genere nuda e cruda, con situazioni viste tante altre volte ma
ben realizzate e con un buon senso del ritmo e della tensione. Cinema di stampo classico che merita profondo rispetto e che scorre via senza fronzoli e lungaggini (dura il giusto: 100 minuti), con scene ben fatte ed inquadrature curate. Un buon film zombesco, a mio avviso, tra i migliori degli ultimi tempi, pur senza essere nulla di eccezionale.
Nel mezzo di una epidemia zombesca della quale non viene fornita nessuna spiegazione, alcune persone cercano di sopravvivere... Tutto qui? Si, tutto qui, ma quel che manca in originalità in questo horror canadese francofono viene compensato dalla cura formale, evidente soprattutto nella fotografia che regala sequenze di grande bellezza, in certi particolari suggestivi (le cataste di oggetti tutti dello stesso tipo) e nell'inserimento di piccoli tocchi umoristici, che stupiscono e spiazzano risultando incongrui rispetto al tono drammatico. Buono.
MEMORABILE: Le apparizioni a sorpresa del militare; L'attraversamento del campo in mezzo alla nebbia; Gli urli di richiamo del "branco"
Ambientato in una comunità rurale del Québec, l’ennesimo “zombie movie” si rivela (a sorpresa) un buon film. L’autore predilige un approccio quasi intimo ed esistenziale alla storia, scegliendo di raccontare vicende di reale sofferenza umana e fornendo spessore ai suoi personaggi. Il resto è dato dalla cura formale della pellicola che si avvale di un’ottima fotografia e di un notevole gusto visivo. Efficace anche l’uso del sonoro. Scarno ed elegante.
Gli zombi arrivano nel Canada rurale e cercano di differenziarsi dai loro pari: il risultato è qualcosa che tenta di essere diverso, per alcuni versi ricercato, con quel sapore distaccato e un po' particolare che si trova spesso nelle produzioni francofone, ma tirando le somme non è che accada chissà quale miracolo. Buona sì la scelta di usare attori "comuni" invece delle solite bellezze maschili e femminili, bello il taglio fotografico, interessante qualche dettaglio sui non morti, ma tirando le somme rimane poco che lasci veramente il segno.
MEMORABILE: Le piramidi di oggetti, innovazione che poteva essere sfruttata meglio.
Lungi dall’essere qualcosa di innovativo o minimamente originale, non fornisce nemmeno troppe spiegazioni sulla natura e sulle cause che hanno portato l’umanità al collasso. Zombi, redivivi o infetti che siano, chi ha esperienza in questo genere di pellicole sente la fatica di ritrovarsi di fronte a situazioni già viste. Le poche differenza stanno nell’ambientazione montana e in alcuni spunti, pochi a dire il vero, che denotano un poco di inventiva. Difficilmente può restare impresso nella memoria a lungo.
MEMORABILE: Lo scontro nella nebbia; Le pile di oggetti.
Un horror che ricalca vecchissimi moduli, i soliti zombi affamati che compaiono scatenati e urlanti contro uno sparuto gruppetto di sprovveduti malcapitati che cercano scampo nei luoghi meno adatti (foresta, case dirute) con risultato più che prevedibile. L'intento estetico psicologico non può aggirare la pochezza e la banalità della più che parca sceneggiatura, con risultato amatoriale; anche come horror non fa nè sobbalzare nè inorridire più di tanto. Stonano le troppe cose lasciate sospese, i momenti pseudo ironici e la povertà dei personaggi.
Zombie-movie canadese dalla trama classica per il genere, che mostra il solito gruppo di sopravvissuti in fuga dalle orde di zombi. Nonostante la sensazione di "già visto" il film si rivela una lieta sorpresa grazie principalmente all'ottima regia e alla bellissima ambientazione (il Québec rurale immerso nella natura). Il sangue scorre a fiumi, ma di sbudellamenti non se ne vedono, in quanto il film è comunque molto elegante. Pochi sono i dialoghi e oscure le cause dell'infezione. Superiore alla maggior parte di zombie-movie in circolazione.
MEMORABILE: Le tre scene comiche sparse nel film, che spezzano la tensione ma risultano molto efficaci.
Perché? Perché ci sono persone che vagano tranquille? Perché gli zombi impilano sedie e accatastano mobili? Nessuna spiegazione a nulla. Non ci sono approfondimenti dei personaggi, il racconto è tedioso e la regia è scadente e boriosa. Un accumulo di scene eclatanti, violenza, inquadrature fisse, gente che cammina e zombi che strillano come gatti arrabbiati. Deludente e sfiancante.
Horror canadese: un'epidemia ha trasformato le persone in zombi, un gruppo di persone cercano di mettersi in salvo fra i boschi. I ritmi non sono il punto forte di questo discreto film. Non mancano momenti di tensione e una buona regia firmata Robin Aubert Interessante comunque, con la sensazione che abbia una tendenza a salire nel giudizio. Ottime le location.
Film che non aggiunge niente alla sterminata filmografia sugli zombi, ma che si distingue per notevole fattura. La storia è convenzionale e priva di acuti (sopravvissuti cercano di sopravvivere a un apocalisse zombi), ma trasmette in modo autentico terrore e disperazione dei personaggi, interpretati da un cast convincente. Il realismo è vivido e la tensione palpabile, grazie anche a effetti sonori molto efficaci. Impreziosito da una fotografia elegante e un tocco di black humour, il film regala sequenze di grande suggestione, lasciando un senso di profonda inquietudine.
MEMORABILE: Le agghiaccianti urla degli affamati; La torre di sedie; La donna seduta con la bambola; Il campo immerso nella nebbia.
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DiscussioneDaniela • 22/02/18 23:36 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Racconto una breve sequenza posta all'inizio del film.
Due uomini sono intenti ad un lavoro, scopriremo solo alla fine del dialogo fra i due di che si tratta. Uno racconta all'altro una barzelletta:
Un tizio va dal medico dicendo di non sentirsi bene. Il medico lo invita a sdraiarsi sul lettino e lo visita, poi gli dice:
- Lei deve smettere di masturbarsi...
- Perché?
- Perché io la sto osservando!
L'altro uomo ride e i due si allontanano a bordo del loro furgoncino. Noi vediamo cosa stavano facendo: bruciavano dei cadaveri.
Momenti del genere sono sparsi durante tutta la pellicola che non ha affatto toni parodistici o grotteschi: è tutto terribilmente serio, anzi tragico, e questi sprazzi di humor, del tutto scollegati dal clima generale, fanno uno strano effetto, come pure le "comparse" a sorpresa.
Consigliato agli amanti del genere, in particolare a Schramm: mi ha ricordato un film da lui molto apprezzato, ossia The battery, anche se gli zombie nel film di Jeremy Gardner erano del tipo semimuto e ciondolone, mentre questi qui, quando non sono immobili come statue a mirare le loro cataste di oggetti (bella quella fatta di sedie), corrono veloci e soprattutto emettono urla agghiaccianti.