Passaggi tv di Al massimo ribasso - Film (2017)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/04/21 DAL DAVINOTTI
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  • Non male, dopotutto:
    Capannelle
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Marcel M.J. Davinotti jr.

IN TV/SATELLITE

1 post
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  • Caesars • 16/12/21 09:21
    Scrivano - 16812 interventi
    16/12/21 ore 23:40 su Rai Premium
    Irritante. Soprattutto considerato quanto di buono mette per altri versi in luce. Raccontare una storia in questo modo, rifiutandosi così a lungo di spiegare le funzioni dei personaggi all'interno della stessa, lasciandoli comparire dal nulla e nel nulla ricacciandoli per poi riprenderli, affastellando dialoghi smozzicati privati delle parti che aiuterebbero a contestualizzarli nel modo corretto, significa penalizzare fortemente la godibilità del tutto. Perché va bene suggerire, mascherare per lasciar intuire solo parzialmente, nascondere quella verità che poi rappresenta...Leggi tutto l'unico vero colpo di scena del film, ma se per ottenere un clima di mistero - ben reso peraltro da una raffinata colonna sonora e dalla scelta non banale delle location torinesi - tocca macellare a tal punto l'azione interrompendola con flash che il più delle volte paiono fuori luogo o inutili... allora vuol dire che si è esagerato. La vicenda ruota intorno a un uomo di professione incerta, Diego Malenotti (Carlomagno), che si aggira per la città con le cuffie quasi sempre calate sulle orecchie, incontra personaggi la cui importanza in un secondo tempo verrà chiarita e dimostra di avere un'abilità assai particolare e utile: quella di scoprire con esattezza quale sarà la cifra che alle gare d'appalto in busta chiusa i partecipanti limano all'osso per poter vincere l'asta “al massimo ribasso”. Potendo conoscere l'offerta esatta in anticipo, sarà sufficiente abbassarla di poco per garantirsi la vittoria. Come ottenere quel prezioso numero? E' il grande segreto custodito dal protagonista, in contatto con un abile hacker (Saberaghen) che l'aiuta in un lavoro volutamente (e qui ci sta) oscuro. E' questo a rendere richiestissimo (soprattutto dalla malavita) Diego, pagato profumatamente da un losco ingegnere (Barbi) per fornirgli l'entità delle offerte altrui. Se tuttavia le sequenze legate alla curiosa professione del protagonista permangono a lungo in un clima di fastidiosa fumosità, lo stesso non si può dire del suo rapporto con Anita (Sartoretto), un'infermiera tossicodipendente che l'uomo salva da una difficile situazione e con cui trascorre qualche ora apparentemente felice. Resta da capire perché Diego scambi via chat pareri tra il filosofico e lo scientifico con un eccentrico fisico e se c'entri qualcosa il simpatico omino con qualche tara mentale (Dell'Accio, straordinario) con cui spesso s'intrattiene al parco. O sono solo inserimenti in alcuni casi ambigui il cui compito è semplicemente quello di arricchire un racconto altrimenti piuttosto povero? Penalizzato anche da un discutibile sonoro che spesso rende di difficile comprensione dialoghi già di per sé recitati a mezza voce soprattutto da Carlomagno, il film di Riccardo Jacopino (che l'ha scritto insieme a Tommaso Santi) spreca come detto ottime qualità - compresa una recitazione indubbiamente valida da parte dell'intero cast, con una menzione per il bravo Matteo Carlomagno - per giocarsi la carta del cinema d'autore più intimista e indipendente, legato qui a doppio filo con una vena noir drammatica in cui i protagonisti difficilmente si relazionano con più di un individuo nello stesso momento. La sensazione comunque è di scene spesso inserite senza una vera logica come nel caso dell'incipit alla cascata (dal quale si torna poi indietro nel tempo di un anno senza alcuna apparente necessità), d'effetto ma fini a se stesse, in cui si evidenzia il buon utilizzo dei droni a conferma di un valido lavoro sull'immagine; ma sono momenti che spezzano un ritmo già rallentato da frequenti pause fastidiose. Talvolta sembra di stare dalle parti del PI GRECO di Aronofsky (negli incontri col fisico, o quando Diego fissa numeri sul suo notes), altre in un noir che però non pare affatto interessato alle conseguenze sulla società del "massimo ribasso" citato nel titolo e nella didascalia iniziale (in cui si sottolineano giustamente le colpe facilmente imputabili a tale triste pratica), usato quindi come semplice pretesto. Chiudi
    Marcel M.J. Davinotti jr.