Meraviglioso film incentrato sulle intricate vicende di una famiglia magrebina trapiantata nella provincia di Marsiglia. La regia è eccezionale, il tono a volte è comico mentre più spesso è profondamente drammatico ma comunque sobrio e leggero nell’affrontare temi e problemi di grande attualità. Straordinaria la parte finale della pellicola in cui il ritardo nell’arrivo del cous cous è contrassegnato da un’attesa spasmodica che è degna di un thriller. Da non perdere!
L'elemento di maggior merito di questo bel film di Abdel Kerchiche è senza dubbio il tono amaro ma nello stesso tempo sobrio che non indugia a pietismi con il quale vengono raccontate le vicende di un gruppo di immigrati arabi nella provincia francese. Il regista si sofferma in particolare sulle dinamiche familiari, prestando molta attenzione ai dialoghi, particolarmente curati e alla realistica ambientazione. Ottimi il cast e la fotografia.
Operaio 60enne di origine magrebina è licenziato e decide di aprire un ristorante su un barcone, ma all'inaugurazione qualcosa va storto. Parte come l'ennesimo film-denuncia sulle attuali condizioni sociali, si sviluppa come l'ennesimo film-verità sui rapporti famigliari sondati con sguardo documentaristico, si dirige verso il classico film-commedia paradossale e frizzante, ma alla fine (e con un brusco finale narrativamente geniale) ti accorgi di aver visto tutt'altro: una discesa nel profondo delle nostre vite e dei nostri tempi. Da vedere.
Kechiche delinea un contesto, una cultura, le difficili relazioni interpersonali di una famiglia allargata. Frammenta la narrazione alternando dinamiche di gruppo, in cui si riflette sulle condizioni sociali e burocratiche della Francia e dei francesi di origine maghrebina, a introspezioni solitarie, tradimenti, rabbia, tensioni di natura razziale e di parentela, pregiudizi, invidia. Mdp spesso in primo piano per carpire ogni sensazione, con toni che vanno dall’ironico al drammatico dona veridicità ai suoi personaggi facendoci empatizzare con loro.
Stupisce, nel cinema di Kechiche, la capacità di dileguarsi come autore per lasciar irrompere tutta l'umanità dei personaggi: la macchina da presa non discrimina, è metabolizzata dal narrato attraverso una dilatazione radicale dell'obbiettivo che coglie la totalità complessa e vitale di un mondo. Il melting-pot culturale, la babele di lingue, etnie, generazioni e legami familiari mira a restituirci la densità genuina dell'umano. Il crescendo finale - quasi insostenibile - ha tesaurizzato la lezione di Alfred Hitchcock, declinando il MacGuffin in insidia del destino. Appassionante.
Come da pallinaggio, grande esempio di cinema: dal particolare, dal dettaglio, da una vicenda quasi risibile riesce a rappresentare tutto un mondo. Notevole come il film si sposti da una denuncia sociale molto aperta e didascalica all'inizio a quella rappresentata e simbolizzata nel finale. Quando ci rendiamo conto che si sta in tensione semplicemente per una pentola che non si trova si può tranquillamente affermare che il regista sa il fatto suo.
Kechiche comincia a puntar alto e dopo le due opere “prime” viziate da certa autoriale impersonalità, ci mette il cuore (ma pure il ventre, gli odori, i sapori) in questa rutilante tranche de vie ambientata tra i franco-tunisini gravitanti attorno al porto di Marsiglia. Sospeso a metà tra il silenzioso tragico neorealismo di Slimane (colmo di dignità e spleen) e la tumultuosa vitalità di donne mosse da un primigenio spirito dell’alveare, è un succulento assaggio d'un cinema affabulatorio rischioso ma le cui ambizioni Abdellatif sta mostrando di rispettare.
MEMORABILE: Le chiacchiere da bar del gruppo musicale che staziona fuori dalla pensione; Il ventre di Hafsia Herzi; Le corse di Slimane per recuperare il motorino.
Notevole, a mio parere ha molte sfumature riconducibili a un'opera di Ken Loach. Il cast mescola attori professionisti e non e si deve ammettere che la cosa non si nota più di tanto. Splendide la scena del pranzo familiare e quella della danza del ventre.
Operaio navale viene licenziato e cerca di aprire un ristorante. Prima parte influenzata dal modo di girare ubriacante di Kechiche e dai chiassosi dialoghi. Il tema della famiglia viene accostato anche dagli sforzi per integrarsi dei maghrebini e velatamente dalla poca volontà francese di aiutare. L'ultimo segmento è un capolavoro di cultura, dramma e lato grottesco che si mischiano in una tensione che fino al termine può prendere ogni direzione. Il regista non nasconde anche la poca tolleranza tra le famiglie allargate e una certa irresponsabilità.
MEMORABILE: Il motorino rubato; Il cous cous al povero; La danza finale; Il progetto striminzito.
Hafsia Herzi HA RECITATO ANCHE IN...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
HomevideoGestarsh99 • 5/10/11 01:09 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc dal 30/11/2011 per Lucky Red/Medusa:
Mi devo autodenunciare: il nome del regista è
sbagliato. Su imdb lo dà come Abdellatif con il
quale ho inserito anche il film Venere nera che
invece non compare se si mette nome e cognome del regista (mentre compare se si mette solo il
cognome). Ciò vale anche per gli altri film del
regista.
Zender credo sia il caso di uniformare: decidi
tu se cambiare il nome nei tre film o solo quello in Venere nera. Devo però dire che l'errore triplo mi sembra strano. Non vorrei che imdb abbia cambiato il nome nel corso degli
anni.