Harlem, anni 30: il Cotton Club è il tempio del jazz in cui si esibiscono grandi musicisti. La sua parabola accompagna anche il trionfo di gangster spietati. Il film intreccia il doppio filo dell'entertainment e della grande criminalità, restituendo il sapore di un'epoca ambiguamente mitica: esemplare la sparatoria che accompagna un frenetico tip tap. Coppola compone con maestria calligrafica l'affresco, potendo fruire di una splendida fotografia, di una musica leggendaria (d'epoca) e di una serie di attori di prima grandezza.
Nulla da dire sulla scintillante confezione: fotografia, scenografie e colonna sonora sono, infatti, da stropicciarsi gli occhi. Peccato però che la sceneggiatura non sia all'altezza della situazione mostrandosi poco coesa e soprattutto scarsamente tesa ed avvincente. Capolavoro mancato ma comunque da vedere per chi ama il jazz ed il genere gangsteristico.
Originale l'idea di raccontare l'epopea del "gangsterismo" americano dall'ottica di un locale notturno di harlem tra la fine degli anni '20 e la metà dei '30. Il cinema di Coppola non è mai banale e Cotton Club non sfugge alla regola: le evidenti lacune della sceneggiatura e della caratterizzazione dei personaggi vengono compensate da un potente affresco dell'epoca con scenografie, costumi e sopratutto colonna sonora estremamente curati che portano letteralmente dentro gli ambienti lo spettatore.
Con Cotton Club paghi 1 e prendi 3, ma nell'accavallare love story, gangster story e music story devono essere intervenuti tagli a livello produttivo tali da rendere il film difficile da seguire. Ciò che risalta è l'esistenza di due mondi paralleli (quello bianco e quello nero) che si influenzano a vicenda senza venire a contatto se non nel debole anello di congiunzione rappresentato dal cornettista Dixie Twyer. Le decine di brani d'epoca sono superlativi (non a caso al Cotton Club si alternavano le orchestre di Duke Ellington e Cab Calloway).
Elegante affresco musical-gangsteristico nella Harlem fine anni '20. Parallelamente all'ascesa del famoso locale Cotton Club si raccontano le vicende di Dixie, musicista jazz che salvando la vita al boss Dutch Schultz, ne diventa un tirapiedi. Purtroppo la cura nella regia e nella ricostruzione della New York proibizionista non è stata sufficiente a farne un successo al botteghino. Si poteva fare di più.
La storia è quella del Cotton Club, il locale di Harlem posseduto dalla mafia che raccolse il gotha del jazz americano negli anni '20 e '30. Fra esibizioni leggendarie e storie d'amore più o meno pericolose si discutono gli affari mafiosi della Grande Mela e si cerca di salvare la pelle. Un contesto in cui Coppola sguazza dando il meglio di sé, peccando solo talvolta per troppa passione. Il cast stellare in forma smagliante contribuisce a rendere la pellicola un piccolo classico in attesa di riscoperta. Grande cinema!
Cornettista salverà la vita a un gangster. Anni di piombo e balli nella splendida cornice del locale di Harlem del titolo. Da un lato c'è il tributo alla musica jazz e al tip tap con ottimi numeri e canzoni divertenti, mentre dal punto di vista criminale Coppola non riesce a ricreare l'epopea dell'epoca degli anni Venti per semplicistiche vicende territoriali. Gere ha il viso giusto ma con qualche ingessatura; meglio le coreografie di Hines.
MEMORABILE: Gli anziani che ballano insieme; Cab Calloway; Il numero di Hines e suo fratello.
Nella cornice degli anni Trenta, la storia del più famoso locale notturno di New York si intreccia con quella della criminalità organizzata, mentre seguiamo le vicende di un suonatore di cornetta che si innamora della pupa di un boss... Si può parlare di capolavoro mancato in quanto aveva tutte le carte in regola per essere un grande film, a cominciare dal regista, autore del soggetto insieme al "padrino" Puzo, ma si tratta di un'opera che, pur impeccabile nella confezione, non riesce a coinvolgere ed appassionare, risultando più decorativa che ispirata per carenze a livello di sceneggiatura.
MEMORABILE: I numeri musicali sono tutti pregevoli, motivando ampiamente la visione; Diane Lane con la calottina è splendida
Coppola avrebbe voluto creare il ritratto corale di un’epoca ormai mitizzata (la N.Y. degli anni ’30) cucendo insieme jazz, spettacolo, malavita e passioni facendo perno sul celebre locale di Harlem. Purtroppo il risultato è grandioso dal punto di vista scenico ma schizofrenico da quello narrativo, con situazioni che appaiono discontinue che costringono a seguire il film “a fasi alterne” per evidenti carenze nella sceneggiatura. Il regno dei boss è reso quasi innocuo e patinato, tutto gag scontate e tira e molla di sfide e pupe. Rimane l’intrattenimento nel nome del grande jazz.
MEMORABILE: Il virtuosistico montaggio tra l'esibizione di tip tap e la sparatoria nel finale.
Un’opera che consente a chiunque di immergersi nella New York degli anni Trenta, ricostruita magnificamente nei costumi e delle scenografie. Ampio spazio è lasciato al jazz, vero coprotagonista insieme al locale, a ricostruire la società e le dinamiche del tempo. Le basi lasciavano presagire un noir puro, ma i fatti dicono che si ibrida con il musicale per tributare il periodo storico e il modo in cui permane nell’immaginario collettivo. Questo potrebbe spiegare la mancanza di mordente e concisione della sceneggiatura, riempita con un andirivieni di personaggi che incidono poco.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (martedì 31 dicembre 1985) di Cotton club:
HomevideoZender • 22/09/17 09:52 Capo scrivano - 47698 interventi