Rassegna THICK AS A BRICK – Livello 5 (11/07/2014)
Love Exposure (durata: 3 ore e 56 minuti)
Finalmente ci siamo: esattamente il tipo di film che speravo di incontrare imbarcandomi in una rassegna del genere.
Love Exposure era per me (come raccontai in privato a Zender e a Didda) l'elemento misterioso del gruppo, intercettato casualmente durante un'ormai antica ricerca sul regista e da allora lasciato a galleggiare nel limbo. L'unico commento presente sul Davinotti (del buon Luchi78) gli rifila il voto misterioso per eccellenza, quel *** che, unito ad una volontaria reticenza per quanto riguarda la trama e quell'“erotico” alla voce “genere” rende la visione per l'incauto utente davinottiano un vero salto nel buio.
Una prima osservazione prettamente burocratica: per quanto il film abbia l'amore a fare da filo conduttore, non lo considererei tanto un erotico (nessuna scena erotica, nessuna scena di nudo, giusto qualche pomiciata saffica e qualche erezione sotto i pantaloni) quanto, forse, un sentimentale, sentimentale assolutamente libero da qualsiasi convenzione da love-story e condito con tutti i generi possibili.
E' infatti improponibile, e qui mi trovo d'accordo con Luchi78, anche solo immaginare di mettersi a raccontare la trama. Potrei dirvi: “Un bambino vive con genitori ultracattolici. La madre un giorno gli dice:'Sto per partire per un lungo viaggio' ma il bimbo intuisce che sta per giungere la sua ora. Sul letto di morte la madre consegna al figlio una statuetta della Madonna dicendogli 'Da grande dovrai trovare una donna come lei, e poi me la dovrai presentare'. Dopo la morte della madre, il padre decide di farsi prete e si trasferisce con il figlio direttamente nella chiesa. La vita scorre tranquilla finché un giorno mentre papà dice messa una donna non si mette a urlare e a strepitare. A messa finita la donna confessa al padre-papà di non essere cattolica, ma di volerlo assolutamente diventare. La donna viene iniziata al cattolicesimo ma appare chiaro che il suo vero obiettivo sia realtà il sacerdote, di cui è segretamente innamorata” e tutto questo – udite udite – si svolge durante i soli primi 10 minuti di film, e tutto il resto della pellicola si dipana a ritmi altrettanto vorticosi e incessanti (tranne nel meraviglioso, kitanesco segmento sulla spiaggia, forse l'apice del film, con un versetto della Prima Lettera ai Corinzi gridato in pianosequenza), andando a toccare temi come l'amicizia, la cattiva educazione genitoriale, le sette religiose, l'hobby dei “pervertiti” nipponici di fotografare la biancheria delle ragazze, il tutto abbracciando una gamma incredibile di generi (la commedia demenziale, il melodramma, lo shojo, lo splatter, il sentimentale, il thriller complottistico) ma illuminato dai due temi fondanti del film, l'amore e Dio. Il profano si tinge di sacro, la lussuria (le erezioni del protagonista) diventa sinonimo d'amore, la perversione comune (le fotografie delle mutandine) si trasforma in un legame di vera amicizia, il tutto contrappuntato da brani classici (il Bolero di Ravel, la settima di Beethoven ecc) ironicamente repertoriati.
L'elemento veramente sorprendente di Love Exposure, oltre al citato ritmo narrativo che raramente in oltre un decennio di cinefilia ho mai rintracciato a tale costante rapidità, risulta senza dubbio la capacità i mantenere un unico filo narrativo in tale calderone di generi e tematiche, con una grandissima cura per i dettagli e un'abilità sorprendente nel ricomporre i pezzi del puzzle una volta che si tirano le somme.
Si ride, si soffre e si esulta senza mai perdere di vista il nucleo centrale, quell'esposizione all'amore alla quale ogni personaggio del film è soggetto, che si tratti di amore per la donna dei propri sogni o di amore per Dio. E' in realtà l'amore di Yu per la sua Maria a costituire l'intero scheletro narrativo, o se si preferisce il triangolo tra Yu, Yoko e Koike, e non è un caso che il titolo Love Exposure esca soltanto a 50 minuti dall'inizio del film, con la scena che sancisce l'inizio ufficiale dell'intrigo sentimentale.
Ho scritto tutto e non ho scritto niente. Tra le 4 ore più spassose e scorrevoli della mia vita, pur con i suoi eccessi e le sue sregolatezze. Un'odissea amorosa su celluloide (o meglio, in bit) che consiglio a tutti gli utenti del sito pur sapendo che i pallini potranno benissimo oscillare dal massimo al minimo a seconda del recensore. Un'esperienza forse non per tutti i gusti, ma che vale la pena di vivere.
voto: ****
peso specifico: piuma