Ghost town - Film (2008)

Durante un'anestesia un dentista (Gervais) viene dichiarato morto per circa sette minuti e questo gli permette di entrare in contatto con gli spiriti dei morti. Tra questi, il marito (Kinnear) di una egittologa (Leoni) che gli chiede di allontanare dalla moglie un pretendente. Commedia che alterna momenti brillanti a lunghe pause (specie nel secondo tempo). Gervais è bravino nel ruolo dell'antipatico ma è lasciato solo (Kinnear è stucchevole) e non può accollarsi tutto il film.

La morte temporanea di un dentista lo porta ad incontrare degli spiriti con residue pendenze terrene. La storia è fondamentalmente quella dickensiana del vecchio Scrooge che si redime. Alcuni momenti divertenti con Gervais che, uscito dal suo "Office", fa una buona figura nei panni dell'antipatico/simpatico, ma per il resto il film rimane abbastanza scontato e piatto.

Come il bambino del Sesto senso, anche il dentista misantropo vede la gente morta che ha qualche pendenza in sospeso e cerca di ottenere il suo aiuto per sistemare le proprie faccende terrene. Fra questi, un marito fedigrafo preoccupato per la sua vedova che sta per convolare a nuove nozze. Il tono è quello di una commedia sentimentale dall'andamento prevedibile (soprattutto nelle gags ripetute in cui il dentista sembra parlare al vento), con qualche tocco umoristico assicurato da Gervais, mentre Kinnear, altrove bravo, è troppo piacione.

Un pò film sul soprannaturale, un po’ commedia sentimentale con più di un richiamo a Ghost, questo film di David Koepp (regista e già celebrato sceneggiatore) è tutto sommato un’opera riuscita. L’idea di partenza non è originalissima ma il film mantiene un tono piuttosto equilibrato non eccedendo sul versante “lacrimevole” ma nemmeno insistendo troppo sulla comicità. Molto merito alla brillante prova del britannico Ricky Gervais, misurato e adatto al ruolo.

Divertente commedia soprannaturale con protagonista il bravo e autoironico Ricky Gervais, con un altrettanto valido Greg Kinnear come spalla e Téa Leoni che non accenna minimamente a invecchiare. L'idea di base è originale e dignitosamente sviluppata e le trovate divertenti non mancano, anche se nella seconda parte la sceneggiatura comincia un po' a sfaldarsi e a girare su se stessa; peccato, perché se il tono fosse rimasto quello di inizio film sarebbe stato molto più memorabile. Comunque merita la visione.

"Morto" per qualche minuto, Pincus conserva la facoltà di interagire con una schiera di trapassati che non possono lasciare questa terra senza aver prima sistemato situazioni irrisolte. Ciò conduce a una serie di gag in parte ironiche e in parte sentimentali, che si ripetono senza apportare nulla alla più ovvia prevedibilità. Non bastano il mestiere e la simpatia di Gervais, un po' troppo freddo per un ruolo di un misantropo che vorrebbe essere ironico, né le belle ma abusate location newyorkesi per risollevare il tono della commedia.