Blues Harp - Film (1998)

Yakuza movie stavolta un po' diverso dal solito stile, per il maestro Miike. Non sono le guerre tra clan, le pistole, l'azione e il crimine qui ad essere al centro dell'attenzione, ma la fratellanza, la solidarietà, l'amore e lo spirito di riconoscenza. Con un sottile risvolto amoroso omosessuale (inusuale per il regista). Fantastici i pezzi rock-blues accompagnati dalla fisarmonica (da cui il titolo) del protagonista. A tratti commovente.

Chi dice che qui giace il Takashi Miike più sommesso lineare e pacato deve ricredersi: all'autore non interessa cristallizzarsi in forme fisse, per cui lascia il contenuto in balia della polisemia. Nel suo indulgere in eccessi visivi quanto estetici non si preclude niente, tra l’espressionismo del Wakamatsu più lirico e l’isteria schizoide del Tsukamoto più urbano passando per il condensato coté vonkarwaiano e l'eco del Kitano più malinconico e retrattile. Il tutto rimanendo stramaledettamente Takashi Miike. Se ne può dedurre una pastosità non adatta a tutti i palati e gli apparati digerenti.

Yakuza movie che in realtà non è solo questo. Una storia d'amore, un'amicizia che forse è qualcosa di più, la voglia di sfondare (mediante la musica o tramite la scalata al potere nella gerarchia yakuza), inganni, tradimenti, gelosia e doppi giochi. Miike intreccia i fili e intreccia le storie e chiude con un'ultima parte davvero notevolissima, in cui la fine è come l'inizio e c'è un bimbo che nasce e una nuova storia comincia. Poetico, malinconico e sorprendente, erroneamente considerato tra i minori Miike, rappresenta invece uno dei punti più alti della sua carriera.