In Tout va bien (cui i titolisti italiani decisero di aggiungere un garbato auspicio) Yves Montand e Jane Fonda interpretano due intellettuali impegnati alle prese con uno sciopero in una fabbrica di salumi, in cui si recano per un reportage venendo "sequestrati" e assistendo alle rivendicazioni. La latente crisi della coppia esplode... JLG comincia ad abusare delle metafore: volendo mostrare "uno spaccato" di lotta di classe filma appunto... lo spaccato della fabbrica. Qualche guizzo, un ottimo Caprioli, ma didascalismo a chili.
Moti sessantottini, occupazione delle fabbriche, conflitti interni alla coppia: è lo scenario per una ricognizione sull'attività umana, intesa come contributo, lavoro, sviluppo economico-imprenditoriale, urgenza di storicizzare la coscienza nazionale per una più consapevole gestione del proprio ruolo sociale. Brechtiano e verboso, con un'insistita composizione cromatica di blu, bianco e rosso (la bandiera francese) è un complesso contributo alla lotta di classe, eminentemente teorico, che anticipa i concettualismi estremi che verranno. Originale l'utilizzo delle due vedette d'occasione.
MEMORABILE: Il lunghissimo piano sequenza nell'ipermercato.
Tematiche socio-politiche vengono trattate in questo bel film da un Jean-Luc Godard (con Gorin) in gran spolvero. I registi sembrano consigliare alla classe operaia francese di osare di più, di essere più attiva e combattente per far rispettare i propri diritti. Bravissima la Fonda. Simpatico Caprioli.
Film "estremamente" politico di Godard (non che altre sue opere non lo siano) e figlio del suo tempo. Per carità nessun male, ma la verbosità ed il didascalismo, quindi anche un filo di noia, la fanno (almeno a tratti) troppo da padroni. Come sempre però, anche nelle opere minori del grande regista francese, non mancano intuizioni e momenti riusciti. Coraggioso il modo di coinvolgere due star del calibro di Montand e Fonda. Meglio nelle intenzioni che nei risultati.
MEMORABILE: Montand e la Fonda che parlano del loro rapporto e lo sintetizzano in modo molto diverso. Il piano di sequenza nell'ipermercato.
Godard, dopo aver lasciato per quattro anni il cinema "normale" per i cinegiornali militanti, torna con un film che è una riflessione geniale sulla politica, sul cinema, sul divismo, sulla lotta di classe. Si parla di una fabbrica di salumi autogestita con il padrone Caprioli sequestrati, si seguono una giornalista americana e un regista che raccontano i problemi di coppia e di lavoro, si vede un esproprio in un supermercato mentre un "riformista" cerca di vendere con lo sconto il programma del suo partito. Come sempre Godard è geniale, sorprendente, profondo.
MEMORABILE: La pubblicità girata da Yves Montand; I titoli di resta con le paghe per i vari ruoli; Jane Fonda bella come sempre.
Riflessione godardiana a quattro anni dal Maggio francese su torti e ragioni del riformismo, dei sindacati e del movimento sessantottino, con intermezzi sulla crisi di coppia e sulla mercificazione consumistica, che investe anche la cultura e la politica. La verbosità e il didascalismo, in parte retaggio delle sperimentazioni degli anni precedenti, sono attenuate dal gusto per il paradosso e dai virtuosismi delle sequenze più riuscite. All’inizio si suggerisce che “per fare un film ci vogliono i divi”, ma Caprioli si ritaglia uno spazio di tutto rispetto tra Montand e Jane Fonda.
MEMORABILE: “Ci sarebbero dei borghesi che borgheseggiano”; La fabbrica occupata; La sequenza al supermercato; “Possa ognuno essere il proprio storico”.
Jean-Luc Godard HA DIRETTO ANCHE...
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MusicheAlex75 • 15/06/23 19:19 Call center Davinotti - 709 interventi
La canzone sulle cui note si chiude il film: Il y a du soleil sur la France del duo Stone et Charden, formato dallo chansonnier francese Eric Charden (che compare in un cameo) e dalla sua allora moglie Annie Gautrat. https://www.youtube.com/watch?v=xiaN5CT6KN8