Peplum diretto da Roberto Mauri, già tristemente famoso per altri titoli. Tra scenografie in cartapesta da far concorrenza al carnevale di Guardia Sanframondi (BN), scopiazzature (Maciste l'uomo più forte del mondo), incongruenze cronologiche, parte un film che, per recitazione e ambientazioni, meriterebbe mezza palla. La storia dei fratelli Maciste: uno sembra "giusto", Richard Lloyd, l'altro sembra preso paro paro da una giostra di paese, uno Zampanò de noantri; troppo poco, in verità. Gli stivaletti degli uomini leopardo sono di Roberto Cavalli.
Ultima apparizione sul Grande Schermo per Maciste, che per l’occasione si sdoppia in due fratelli: il maggiore è l’iraniano Iloosh Khoshabe (in arte Richard Lloyd); il più giovane, il nostro Mario Novelli. La trama, ridotta al minimo e con pochissimi personaggi di rilievo, è sostenuta da un buon ritmo, da qualche acrobatica scena con i due forzuti in azione e dallo spirito naif di talune trovate (il proto-teleschermo della regina malvagia e l’artigianale décor sci-fi intorno a lei) che, insieme alle bellissime Lange e Davis, stimolano una visione piacevolmente disimpegnata.
MEMORABILE: La Lange al bagno; le lotte contro gli Uomini-Leopardo.
Peplum leggero da vedere, anche perché di trama se ne vede ben poca. Lo stesso vale per le idee. Si potrebbe salvare in parte per la bellezza del cast femminile e per gli scenari esterni, ma viene affossato da una recitazione insufficiente, salvo che per Gia Sandri e qualcun altro e da scenografie interne terribili, che sembrano prese dall'Albero Azzurro. L'impegno c'è anche, ma manca completamente una base decente. È l'ultima apparizione cinematografica di Maciste.
Pensare che dietro le cascate di Monte Gelato si nasconda una regina cattiva con tanto di telecamere a circuito chiuso è solo uno dei motivi di fascino di questo tardo mitologico, che per creare attenzione (il pubblico stava passando ad altri generi, soprattutto al western) raddoppia addirittura i muscolosi protagonisti. Semplice, ma proprio per questo affascinante.
MEMORABILE: "Anche noi abbiamo qualcuno che ci aspetta": i due fratellini si congedano.
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