La mia vita con John F. Donovan - Film (2018)

La mia vita con John F. Donovan
Locandina La mia vita con John F. Donovan - Film (2018)
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Titolo originale: The Death and Life of John F. Donovan
Anno: 2018
Genere: drammatico (colore)

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Tutti i commenti e le recensioni di La mia vita con John F. Donovan

TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/07/19 DAL BENEMERITO MATALO!
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Bubobubo 4/07/19 10:54 - 1847 commenti

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I tormenti interiori di un attore nazionalpopolare che, incapace di comunicare coi suoi cari e di accettare la propria omosessualità, trova una valvola di sfogo in un'inconsueta e impossibile corrispondenza con un bimbo inglese. I due personaggi sono speculari (nella storia personale di abbandono e solitudine, nell'affettività, nei destini lavorativi), ma il modo in cui sono scritti e narrati è piuttosto pedante e retorico: ridicoli e sopra le righe, in particolare, i dialoghi messi in bocca al giovane Rupert (Tremblay). Non riuscito.

Matalo! 2/07/19 12:51 - 1382 commenti

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Primo film in inglese per l'enfant prodige francofono; il prezzo che si paga per entrare nel giro grosso è annacquare la propria specificità. Dolan non sarà un genio, ha però una cifra personale eccessiva ma sincera. Eppure questa storia di vite parallele tra un attore di fiction che non può vivere la sua identità gay e il precocissimo fan undicenne, che la realizzerà, puzzano di politically correct e di messinscena raffreddata. Il cast internazionale mette un "professionismo" che stride con l'incandescenza qui domata dell'autore. In paricolare pessima la Portman.

Daniela 15/10/19 00:48 - 13351 commenti

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Ragazzino undicenne intrattiene una corrispondenza segreta con il suo idolo, un giovane attore in piena ascesa ma tormentato dalla necessità di reprimere la propria omosessualità... Primo film girato in lingua inglese e primo tonfo per l'enfant prodige Dolan: lo stile e i temi portanti sono gli stessi ma la vicenda appare forzata, i personaggi poco convincenti, il vittimismo narcisista stucchevole. Altalenante la prova del cast: soprattutto Tremblay, già bravissimo in Room, qui  sembra un nanetto saccente. Modaiola e troppo invadente la colonna sonora. 
MEMORABILE: In negativo: la reazione isterica del bimbo quando vede in tv il suo eroe che muove un oggetto con la forza del pensiero

Paulaster 26/11/19 10:15 - 4958 commenti

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Ragazzino tiene una corrispondenza epistolare con l’attore che ammira. Il film, che racconta il lato oscuro della celebrità e dell’intolleranza di chi non accetta l’altrui natura, finisce in uno sproloquio retorico nell'intervista della Newton e nei soliti argomenti di Dolan (i conflitti amorosi con la madre, l’omosessualità repressa). Regìa discreta nei primi piani, male nei continui ralenti e nelle riprese in stile Refn. La migliore come ruolo è la Bates, perché i dialoghi della Portman col figlio o sono troppo evoluti oppure melensi. Canzoni banali.
MEMORABILE: Il caffè decaffeinato; Donovan che non accetta la corte e poi viene scaricato fuori dalla porta; La stampa fuori dall'ingresso come in Notting Hill.

Galbo 12/12/19 05:54 - 12691 commenti

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Divismo, culto della personalità, fragilità da successo. Per il debutto nel cinema anglosassone, Xavier Dolan mette molta carne al fuoco per un progetto sulla carta interessante. Peccato che i personaggi siano stereotipati oltre misura (il divo con problemi di autostima, la madre alcolizzata, il bambino bullizzato) e il casting poco felice (insopportabile Tremblay, poco “digeribile” la Sarandon, improbabile la Portman, mentre è abbastanza convincente Kit Harrington). Un passo falso per il talentuoso regista.

Giùan 7/12/24 10:21 - 4977 commenti

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Melò sovraccarico nel tipico stile di Dolan, ma viziato (pur se per altri versi, conoscendo l'ego invasivo dell'Autore verrebbe da dire baciato) da una fragilità endemica impietosa, senza reti sovrastrutturali. In particolare è impossibile da ricondurre a ragione cinematografica il parallelo tra il "mito" dell'attore giovane e il suo ammiratore (ma in qualche modo anche "prosecutore") bambino. Così, anche i momenti di indubbia verità (in particolare il confronto tra Harington e la madre Sarandon o quello tra giornalista riluttante e attore), sono fagocitati da ellissi e vaniloqui.

Pigro 24/01/25 10:12 - 10176 commenti

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Un incontro (epistolare) tra fragili solitudini: l’attore gay represso e il bambino bullizzato, che è sulle tracce del primo, il quale però non ha tracce da seguire a sua volta. Bella storia, con temi e atmosfere tipicamente dolaniani, tra affondi familiari (le madri!) e tracce politiche. Sceneggiatura un po’ caotica, con una cornice superflua e troppe scene madri artificiose e sopra le righe. L’ineccepibile formalismo sfiora il manierismo o a tratti il volutamente kitsch, mentre talvolta la noia incombe. Ma gli stimoli sono molti e buoni.

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  • Discussione Daniela • 16/10/19 15:00
    Gran Burattinaio - 5941 interventi
    Cerco di spiegare perché l'ultimo film di Dolan, autore di cui ho apprezzato le precedenti opere, mi è sembrato ben fatto ma fasullo nei contenuti.

    In circa un terzo dei paesi del mondo l'omosessualità è considerata ancora un reato, punibile con pene anche molto severe e, in vari stati mussulmani, con la condanna a morte.
    In Gran Bretagna, il reato di omosessualità maschile è stato abolito solo nel 1967, con alcune eccezioni limitative rimosse solo nel 2005.

    Anche nel mondo dello spettacolo anglosassone, tradizionalmente più tollerante nei confronti degli orientamenti sessuali, fino a qualche decennio fa il coming out esplicito avrebbe comportato rischi per la carriera.

    Veniamo al film, ambientato più o meno nell'ultimo decennio per quanto riguarda il ragazzino divenuto un giovane uomo.
    John F. Donovan, il personaggio dell'attore palesemente modellato sulla vera carriera del suo interprete Kit Harington (ovvero lo Snow del Trono di spade), cosa avrebbe rischiato nel vivere la propria omosessualità nella discrezione oppure dichiarandosi apertamente gay?
    Ben poco, a meno che non fosse entrata in ballo un'accusa di pedofilia.

    Ed è qui che il film di Dolan non convince peccando da un lato in ipocrisia (la relazione epistolare con il bimbo è presentata come castissima per cui che scandalo susciterebbe il renderne noto il contenuto?), dall'altro in vittimismo.

    Donovan non fa che piangersi addosso, anche se non rischia carcere, frustate o cappio al collo, anzi non rischia neppure la carriera, ma solo di provocare la delusione delle sue fan più urlanti e innamorate.
    Da come ci viene mostrato, anche il rapporto con la madre - strettissimo e problematico come in tutti i film di Dolan - non ne uscirebbe compromesso più di tanto, e di certo Donovan potrebbe contare sul sostegno del fratello maggiore e della migliore amica, da sempre consapevoli del fatto.
    Ultima modifica: 20/01/20 03:34 da Daniela