Fumerie d'opium - Corto (1900)

I fumatori d'oppio sono due (gioco di parole involontario), un uomo e una donna, sdraiati, visti di scorcio. Il tutto sa molto di allestito appositamente (e bene), non soltanto per la simmetria cromatica dei loro abiti, ma per aver chiuso, là in fondo, con un pannello con ideogrammi, un orologio, una piantina... Prevale, ma solo a prima vista, la curiosità antropologica (soddisfatta) di vedere in azione i "viziosi" in questione. Davvero bello.

Molto suggestiva la prospettiva da cui Veyre decide di riprendere i due vietnamiti fumatori d’oppio, cioè dai piedi (scelta peraltro obbligata visto che sono sdraiati), e azzeccatissima la scelta del campo ravvicinato, che rende ‘immensi’ questi due corpi abbandonati verso il deliquio. Azione minimalissima (d’altronde, con i due assuefatti non ci si poteva aspettare gran che), che – anche grazie agli ideogrammi orientali sullo sfondo – sembra preludere a un certo tipo di cinema lentissimo e rarefatto dell’estremo Oriente.

Quasi certamente una scena ricostruita: troppo studiata sia la scenografia, con la pianta e gli ideogrammi collocanti come una sorta di “quinta” teatrale sullo sfondo, che i costumi, con i colori degli abiti dei due personaggi scelti a costituire una simmetria cromatica. È interessante il punto di vista dell’operatore che riprende i soggetti dal basso consentendo allo spettatore una sorta di immersione nella scena.