Bruce Lee naturalmente non c'entra nulla: viene usato ridicolmente dal doppiaggio italiano come specchietto per le allodole (tecnica usata per gran parte dei moltissimi film cinesi di arti marziali del periodo). Il titolo originale, THE CRIPPLED MASTERS, chiarifica invece fin da subito la natura straordinaria dell'opera: i protagonisti sono due combattenti (realmente) storpi, due autentici e impressionanti "freaks" che, nonostante la mancanza di braccia (per il primo dei due) o di gambe (per il secondo), riescono ugualmente - e incredibilmente! - a prodursi in scontri ritmati dall'incessante (quanto ridicolo) rimbombare dei colpi. Il rumorista la fa da padrone: ogni pugno, calcio...Leggi tutto esplode come una revolverata anche se non non va a segno, mentre i due storpi si adoperano per dimostrare l'impossibile, e cioè che il kung-fu è solo questione di testa. Allenati da un maestro yoga (doppiato da Gigi Reder come altri due personaggi secondari, tanto per dire la cura dedicata al film dai nostri distributori dell'epoca), si alleeranno a un altro campione per sfidare il cattivo di turno. La trama in sostanza è tutto qui, e certo i dialoghi non si può dire che brillino per inventiva o vivacità. Pur tuttavia l'azione - tanta e ben distribuita - ha il potere di provocare ampi sorrisi: come poter credere a combattimenti tanto assurdi? Eppure i due "relitti" (così li definiscono nel film) fanno cose davvero incredibili, considerati i loro handicap, acrobazie velocissime che vale la pena vedere e studiare. La regia li assiste con perizia, e tanto basta!
Film di arti marziali assolutamente straordinario. Incredibile ma vero i protagonisti sono due attori veramente storpi: a uno mancano le braccia e all'altro le gambe. Quello che fanno i due in questo film vi lascerà a bocca aperta. All'inizio non vanno d'accordo ma poi un maestro li convince ad allenarsi e a mettersi insieme per vendicarsi. Dopo duri allenamenti e varie umiliazioni riusciranno a vendicarsi? Comunque Bruce Lee non c'entra niente con questo film.
Nonostante sia evidentemente limitata nel budget resta un'operazione niente male. Le scene di combattimento non sono da buttare via; peccato per il doppiaggio veramente scandaloso e gli effetti sonori che rasentano il ridicolo. Nel genere arti marziali si è visto di ben peggio. Non un capolavoro, ma un'occhiata la merita.
MEMORABILE: Il maestro fachiro; Le gambe sciolte con l'acido.
Kung-fu movie di allucinante povertà, reso indimenticabile da due protagonisti invalidi ma abilissimi nella lotta. Realismo terzomondista allo stato puro: location improvvisate e impervie (quel vento perenne sullo sfondo...), piani frontali di non-attori che manco Pasolini (e si notino certe dentature), montaggio sgangherato e primitivo, un cattivo che pare un Freddie Mercury asiatico con sfregio e gobba, una folle colonna audio, una tramina pretestuosa che scatena risate involontarie sempre quando non vorrebbe. A suo modo imperdibile.
MEMORABILE: Dopo decine di pugni e calci dal suono sempre uguale, lo storpio ruota su se stesso regalando un inedito effetto mitragliata. Comicità alla Playtime?
Prodigi del cinema realizzato come uno scalcagnato, delirante - ma preciso, dettagliato e veloce - spettacolo da baraccone di freaks. Oggetto di realismo straniante la cui trama è un puro pretesto, l'ambientazione miserabile, il cast indimenticabile (certe facce sembrano incisioni pulp a puntasecca). La regia si prodiga con onore nell'esaltazione dei due protagonisti che - è da sottolineare - sono due veri storpi estremi capaci di incredibili prodezze marziali. Bruce Lee non c'entra niente: va bene così. Imperdibile per gli adepti del genere.
Premesso che erigere gli arti parziali ad arti marziali mostrando che la malattia è già nell’uovo medicina è un’enorme lezione di vita per il privilegiato occidente lagnoso, e che la diluizione a 80’ di una trovata jodorowskiana è viatico di ottimi auspici filmici, lo slancio encomiastico è già in riserva, e spiace annotare sul libro mastro delle delusioni un manufatto che intiepidisce anche i rabdomanti delle stranezze più esotiche come forse anche i più sfegatati fan del kung-fu movie. La messa in scena batte gran fiacca e trasuda inoperosità in ogni dove, lasciando sempre meno avvinti.
Gongfupian estremamente originale, tra i migliori del sottogenere "poveristico", non sfrutta l'handicap dei protagonisti in chiave exploitation e nemmeno si avvale (cosa impensabile all'epoca) del politicamente corretto per compatirli in maniera ipocrita. Mostra invece coraggiosamente che nulla è impossibile e che l'unione fa la forza; per il resto, l'opera è assai curata e pare quasi un incrocio tra Pasolini, Chang Cheh, Jodorowsky, Corbucci e Wang Yu. Titolo forse minore ma assai caro ai fan del genere di tutto il mondo (soprattutto negli Stati Uniti). Un film coraggioso.
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HomevideoGeppo • 29/11/09 12:51 Call center Davinotti - 4356 interventi
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