A call girl

Una giovane ragazza di un piccolo paesino sloveno si prostituisce nella capitale Ljubljana per comprarsi un appartamento. Contrariamente a quanto si può immaginare le scene di sesso sono pochissime, più intuite che mostrate, in un film dove non sono presenti né santi né martiri. L'atmosfera è grigia così come grigi sono i pensieri della protagonista, che vive una non-vita fatta di bugie e sotterfugi. Particolare.

Campo arido ove arare i propri sogni, la Slovenia. Sprofonda la meglio gioventù nella frustrazione, la istiga all'accumulo illudendola di vivere laddove a malapena si sopravvive perdendo di vista se stessi. Dramma sottovuoto e a capo chino, animato da una disperazione soffocata e implosiva, scandito da urla inespresse, acqua e sapone come la bella protagonista dalla doppia vita, di una durezza che fa sentire il proprio urto e peso bypassando le comode scappatoie dell’estremo. Manca forse di ispessimento psicologico, ma del pari la crudeltà della contingenza bracca senza badare a psicologie.

Studentessa universitaria trasferitasi a Ljubljana dall'entroterra, è presa dal sogno di guadagnare facile e per rendersi indipendente si prostituisce all'insaputa di tutti. Ben presto i nodi verranno al pettine e gli slalom tra realtà e possibilità saranno sempre più complicati. Un buon ritratto anche sociologico che affiora dalle parole e dalle scelte della protagonista, grazie alla personalità della Ivanisin che rende credibile e senza eccessi eclatanti una quotidianità tra slanci e disillusioni, cui contribuiscono sensibilmente anche i personaggi di contorno.