Crystal voyager - Documentario (1973)

Crystal voyager
Locandina Crystal voyager - Documentario (1973)
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Crystal Voyager
Anno: 1973
Genere: documentario (colore)

Cast completo di Crystal voyager

Note: Musiche di G. Wayne Thomas, Crystal Voyager Band e Pink Floyd ("Echoes").

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La nostra recensione di Crystal voyager

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

E' un peccato che CRYSTAL VOYAGER, oltre che all'interno della comunità surfista ove è considerato un autentico cult, sia conosciuto quasi solo dai fan dei Pink Floyd, perché è invece un'opera unica e di grande fascino, se visionata nella giusta predisposizione d'animo. E' nettamente divisa in due, con una prima parte più lunga e una seconda (quella più nota) che dura lo spazio di un brano musicale; ma non uno qualsiasi: stiamo parlando di “Echoes”, oltre venti minuti quasi interamente strumentali composti e suonati dai Pink Floyd e pubblicati sull'album “Meddle”, del 1971. Ritenendo che il pezzo si sposasse perfettamente alle loro immagini, gli autori chiesero al gruppo inglese di poterlo...Leggi tutto utilizzare: ottennero i permessi concedendo in cambio ai Floyd di mostrare parti del film per alcune proiezioni sullo schermo durante i loro concerti. Sono i venti minuti conclusivi insomma ad aver regalato una sorta di immortalità alla singolare opera australiana di Elfick: venti minuti in cui il celebre surfer californiano George Greenough monta una cinepresa impermeabile sulla schiena e si tuffa tra le onde filmando in soggettiva muri d'acqua che si alzano e s'infrangono, immersioni improvvise in un clima surreale esasperato dall'utilizzo costante del ralenti e da musiche che effettivamente si sposano benissimo con quanto si vede sullo schermo. Inevitabile una certa ripetitività, dal momento che in primo piano è quasi sempre l'onda che lentamente da destra crolla sul surfista (mai inquadrato) portandolo poi a scivolare nel tunnel d'acqua creatosi (percorso fino a uscirne o a venirne seppellito), ma il fascino dell'insieme è tale da rendere il tutto qualcosa di molto vicino alle sensazione che la musica dei Pink Floyd del tempo offriva senza immagini. Imperdibile per i fan della band inglese quindi, ma godibile anche per una prima parte di 50 minuti che in troppi trascurano, in cui Greenhough racconta la sua vita e come ha costruito la barca a vela che accompagnerà lui e i suoi amici surfers Richie West e Nat Young (campione australiano) alla ricerca delle grandi onde da cavalcare. Poche parole - quasi tutte nei primi minuti - e poi grande spazio alla musica, che fin dall'inizio accompagna splendidamente le immagini. E' la soundtrack ufficiale del film firmata da G. Wayne Thomas e dalla Crystal Voyager Band, dolci brani cantati dal sapore americano purissimo, molto seventies e che fanno da sfondo alle esibizioni sul surf dei protagonisti, qui ben visibili in carne ed ossa e sempre al centro delle inquadrature. Grazie a effetti di luce naturale straordinari, a un montaggio (dello stesso Greenhogh) impeccabile e a una regia professionale, il film già in questa parte ci introduce in un mondo silenzioso fatto di perfetta comunione con gli elementi naturali. Più che un film un'esperienza, da godersi assorti apprezzando la qualità e la forza intrinsecamente spettacolare delle immagini, mai fini a se stesse e lontane dal business hollywoodiano. Autentica, appagante, un'opera che al tempo seppe affascinare anche la critica (e Cannes, dove venne presentata), che mescola sapientemente riprese “live” ad altre di backstage, in cui si vedono Greenhough e la troupe prepararsi ai ciak e spostare le cineprese sulla spiaggia.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/07/15 DAL DAVINOTTI
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