Già vola il fiore magro - Film (1963)

Indeciso tra documentario con carrelli e realismo con recitazione da filodrammatica, un prodotto senza dubbio curioso e insolito, con qualche soluzione pure suggestiva a livello figurativo ma nel complesso sgangherato e ridondante, con un montaggio sfilacciato e approssimativo pieno di stacchi che paiono operati da Leatherface. Si avverte a tratti la sensazione di un film fatto di (discreti) scarti di pellicola, peraltro non abbondanti, vista l'inutile reiterazione del gioco della discesa dalla collina. Raggiunge a stento il "voto rebus".

Film d'ispirazione neorealista, nel Belgio degli anni 50 in cui l'immigrazione è ai suoi massimi storici all'interno delle miniere di carbone. Attorno a un buffo personaggio-macchietta-santone italiano gravitano bambini, potenti, polacchi, italiani e belgi. Cosa ci vorrà comunicare, a partire dall'altisonante titolo rievocato da una poesia di Quasimodo? Meyer si sente un po' Rossellini, un po' Pasolini e per non sbagliare inserisce di tutto: poesia, grottesco, neorealismo... ma senza solidità e il film barcolla.