"Black Mirror" stagione per stagione

2 Marzo 2013

LA PAGINA DEGLI ESPERTI

In questa pagina sono raccolti i commenti pervenuti sulle singole stagioni di questa serie. Chi volesse contribuire commentando un'unica e precisa stagione non ha che da CLICCARE QUI e farlo, scrivendo nel forum il proprio commento e facendolo anticipare dal numero della stagione (es. STAGIONE 2) e dal relativo pallinaggio. Il commento verrà prelevato “automaticamente” (per via umana, cioè da me) dal forum e trasferito in questa pagina nel punto esatto.


STAGIONE 1 (3 episodi, 2011)
 ***!
Quando la fantasatira esautora ogni possibilità di divertimento, è solo spietata, e unisce i puntini che vanno da Debord a Kaczynski, poggiando sul più esacerbato luddismo e su una tecnofobia che a tratti ruzzola di malo modo nella più banale retorica (riassorbita però dalla terribile capacità della società dello spettacolo di riconvertirla e serializzarla a suo favore). I politici? Tutti maiali, che s'accoppino dunque coi propri simili. La tv? Egemonia del darwinismo spicciolo, vince chi perde (e viceversa). La memoria? Arma di distruzione di massa. Una miniserie senza fede, speranza, carità. (Schramm)
*** Tre episodi che forse non dicono niente di particolarmente eclatante, ma lo dicono bene. Girati con mestiere e una certa classe, traghettano lo spettatore attraverso storie fantapossibili. Se la prima può essere un "Che si deve fare per campare...o meglio, per lavorare", con protagonista un Primo Ministro e una sporca offerta che non può proprio rifiutare. La seconda ci mostra cosa resterà di noi...di reale, ben poco (e pare non se ne possa uscire). Mentre la terza dimostra che la tecnologia può essere così invasiva da rovinare tutto (altro che ricordi felici...). Meritevole di visione. (Puppigallo)
** Siamo tutti in mostra, siamo tutti in vendita, siamo tutti in crisi. Questa la morale di una patinata miniserie che ricicla idee altrui (da Bradbury a Dick) per fare una riflessione sul rapporto tra identità e immagine, realtà e virtualità. Il grottesco è registro rischioso, basta niente e si finisce nel ridicolo. I primi due episodi sono modesti (con un sovrappiù di volgarità inutile nel primo). Il terzo, per quanto non originale, è meglio anche a livello di lavoro sui personaggi. Confezione levigato/fighetta in tono con l'operazione. (Tarabas)
*** Primo ministro inglese costretto a sottostare ad una richiesta inusuale - XFactor del futuro, vincere è l'unica alternativa per sfuggire all'anonimato ma chi vince (si) perde e chi si ribella viene inglobato - La memoria come un hard disk che immagazzina i ricordi come files: comodo? Mica tanto se si è un marito geloso... Sono tre episodi di eccellente fattura e vario interesse, il cui filo conduttore è l'invadenza dei media, affrontata in maniera paradossale e satirica nel primo, estremizzata (ma non di molto) nel secondo, intimizzata nel terzo, forse il migliore anche se il meno originale. (Daniela)
***! Ottimo modo (moderno) per farmi ricordare Ai confini della realtà, anche se questi episodi sono ai confini di una realtà che è già a un buon punto, in particolare per il secondo episodio sulla vita virtuale. Tre belle sceneggiature, sviluppate bene, con senso del coinvolgimento e ritmo, sostenute da validi cast e centrate sul tema della (dis)funzione sociale per tecnologia all'eccesso; cattive, sadiche e pessimiste, queste tre storielle riescono ad emozionare come dovrebbe sempre fare un (buon) prodotto di fantascienza. Speriamo bene per la prossima serie... (Fabbiu)
**** Opera d'arte che mostra al globo intero la copula fra simili rassicurando l'elettorato dei mediocri. Hunger games avatariani pedalanti su due ruote che annichiliscono ogni speranza di ribellione. Micro-chip johnnymnemonici che immagazzinano ogni frame vissuto annullandolo a mera proiezione, desacralizzando il potere del ricordo. Ecco cos'è lo specchio nero: un affresco di una società che non ha speranza e si crogiola nel non averne. A tratti graffiante a tratti un po' più banale, ma di certo molto ben fatta. (Redeyes)

01. MESSAGGIO AL PRIMO MINISTRO (The National Anthem) 
**** Che cosa ci può portare a fare la tecnologia? A quali strumenti diabolici abbiamo permesso di penetrare nella nostra vita privata? Primo episodio di una serie televisiva destinata ad essere storia, che in maniera cruda e violenta ci mette di fronte volenti o nolenti alla potenza dei mass media e all'influenza che questi hanno sul pensiero delle persone. (Pinhead80)
*** Partenza a dir poco grottesca, eppure in grado di raccontarci bene quanto importanti e ormai radicati siano i mass media nella nostra società. L'assurda richiesta fatta al primo ministro è l'occasione per mostrare come l'opinione pubblica cambi di continuo e ci costringa a volte a determinate azioni. Buona la prova del protagonista, meno incisiva la regia. Finale un po' sottotono. (Rambo90)

02. 15 MILIONI DI CELEBRITA' (15 Millions Merits) 
***! In un futuro non ben specificato le persone devono fare continuamente cyclette per vivere una "vita" virtuale. Il sentimento dell'amore affiora ma viene immediatamente estirpato in nome di un egoismo che fagocita l'anima di ogni essere umano. Geniale sceneggiatura per un episodio che cattura lo spettatore poco alla volta, portandolo in un mondo assurdo ma tremendamente attuale. (Pinhead80)
***! Come nel primo episodio si riflette sulla performatività dei media e su come le immagini che ci circondano regolino ormai la nostra vita. Molto inquietante il futuro descritto, fin dall'inizio, con le sue pubblicità e i video a cui è impossibile sfuggire. Funziona tutto bene, a partire da un protagonista azzeccato e capace di trasmettere l'apatia e poi la rabbia del suo personaggio. Bene anche Everett, dagli sguardi quasi diabolici. C'è una partenza lenta, ma la regia in quel caso sa come usarla per descrivere appieno l'ambiente e la routine a cui sono sottoposti i personaggi. Notevole. (Rambo90)

03. RICORDI PERICOLOSI (The Entire History of You) 
**** Un microchip collocato appena sotto all'orecchio e tutti i ricordi possono essere recuperati in qualsiasi istante. Come sarebbe la nostra vita se fosse così? Qui ce ne facciamo un'idea ben precisa, tanto da rimanerne sconvolti. I rapporti sarebbero impossibili da gestire alla luce di un passato che non ti lascerebbe per un istante. Geniale e allo stesso tempo terrificante. (Pinhead80)
*** Interessante divagazione fanta-amorosa, che descrive il dolore di scoprire segreti che scardinano sentimenti che sembravano sicuri. Buona la recitazione dei due attori, ma anche la regia che sa giostrare bene gli schermi artificiali attivati dai ricordi senza renderli però troppo invasivi, anzi facendoli sembrare naturali. Il voto sarebbe più alto, se in fin dei conti il tutto un fosse un incrocio tra due film come "Se mi lasci ti cancello" e "The Final Cut". Derivativo, ma ben giostrato. (Rambo90)


STAGIONE 2 (3 episodi, 2013)
***! Tre nuove storie scritte da Charlie Brooker: fantascienza angosciante, incentrata nuovamente sullo spaventoso progresso tecnologico; episodi ben diretti e soggetti interessanti, ma è un po' meno brillante rispetto alla precedente stagione; il primo episodio è bellissimo, il secondo si perde un po tra le varie commistioni (per un attimo sembra un film di zombie) e l'ultimo abbastanza insolito (ma interessante) ambientato perlopiù in un contesto attuale. Ottimo prodotto televisivo. (Fabbiu)
**! La tecnologia può fare miracoli, ma anche disastri; e in queste tre storie si punta decisamente più sulla seconda eventualità. La prima e la terza sono le meno convincenti (il cyberpupazzetto azzurro insultante e dissacrante non è una novità; Il Truman Show alternativo, invece, è poco incisivo, nonostante il primo impatto non sia male. Sembra quasi che il finale sia il vero problema degli autori delle puntate). Mentre la seconda, che scava di più nella psiche, risulta completa (le reazioni di lei sono indubbiamente umane davanti al programma computerizzato di supporto; e il voler per forza ingannare la triste realtà, passando alla fase successiva, non può che portare a cocenti e "sintetiche" delusioni, che sfociano in risentimento e una punta di cattiveria). Nel complesso, non male. (Puppigallo)
*** La tecnologia nel futuro, tra sci-fi umanistica e loop temporali punitivi, media famelici che succhiano energia vitale e pubblico disumanizzato, campagne elettorali non poi molto distanti (concettualmente) da quelle odierne e illusioni infrante che finiscono nell’annullare le esistenze. Seconda serie di tutto rispetto, che asseconda le aspettative ma mostra la corda in originalità e nei rush finali del 1° e 3° episodio - non poi così compiuti. Ad ogni modo, lo spettacolo si mantiene su buoni livelli con picchi ottimi nel 2° episodio. (Mickes2)
*** Dopo l’ ottimo exploit della prima stagione il monitor nero comincia a subire i danni dell’usura. La seconda mandata di storie ha buone idee e realizzazioni non sempre brillanti. Si tratta di umanoidi dal carattere bicentenario, di sistemi penitenziari pochi inclini al recupero e volti verso i contrappassi cari al sommo poeta e di correnti antipolitiche che politiche eccome divengono. La sensazione è che le intenzioni e gli spunti siano sempre superiori alla media degli sci-fi in circolazione, ma che si stia volgendo verso una fruibilità di massa che snatura il carattere graffiante e l’acume degli esordi. Aspettiamoci un nemmeno troppo lento declinare verso la mediocrità. Scemante. (Redeyes)

01. TORNA DA ME (Be Right Back)
**! Distributore. Lei una next door girl con doti polmonari che sarebbero state molto gradite al buon Russ Meyer, lui un social forum-addicted simil Shaggy Rogers, a cornice un'esplosione di Panda che nemmeno alla bocciofila del paese. Premesse per un sci-fi horror o candid camera con clown e motoseghe (killer clown scare prank docet), e invece si parte per la solitaria casetta di campagna. Qua il fattaccio, o meglio fra le strade di campagna. Inizia un non innovativo, cinematograficamente parlando, sviluppo dove Ash (Shaggy Rogers per gli amici) si manifesta, senza ricorrere a un Pet cemetary ma ad un sito, sotto forma di software parlante e poi, come ogni buona app che si rispetti, attraverso una versione a pagamento, in spoglie simil umane, quasi come un androide che non sogna pecore meccaniche. Al di là delle chiacchiere, si apprezza una buona prova attoriale, una tensione discreta e una fotografia gradevole. Il limite sta nel non riuscire o non volere mai sorprenderci. Un po’ poco per una serie che consta di soli 3 episodi. (Redeyes)
*** Riuscire ad elaborare un lutto non è cosa assolutamente semplice; ne sa qualcosa la nostra protagonista, che si affida a un'applicazione alquanto singolare per recuperare la voce (e non solo) del proprio partner. Torna da me è l'esemplificazione di quanto sia doloroso e controproducente rimanere attaccati a un passato che, per forza di cose, non potrà essere più lo stesso. Il connubio tecnologia-sentimenti qui funziona bene. (Pinhead80)
**** Episodio molto toccante, forse dal punto di vista emotivo uno dei più riusciti, anche grazie alla bella interpretazione sentita della Atwell. Il tema dell'elaborazione del lutto è abbinato efficacemente ai temi cari alla serie della tecnologia e di futuri prossimi dove prende il sopravvento, ma stavolta non è fatto per costruire un modo distopico, ma per andare più in profondità. Buona la regia, che si prende i suoi tempi senza mai calare però troppo di ritmo, riusciti i tocchi ironici. (Rambo90) 
 
02. ORSO BIANCO (White bear)
 ***! 
Una povera crista si sveglia in un cittadina simil post apocalittica, disorientata, intimorita ed accerchiata da stormi non già di uccelli neri come esuli pensieri ma da ipnotizzati tizi guidati da smartphone. Sulle tv lampeggia un orso stilizzato, come una Dharma initiative qualsiasi. Parte una caccia all’uomo, pardon donna, da parte di bizzarri cacciatori che sembrano usciti da un’ anarchica notte del giudizio di recente memoria, e durante la fuga si comincia a sciogliere la trama, parlandoci di un messaggio sui cellulari che ha ipnotizzato la gente, quasi fossimo dinanzi a phonecrazies Kinghiani. Lo sviluppo ci trascina verso il ripetitore Orso bianco ma soprattutto verso un finale show non già con un bamboccione Truman ma con una schizzata Skillane (la protagonista), spettacolo mediatico e punitivo alla moda della cura Ludovico, ma senza la parvenza di rieducazione. Il progetto è discreto, per quanto peschi a piene mani da più pellicole, si riesce ad apprezzare il colpo di scena finale e lo si può ampiamente confrontare e far uscire vincitore con più di un lungometraggio. L’idea del contrappasso Dantiano ci stuzzica ed allora è giusto far i complimenti al secondo specchio nero. (Redeyes)
***! Una giovane donna di colore si risveglia seduta su di una sedia dopo quello che sembra essere stato un tentativo di suicidio. Intanto il mondo fuori appare abitato da gente impazzita. Qui la tecnologia si erge a testimonianza di un mondo che serba rancore verso il prossimo cercando vendetta e allo stesso tempo intrattenimento. Il voyeurismo al suo apice si trasforma in un business. (Pinhead80)
***! La mania di filmare (e di spersonalizzarsi di fronte a ciò che vediamo tramite uno schermo) è al centro dell'episodio. Ritmo molto serrato, inizio quasi da film della serie "La notte del giudizio" e un buon finale che spiazza con un colpo di scena decisamente riuscito. In negativo c'è l'eccessiva lagnosità della protagonista, ma l'episodio è costruito bene e funziona. Notevole. (Rambo90)
 
03. VOTA WALDO! (The Waldo Moment) 
 **! 
Lui è un comico decisamente in auge e poi semi scomparso, che dall’oggi al domani suo malgrado entra in politica, seppur cavalcando l’antipolitica, e punta al potere ma no, no siamo in Italia. Lui è Waldo ed è un pupazzo, irriverente, spesso volgare, ma eletto ad antagonista di uno stato di faccendieri e a manovrarlo c’è un depresso comico. La storia ha uno spunto interessante, ma tende a calare in tensione via via che i minuti scorrono, fino a giungere a un finale che, ad onore di cronaca, è persino interessante ma che, vuoi per la brevità della storia, vuoi per un certo pressapochismo, si annacqua da solo. Paradossalmente, del trittico della seconda stagione, Waldo, pur essendo sulla carta il più stimolante, finisce per risultare il meno incisivo. Peccato perché il materiale c’era. (Redeyes)
*! Non credo di sbilanciarmi a definirlo il peggior episodio di questa stagione. L'aspetto tecnologico tutto sommato viene meno per lasciare maggior spazio ai sentimenti; il problema però non è questo ma sta in una sceneggiatura banale (e il finale lo conferma) che non riesce mai ad interessare. Anche il personaggio di Waldo è terribilmente insopportabile ed eccessivamente sboccato. (Pinhead80)
** Episodio poco interessante, se non fosse per l'incredibile somiglianza della parabola politica del protagonista con quella del nostro Beppe Grillo. La satira proposta dalla trama non funziona molto, anche perché facile e dagli esiti prevedibili, così a farsi apprezzare sono più che altro regia e interpretazioni (soprattutto di Flemyng) che almeno in parte riscattano una sceneggiatura non troppo dinamica o sorprendente. (Rambo90)
 
04. WHITE CHRISTMAS (White Christmas)
***! Speciale natalizio di durata superiore a quella degli altri episodi e dalla trama particolarmente complessa che parte con toni leggeri ed ironici (il corteggiamento "pilotato" con tanto di tifosi interessati allo spettacolo) per diventare via via sempre più drammatico ed angoscioso, fino ad una agghiacciante rappresentazione dell'inferno ("1000 anni per minuto), passando attraverso la clonazione mentale a scopo domestico e la possibilità di essere fisicamente "bannati" agli occhi degli altri. Un mix che, come negli episodi migliori della serie, riesce ad inquietare non tanto nei suoi aspetti più apertamente fantascientifici ma in quelli che alludono a tecnologie già esistenti, proiettandone in un futuro prossimo le possibili applicazioni. Nel cast, accanto a Rafe Spall, da noi poco noto, c'è Jon Hamm, celebre come Don Draper in Mad Men. (Daniela)
**** L'episodio speciale della seconda stagione è anche quello più lungo e per certi versi anche il migliore. Due uomini si ritrovano in una casa in mezzo alla neve e cominciano a raccontare il loro passato. Da brividi sono entrambi i racconti dei due protagonisti e il finale è decisamente riuscito. Sotto l'albero di Natale gli autori ci hanno lasciato un bel regalo. (Pinhead80)
***! Praticamente un film, con una struttura da trilogia che però trova un senso compiuto grazie alla cornice, in una spirale di eventi intrigante e dove si attende da un momento all'altro il colpo di coda. Bella l'idea del cookie, che rielabora in qualche modo i sentimenti che può avere una macchina (o una app, come in questo caso) e buona la regia nell'assecondare lo stridio dell'ambientazione natalizia con l'atmosfera straniante futuristica. Bravi Hamm e Spall, soprattutto il primo con la sua faccia sardonica. Interessante il modo in cui sono citati gli episodi precedenti, seppur in modo quasi subliminale.  (Rambo90)
**** Uno degli apici di Black Mirror, forse addirittura l'episodio migliore per originalità delle idee e degli spunti che il sottotesto narrativo si lascia alle spalle. Struttura a scatole cinesi ove lo spettatore si barcamena tra realtà fittizie e l'applicazione di un codice etico laddove i margini giuridico-legali non possono stare al passo con la tecnologia. Piccolo capolavoro. (Gabigol)
****! Cosa c'è di meglio di un bianco Natale a mangiare cookies, pardon biscottini, con un collega mentre si ricordano vecchi aneddoti? Già, cosa? Questo episodio è, con buona probabilità, il punto più alto di tutta la serie: un loop di futuro, tecnologia e uomini sempre meno carne e sempre più software. Si squarciano le prospettive, dilaniate, annichilite in una tecnologia che ci serve ma non ci è realmente necessaria e proprio per questo ci si ritorce contro. Molto bella anche la struttura a scatole cinesi che si scopre piano piano fino a un finale amaro. (Redeyes)
 
 
STAGIONE 3 (6 episodi, 2016)
 ***! 
Caduta libera rinnova la ricetta consolidata della serie rappresentando il clima angosciante della società tecnologica governata dalle abitudini ossessive del feedback in tempo reale. Spazio anche alle tinte horror con la realtà virtuale di Giochi pericolosi e l'ambientazione apocalittica di Gli uomini e il fuoco. Di ottima fattura Zitto e balla ambientato in un contesto non necessariamente "fantascientifico" e dal finale degno sia del genere che della serie. San Junipero segue il moderno trend della strizzatina d'occhio agli anni 80 e punta addirittura sul commuovere trattando, in chiave sci-fi, alcuni temi universali della vita. Brutta conclusione di stagione infine, quella offerta dall'episodio Odio universale, di 90 minuti, moderno b-movies dal soggetto insolito e noiosetto delle pericolose api-robot. (Fabbiu)
*** Dai Likers agli haters passando per i Trojan ricattatori e giù capitombolare in futuri distopici fra filtri e sogni meccanici. Questi nuovi episodi ancora una volta centrano l’obiettivo colpendo quando con chirurgica precisione quando meno le moderne “trappole”. Personalmente ho notato un buon livello delle storie con la sola eccezione negativa di Playtest. (Redeyes)
 
01. CADUTA LIBERA (Nosedive)
 **
Una sorta di Standard & Poor's docet et ducet la vita di Lacie e tutti quanti. Un perpetuo lasciar feedback e cercarne per alzare il proprio punteggio e per vivere di conseguenza. L'eterno smanettare sugli smartphone e apparire felici per ottenere buoni punteggi ben cristallizza già il nostro momento storico e di pari passo ci piace lo spunto, ma lo sviluppo cade, banalmente, nel mare magnum dei déjà vu, e così tutto il bel lavoro iniziale viene demolito passo dopo passo, come fossimo in una commedia banalotta. Finale gradevole ma telefonato. (Redeyes)
** Se è vero che ormai una delle cose che piace di fare di più agli smanettoni da smartphone è quella di mettere dei mi piace a vanvera, qui abbiamo un quadro esagerato all'ennesima potenza. Il mondo si ciba di apparenza cannibalizzando tutto ciò che riguarda la sicerità. Ecco che la torta non può che essere divisa con i propri pari e cercare di tornare alla normalità significa uscire da una prigione per entrarne in un'altra. (Pinhead80)
**** Episodio dalla carica satirica molto forte. In un'epoca in cui app come Instagram dominano la scena è quanto mai azzeccata la parabola discendente della protagonista e la sua smania di fare buona impressione su tutti. Regia di Wright che imprime un buon ritmo, la Howard semplicemente perfetta per il suo ruolo (ma anche Alice Eve come contraltare di assoluta ipocrisia). Funziona a più livelli, con ironia e semplicità. (Rambo90)
 
02. GIOCHI PERICOLOSI (Playtest)
 *!
Se il supertramp par excellance scappava dalla tecnologia, il nostro Cooper Redfield non può farne a meno, e nel suo peregrinare a questa s’appoggia anche quando ha bisogno di sostentamento. L'episodio a mio giudizio ha troppi rimandi al cronenberghiano Existenz, pur epurato da attacchi terroristici, e proprio la sua non originalità ne inficia il valore assoluto. Lo sviluppo ha buon ritmo ma, forse, proprio questo dinamismo, peraltro unito a una buona tensione, tende ad annichilire il messaggio di fondo dello schermo nero rendendocelo un ibrido che potrebbe quasi trovarsi in un Masters of horror. (Redeyes)
** Questa volta gli autori di Black mirror non sono riusciti a cogliere nel segno, dal momento che propongono una storia già sviluppata in altri contesti con risultati migliori. La nota più positiva è nell'interpretazione del protagonista, semplice e convincente. Gli effetti speciali utilizzati sono poveri e il finale non soddisfa per niente. Debole. (Pinhead80)
*** Gioco di scatole cinesi e di effetti "speciali", dove l'intento dell'autore sembra più quello di stupire a tutti i costi piuttosto che dire qualcosa di effettivo sulla tecnologia e sull'umanità. Ne esce un divertimento tutto sommato buono, dal ritmo svelto e con una discreta performance del protagonista, ma che alla fine, conclusasi la sequela di colpi di scena, non lascia molto sotto il palato. Comunque sufficiente. (Rambo90)

03. ZITTO E BALLA (Shut Up and Dance)
 ***! 
Immaginate il vecchio Jigsaw che in comunella col buon Mr Robot catturi i vostri piccoli o meno piccoli peccatucci, e decida di farvi pagare i conti. Immaginate un povero introverso ragazzotto, quasi imberbe, che finisca in un gioco più grande di lui, ma nel farlo tenete pure a mente lo sladiano Hard Candy. Questo terzo schermo ci pone dinanzi al potere della rete, ma non ha bisogno di scenari futuri o società distopiche, semplicemente riesce a farci fare il tifo per i caduti nella “rete” con quello che vediamo tutti i giorni. La sceneggiatura è buona, non ha falle e il suo epilogo, pur non sensazionale, aggiunge valore al racconto. Il meme ghignante trolla protagonisti, redenti o meno, e pure noi, meri spettatori. (Redeyes)
***! Trastullarsi su internet guardando materiale illegale può portare a conseguenze devastanti. Lo capiranno presto i nostri protagonisti. Uno dei migliori episodi della terza stagione, che gioca come il gatto con il topo per intrappolare i giocatori finiti nella "rete". Una volta capita l'antifona non si riesce a non tenere per la fantomatica organizzazione. Ben fatto. (Pinhead80)
***! Episodio moralmente interessante, con un bel meccanismo thriller che coinvolge da subito innescando una bella tensione. Vedere fino a che punto si spingeranno i protagonisti (tra cui il bravo Flynn di Game of Thrones) fa ispirare per loro sempre meno simpatia, inducendo lo spettatore a passare presto dalla parte dei "cattivi". Girato bene, con una sceneggiatura che sa di già visto ma che sa come ovviare a questo con buone svolte e un finale tutt'altro che consolatorio. Notevole. (Rambo90)
 
04. SAN JUNIPERO (San Junipero)
 ***!
Un eterno break primaverile, fra auto cabrio, drink e divertimento: San Junipero è questo. Cosa ci faccia una nerd ci risulta quasi difficile capirlo e fatichiamo anche a non etichettare Kelly come la Lucignola del posto. La trama piano piano va dipanandosi fra locali a metà strada fra privé bdsm, laidi derelitti e belle spiagge, ma sempre con la spada di Damocle di un tempo tiranno, come in una festaiola corte di Cenerentola. La seconda parte squarcia questo velo di “mistero” placandoci con delicati sogni pur ponendoci dinanzi alla scelta fra un presunto Paradiso o un sunto di Paradiso, figlio di una Matri(x)ce. (Redeyes)
***! Passare tranquillamente da un'epoca all'altra cercando di raggiungere il proprio amore è un'esperienza unica. Figuriamoci poi quando riusciamo anche a capire che cosa c'è dietro a tutto questo. Se la tecnologia fino a questo punto era stato solo un problema, ecco finalmente qualcosa per cui vale la pena di abbracciare il futuro senza troppe ansie. Un episodio che alza la media alla terza stagione. (Pinhead80)
*** Per una volta il futuro non è dipinto in questa serie in modo nefasto, anzi. All'inizio cresce il desiderio di scoprire dove si trovi questa magica San Junipero: sono davvero gli anni 80? Poi la svolta, ben scritta e ben giocata, in quello che è un episodio a forte componente emotiva. Ben recitato, con buoni dialoghi e che solleva i giusti dilemmi. Forse leggermente lungo, ma ben fatto. (Rambo90)
**** Il futuro dell'umanità sembra abbracciare il transumanesimo nelle sue molteplici varianti: qui la forma si esplica nella proposta di un paradiso virtuale, le cui unità umane sono riproducibili attraverso coscienza e consapevolezza. La tecnologia potrà promettere altri livelli d'esistenza - il videogioco Soma riprende il soggetto in chiave fantascientifica - o essere mezzo d'evasione da una realtà dolorosa - The Commuter di "Electric dreams", episodio dall'approccio più sospetto verso queste possibilità. Storia romantica e tiepidamente confortante verso il domani. (Gabigol)

05. GLI UOMINI E IL FUOCO (Men against fire)
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Attraverso moderni filtri, che chiamiamo “maschere”, vediamo i parassiti, esseri deformi ed infetti, vera piaga della Terra da estirpare senza remora o pentimento alcuno. I nostri salvatori sono miliziani, che in una collocazione temporale post bellica rastrellano e purificano muovendosi in un’ambientazione ben ricostruita. Sordida aleggia l’eugenetica sui nostri fin dalle prime scene, impregnando sempre più le vicende, fino a cancellare l’elemento puramente bellico. Questo lento progredire dà spessore a questo episodio che, forse, ha il solo limite di essere un po’ sbrigativo sotto l’aspetto della mera fanta-politica, ma nonostante questo ci fa riflettere e ci piace. Ottimo. (Redeyes)
*** Episodio che inizia in modo apparentemente banale. Soldati contro mostri, un po' come in un'apocalisse zombi, ma che qualcosa non vada lo si capisce dopo poco. Sia perché la serie ci ha abituati al fatto che non tutto è come appare, sia perché il fanatismo dei colleghi del protagonista sa di fasullo. Arriva infatti il twist, dopo qualche noioso scontro a fuoco, e per quanto telefonato convince, anche grazie al solito carattere distopico della sceneggiatura. Bravo il protagonista, interessante il finale. (Rambo90)
**** Il mondo è invaso da una pestilenza letale che si cela sotto forma esseri mostruosi, che solo le forze militari sono in grado di stanare e distruggere. Altro episodio dai contenuti molto forti che richiama sia al tragico passato che a un futuro sempre dietro l'angolo, che speriamo non arrivi troppo presto. Black Mirror ha questa capacità: farti ragionare sulle potenzialità della tecnologia unendole al peggio dell'animo umano. (Pinhead80)
 
06. ODIO UNIVERSALE (Hated in the Nation)
 ***
Tempi duri per gli haters. Più lungo rispetto allo standard, l'episodio se da un lato pecca sotto il profilo puramente estetico, dall'altro ha il grande merito di analizzare con buona qualità il tema affrontato. Le api "assassine" cercano di disorientarci verso un tema ecologista, solo sfiorato tuttavia, nascondendo il focus. Buono il cast, un po' meno la sceneggiatura, ma, e mi ripeto, interessante il tema. Il finale non dispiace. (Redeyes)
***! Bel finale di stagione con un episodio che ancora una volta ci riporta verso i pericoli dei social. In particolare in questo si riflette sulla superficialità degli haters e sull'odio profuso a piene mani su internet, spesso e volentieri per motivi assurdi. Bello l'inizio stile thriller investigativo e interessante la svolta quasi da ecovengeance, due generi differenti che fanno solo da camuffamento per il contenuto vero e proprio. Bene il cast. (Rambo90)
**** Come sa confonderti questa serie tv prima di servirti il dessert finale è una cosa che solo gli sceneggiatori possono spiegare. L'odio universale in questo caso viene sprigionato dagli utenti dei social che sembrano avere il potere di poter decidere quale bersaglio inviso al pubblico poter eliminare a suon di "a morte". L'episodio è molto lungo (si arriva all'ora e mezza) e potrebbe essere benissimo un lungometraggio di fantascienza. Quando si arriva in fondo e si capisce cosa davvero stia succedendo si rimane a bocca aperta, proprio come avviene spesso e volentieri in questa serie mostruosamente bella. (Pinhead80)
 
STAGIONE 4 (6 episodi, 2017)
**! Eccoci arrivati, ai tempi dell'on demand, al vero punto basso, in un certo senso inevitabile, di una serie che invece aveva saputo preservare un certo stile qualitativo. Perché stavolta sono interessanti gli spunti e i soggetti, accomunati tutti da una solida e capace regia, da una piacevole fotografia e dalle valide interpretazioni degli attori; ma le sceneggiature? Tutte raffazzonate, piene di buchi, forzature e illogicità. Non vi è un episodio, a mio dire, che "fili liscio" e convinca dall'inizio alla fine. Forse sarebbe il caso di mandarla in pensione almeno sino a quando non nascano nuove idee, magari meno frettolose. (Fabbiu)
**! Brooker e soci ripartono con sei nuovi episodi che si alternano ondivagando fin troppo, lasciandoci soddisfatti e insieme delusi. Rispetto alle stagioni precedenti si nota una minore attenzione alle sceneggiature che troppo spesso paiono fallate, o forse lo erano anche in precedenza, ma l’idea di partenza ce le nascondeva astutamente. Fuori dal coro “ Crocodile” che è gradevole ab solutum ma ha ben poco a che fare col tema della serie. Sembra che le idee vadano scemando.  (Redeyes)
 
01. USS CALLISTER (Uss Callister)
**** Un Daly(zioso) paciocco genio dell’informatica rivive le sue tristi giornate da vessato e “vittima” superando la propria autocommiserazione in Infinity, un MMORPG il cui tema rimanda allo Star Trek che fu. Despota e Dio gioca con i propri burattini imprigionati, amplificando al massimo il suo revanscismo. In pieno stile brookeriano si analizzano i progressi di una tecnologia che se da un lato aiuta il mero entertainment dall’altra altro non è che l’ennesimo rifugio dove scatenare le proprie frustrazioni. Si apprezzano, oltre a un concetto di fondo decisamente attinente alla serie, anche una buona attenzione alla ricostruzione della fantascienza seriale “classica”. Si comincia bene! (Redeyes)
***! Nel videogioco del protagonista (fan di una serie molto simile a Star Trek) vivono segregati personaggi basati sui suoi antipatici colleghi, ma quando lui non c'è sognano di poter uscire dalla ripetizione delle stesse azioni (un po' come l'Abatantuono di Nirvana). Sui loro tentativi di "fuga" si articola un episodio molto divertente, sia per il sottotesto drammatico che vede il nerd bistrattato diventare un folle despota, e sia perché in fondo ripercorre tutti gli stilemi della fantascienza avventurosa di cui si fa enorme omaggio. Bravi gli interpeti, bel ritmo. (Rambo90)
*** Genuino omaggio alla fantascienza classica (Star Trek palesemente chiamato in causa nella versione "particolare" di Infinity). Gli spunti per approfondire il rapporto tra protagonista e mondo virtuale vengono quasi tutti glissati per favorire un semplice confronto manicheo tra i cloni virtuali (buoni) e il protagonista in carne e ossa (meschino e represso, antagonista). Difficile considerare questa puntata un puro specchio nero, come la serie ci aveva abituato nelle prime due stagioni (in parte anche nella terza). (Gabigol)
***! La mente che ha programmato l'universo di Infinity appare come un bravo ragazzo sfigato che sul luogo di lavoro non viene considerato da nessuno. Ma nella realtà virtuale dimostrerà di essere capace di ben altro. Il mondo di Black Mirror non smette di sorprendere ed emozionare. I richiami sono in questo caso esplicitamente rivolti alle vecchie serie di fantascienza come Star Trek, abbinati però alla moderna tecnologia. La cosa più perversa è ovviamente la mente umana, che riesce a strumentalizzare a suo piacimento qualsiasi tipo di tecnologia. (Pinhead80)

02. ARKANGEL (Arkangel)
*** Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi, cantava Zero; Arkangel dona lo sguardo sul mondo della figlia a una madre apprensiva. Jodie Foster dirige con diligenza questo episodio gradevole ma che si sviluppa e termina esattamente come potresti scommettere dal primo frame. L’assenza di colpi di scena è compensata da una buona recitazione e da una durata perfetta. Forse si poteva premere ancora di più sulla funzione “filtro” ponendola come fulcro principale della storia e non relegandola fondamentalmente ad elemento parzialmente castrante della prima parte e di chiusura. Ciò nonostante i blackmirroriani non resteranno delusi. (Redeyes)
*** Jodie Foster alla regia di un episodio lineare ma molto intrigante dal punto di vista psicologico. A cosa si può spingere una madre paranoica per tenere la figlia in una campana di vetro? Interessante l'idea dell'app, molto brave le protagoniste e, anche se la sceneggiatura va a parare in un finale ampiamente prevedibile, si resta soddisfatti. La regia si differenzia da tutte le precedenti per un taglio realistico e a tratti quasi minimale. (Rambo90)
*** Essere genitore implica anche, e soprattutto, lasciare che i figli vivano la loro vita al pieno delle loro possibilità, al netto dei sbagli e cattive scelte che potrebbero profilarsi. La tecnologia - si veda la scena con il nonno - può essere salvifica, se usata correttamente e criterio; l'importante è che non diventi né strumento coercitivo né sostitutivo del dialogo e l'educazione. Buona puntata. (Gabigol)
***! Jodie Foster alla regia aggiunge un tassello al mondo oscuro di Black Mirror. Come spesso accade è il controllo dell'altro a farla da padrona e, in questo caso, quello di una madre ansiosa nei confronti della propria figlia. L'episodio, oltre a mostrare i limiti di una tecnologia che invade lo spazio altrui, dimostra quanto poco ci voglia a perdere la fiducia di qualcuno cercando di alterare il normale decorso delle cose. Ogni qualvolta l'uomo cerca di dominare il proprio destino ne viene drammaticamente sopraffatto. (Pinhead80)
 
03. CROCODILE (Crocodile)
 **
Il coccodrillo combatte con veemenza i pensieri pericolosi già citati nel primo schermo nero, pure con la sua piccola stazza: un’eccellente Andrea Riseborough. Se non fossimo dove siamo, se non ci aspettassimo una digressione sulla tecnologia, allora saremmo anche soddisfatti di questo episodio, con buone prove attoriali e una fotografia da sogno. Stante la serie, ci lascia interdetti godere unicamente di un risicato plot, con tante falle peraltro, poggiante su una banale serie di coincidenze che scatena una scia di sangue ma nessuna riflessione degna del nome. Come tonti criceti cercheremo di ricordarlo almeno per un po’. (Redeyes)
*** Spirale di coincidenze per mostrare come l'essere umano sia disposto a tutto pur di salvare la sua vita equilibrata, ma anche in effetti una riflessione sull'ineluttabilità della giusitizia. Si capisce subito che le cose andranno storte e che l'incedere a volte è troppo lento, ma in qualche modo si resta coinvolti, vuoi per l'ottima performance della protagonista, vuoi per il fascino delle ambientazioni innevate, o in ultim'analisi per la disturbante normalità con cui si sprigiona la violenza. Buono. (Rambo90)
**! Una sorta di déjà vu sulla falsariga dell'ultima puntata della prima stagione; quello che cambia è la "confezione" con la quale si presenta l'ennesima tecnologia coinvolta nella visione di ricordi (qui ricostruiti per necessità d'indagine). Al netto di una buona performance da parte della protagonista, nulla di nuovo sotto il sole e, anzi, si profilano sin troppe coincidenze da rendere credibile la sceneggiatura. Beffardo e amaro il finale. (Gabigol)
*** Ah il passato... come spinge sul pedale dell'acceleratore quando torna a cercarti mettendoti spalle al muro e facendo presa sulla tua coscienza. Le decisioni prese condizionano la nostra vita anche nel futuro e questo è un dato di fatto anche per la protagonista, che si ritrova "suo malgrado" in un mare di guai. L'ambientazione glaciale rende al meglio la freddezza e la lucidità con cui alcune decisioni vengono prese. Eppure, nonostante le precauzioni, tutto può andare in frantumi da un momento all'altro. Un episodio rispetto ad altri più ragionato ma pur sempre beffardo. (Pinhead80)

04. HANG THE DJ (Hang the dj) 
** (App)isolati su questo nuovo episodio soggiaciamo al lento scivolare in basso della serie, che se da una parte continua ad avere pure buoni spunti, dall’altro lesina sulle sceneggiature. (App)iattito l’amore a un mero e freddo algoritmo, da questi cerchiamo un elemento di rottura, di fuga, ergendoci un po’ a moderni Neo, un po’ Truman Burbank, ma alla fine corriamo a vuoto in degli ouroboros smartphonici. I due attori funzionano piuttosto bene, però il concetto di fondo arriva troppo debolmente e non ha la forza di scalfirci come altri episodi in passato. (Redeyes)
***! Episodio accattivante, che fa dell'amore al tempo delle app una evoluzione catastrofistica, con persone (quasi automi) costrette in appuntamenti prefissati a cercare l'anima gemella. La sceneggiatura ha la forza giusta nel trasmettere il messaggio; forza che imprime alla storia d'amore raccontata che arriva allo spettatore anche attraverso la buona verve dei protagonisti. Peccato per il finale che, nel tentativo di stupire a tutti i costi, fa perdere un po' della carica poetica fin lì vista. Comunque notevole. (Rambo90)
*** L'amore di coppia è organizzato da un algoritmo-coach che offre suggerimenti e scandisce il tempo rimanente prima della fine del rapporto. Snaturato il rischio dietro il flirt e appianato qualunque senso di meraviglia, i "partecipanti" rimangono vincolati al sistema e costretti a rapporti occasionali e poco soddisfacenti. L'approccio è piuttosto ironico e il finale più conciliante del previsto. Buona puntata. (Gabigol)
*** Nel solito futuro distopico un programma permette di trovare la coppia gemella con una percentuale di successo del 99,8%. I protagonisti che seguiremo dovranno fare tutto un lungo e tortuoso percorso. Questo è un episodio che ti conquista emotivamente perché non si può non tifare per l'amore. Il grande fratello che tutto vede e che tutto vuole amministrare è sempre presente, ma la forza dell'essere umano qui sta nel tentare di sfuggire alla morsa devastante di chi vuole tutti automi. (Pinhead80)

05. METALHEAD (Metalhead)
 **!
Sembra quasi di essere in uno Slade(ing) doors su un Autofac coevo Amazoniano. A protezione della merce canidi robotici che bramano sangue e potere sugli umani. Lo spunto sono i filmati della Boston Dynamics, la paura che questi robot senzienti acquisiscano consapevolezza di sé e finiscano per ghettizzare il genere umano. Niente di nuovo. Il bravo regista gioca con il bianco e nero per amplificare ulteriormente l’assenza di sentimenti dei cani e il senso di desolazione di un futuro pressoché desertificato. Tutto l’episodio, tuttavia, si focalizza, o si percepisce quanto meno, come un’affannata fuga più che uno spaccato di mera derivazione mirroriana così come siamo abituati ad intenderla. Sia chiaro non è tremendo, ma sarebbe stato più idoneo per antologie di altra derivazione. (Redeyes)
*** Un esercizio ansiogeno all'interno di un mondo post-apocalittico. Se la fotografia in b/n risulta suggestiva per esacerbare il senso di solitudine che anticipa il pericolo, purtroppo la puntata non si prefigge né le finalità morali delle prime stagioni né un particolare approfondimento sulle tecnologie prossime. Comunque un buon intratteninento. (Gabigol)
** Episodio molto fiacco, nonostante un'idea che nelle intenzioni dovrebbe scatenare uno stato ansiogeno per la continua caccia portata avanti dal cane robot. Invece il non sapere bene cosa stia accadendo, riducendo tutto a quello che sembra il finale di un qualsiasi film di Terminator (ma senza lo spessore dei personaggi di quell'universo), annoia. La protagonista è brava almeno e le location ben scelte, ma penalizzate dal bianco e nero, scelta cromatica opinabile. La regia di Slade è di routine, del resto dopo "Hard Candy" e i vampiri non è che abbia fatto chissà che (Eclipse...). (Rambo90)
*** Avrebbe potuto essere un piccolo capolavoro di quaranta minuti se l'attenzione del regista si fosse focalizzata solamente sull'azione. Invece a mettere i bastoni tra le ruote a una storia che di per sé non aveva nulla da spiegare troviamo la volontà di cercare una logica agli eventi. L'essere umano è sempre più alla mercé di una tecnologia che in questo caso è programmata per uccidere grazie a dei "cani da caccia". Un episodio che è un iniezione (quasi) ininterrotta di adrenalina. (Pinhead80)
 
06. BLACK MUSEUM (Black museum)
***! Il paradisiaco San Junipero torna a noi con i suoi mirabilianti colagoghi per il dolore in questo desolato e assolato museo nero. In questo episodio si veleggia nei trasferimenti di coscienza e sulle esportazioni sensoriali. Dei tre racconti che lo compongono il più accattivante è il primo, col medico assetato di dolore, che potrebbe quasi fungere da iniettore per una storia da antologia orrorifica. Al solito ottime le interpretazioni, molto bravo Hodge Haynes, cui è difficile voler bene fin quasi dai primi momenti. Forse il finale non è poi così inaspettato, ma accettiamo questo contrappasso dantiano con molto piacere e ancora una volta apprezziamo l’analisi sui risvolti della tecnologia. (Redeyes)
***! Un po' come nello speciale di Natale, anche qui si tirano le somme delle distopie tecnologiche che la serie ci ha proposto, ancora una volta sotto forma di trilogia. Tre racconti ben strutturati, narrati splendidamente da Douglas Hodge, con apice raggiunto in quello della scimmia, disturbante e drammatico al punto giusto. Prevedibile invece fin dall'inizio dove si andrà a finire, ma ciò non guasta la visione, per un episodio che se fosse stato l'ultimo dell'intera serie avrebbe chiuso in modo ragionato e in bellezza il tutto. (Rambo90)
*** Un (buon) voto d'ufficio per una puntata capace di raccordare differenti racconti - con annesse prospettive - attraverso un modello a matrioska molto simile a quello di "White Christmas". Certo, da quest'ultimo si rielaborano, con differente forma, il principio del cookie (qui installato nella testa di un terzo) e la tortura dello stesso a scopi poco nobili. Ottima narrazione, ma il tutto è piuttosto derivativo. (Gabigol)
**** Già di per sé l'idea di sapere che l'episodio si sviluppa all'interno di un museo zeppo di oggetti criminali fa venire l'acquolina in bocca. Che dire se poi anche il risultato finale è più che eccellente? Le storie (ebbene sì, ci saranno diversi racconti) intrigano non solo per i contenuti ma anche per i collegamenti a un altro episodio (San Junipero) e sono la base che ci prepara a un finale inaspettato e delirante. Uno dei migliori episodi dell'intera serie. (Pinhead80)
 

STAGIONE 5 (3 episodi, 2019)
**! L'idea che il passaggio su Netflix avvenuto con la quarta stagione abbia indebolito la qualità delle storie presentate è confermata pure dopo questa pausa (tamponata dallo sperimentale - per questo piacevole - Bandersnatch). Ciò è evidente dal momento in cui la fantascienza elaborata dagli autori sembra dover compiacere un target anche lontano dal genere, come nel caso dell'episodio di chiusura, che nonostante offra in partenza l'interessantissimo spunto dell'Internet of Toys (perfetto per lo spirito di base del brand) si sviluppi con trovate banali e imbarazzanti molto confuse anche nel messaggio che vorrebbero suggerire, dai toni di stampo quasi liceale.  Nel mezzo vi è un episodio ben diretto ed interessante, piacevole più per il buon ritmo e la tecnica che per il livello concettuale.  Il migliore episodio è il primo, che offre riflessioni coinvolgenti su diverse dinamiche sociali (la crescita, la maturità, il desiderio sessuale) contaminate dallo sviluppo di una seconda realtà, quella virtuale. (Fabbiu)
** Tutta la stagione gira a vuoto, come un picchiaduro dove i propri combattenti non lottano ma fuggono, come una star dormiente che non ha più desiderio alcuno di soddisfare noi fans, come i nostri smartphone che ci distraggono durante la visione, divenendo protagonisti del nostro divano. Questo calo qualitativo ci lascia perplessi, ci rimane solo di sperare che Bandersnatch abbia annichilito temporalmente l'estro dei nostri ma che qualcosa di bello bolla in pentola. Ad oggi, delusi, abiamo meno voglia di divorarci la prossima stagione, se mai ci sarà. (Redeyes)
 
 
01. IL MORSO DELLA VIPERA (Striking Vipers) 
** Striking Vipers è un picchiaduro, anche se duro dà adito a discordanti interpretazioni. Questo schermo nero analizza l’interazione fra realtà virtuale, pulsioni e vita reale. L’occhio critico, tuttavia, non ha la veemenza che ci si aspetterebbe da questi episodi e il dubbio che si voglia infiocchettare con costosissima carta quello che è mero onanismo cyber è forte. Ciò detto si lascia vedere anche con un certo piacere, in parte grazie a un cast fresco e simpatico, ma siamo anni luce lontani dalla qualità che ci si aspetterebbe. (Redeyes)
** Praticamente la stessa tecnologia vista in USS McCallister, ma al servizio di una storia decisamente più debole. Se lo spunto iniziale del gioco di combattimento che si trasforma in altro non era male, lo sviluppo è noioso. Succede poco e nulla dopo l'avvio del plot e quello che accade è prevedibile. Non aiuta nemmeno una regia di routine, lontana dai fasti e dalla tecnica di altri episodi. Cast non male, qualche momento ironico riuscito, ma la seconda parte è davvero ostica da seguire. Finale in ripresa, ma rimane uno degli episodi più scialbi. (Rambo90
** L'esordio della quinta stagione è demandato a una storia che nella rielaborazione del porno in chiave videoludica trova Il proprio fulcro. Idea di partenza non disprezzabile, ma la forza della stessa non copre la durata dei sessanta minuti e, fondamentalmente, non dice niente che non si sapesse già. Simpatici i rimandi a "Street fighter". (Gabigol)
*** L'amore al tempo dei videogame. Sembra non c'entrare nulla con il titolo e con le premesse dell'episodio, ma sotto gli abiti dei combattenti l'energia sessuale finisce per dilagare nel mondo reale. Ancora una volta gli sceneggiatori di Black Mirror ci mettono in guardia dalle potenzialità e dai rischi delle nuove tecnologie, in grado di erodere le relazioni quotidiane. Non è sicuramente uno degli episodi migliori, ma bisogna riconoscergli una certa originalità. (Pinhead80)

02. IN PEZZI (Smithereens) 
 **! 
Un uomo rapisce uno stagista per poter parlare con il gran mogul di una app. Da qui si snoda un episodio differente da tutti gli altri. Non ci troviamo infatti in un futuro nemmeno prossimo, ma nel nostro stesso presente, e sebbene la tecnologia sia sempre al centro della trama, la sua pervasività è resa nel più semplice dei modi (tutti usano il cellulare, tutti ne sono distratti). I protagonisti sono bravi, tranne un Topher Grace fuori parte, ma di rapitori in crisi ne abbiamo visti tanti in tv e al cinema e non è difficile capire dove si andrà a parare. Comunque buona la regia che sa gestire i lunghi tempi di attesa senza annoiare. Vedibile. (Rambo90)
*** Partiamo col dire che si tratterebbe di un 3 - come si usava dire a scuola, ma va premiato uno sviluppo quanto meno più interessante rispetto ai suoi fratellini della stagione. Questa volta il focus è sui social e gli smartphon, e potrebbe trattarsi d uno spot ministeriale contro il loro utilizzo alla guida. Lo sviluppo è un po' lento, teso anche a celare il mistero che avvolge il passato del rapitore, quasi a farci credere che gli stessi siano stati veicolo di cyberbullismo, magari. Le ultime scene ruotano un po' banalmente attorno al guru simil Zuckemberg, ma lasciano qualche stilla di speranza, per quanto il finale... (Redeyes)
** Uno degli episodi peggiori. Non tanto per la sua bassa qualità quanto per il confronto che inevitabilmente viene da fare con gli altri. Alla fine della fiera la storia è il solito pretesto che mette in guardia dalle tecnologie e dalle conseguenze di un utilizzo eccessivo delle stesse, ma la trama è banale e un'ora per arrivare alla fine sembra tanta roba. Forse le idee cominciano a scarseggiare. Speriamo non sia così. (Pinhead80)

03. RACHEL, JACK E ASHLEY TOO (Rachel, Jack and Ashley Too) 
 **
Nel museo nero, fra i crudeli cimeli di Rolo Haynes, c’era una scimmietta di peluche, che il nostro uomo da San Junipero aveva ideato e realizzato; possiamo dire che Ashley 2 altro non è che una sorta di epigone della stessa, seppur da utilizzare in campi completamente diversi. Ciò premesso non possiamo restar abbagliati né da questo spunto né dal suo sviluppo fin troppo lineare: uno spaccato hollywoodiano sull’ennesima enfant prodige privata dalla propria volontà e mercificata all’ennesima potenza per soddisfare l’amore dei propri fans. Le tre ragazzine (Miley Cirus inclusa) non recitano neppure male, ma tutto appare fin troppo banalizzato, così come la piatta regia. (Redeyes)

*** Divertente, un episodio dai toni meno dark in cui per una volta il finale rende giustizia alle protagoniste. In generale sembra di assistere a una trama uscita fuori dagli anni 80/90 con la ragazzina che aiuta la sua popstar preferita con la complicità della sorella maggiore e un'ironia molto presente. Non male gli effetti che animano Ashley Too e discreto il ritmo. Non piacerà probabilmente ai puristi della serie ma nella quinta stagione è il più godibile. Brave le tre ragazze (Cyrus inclusa). (Rambo90)

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