Discussioni su Nymphomaniac - Volume 1 - Film (2013)

DISCUSSIONE GENERALE

43 post
  • Raremirko • 27/12/16 03:47
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Visto cut, credo; non mi ha fatto impazzire ma ne lodo originalità e stile, per certi versi (poi gli attori, in quel modo, non li avevo mai visti; molto bene LaBeouf, sgradevole ed ambiguo).

    Al solito Von Trier è provocante, compiaciuto, irrisolto, ma è un totale padrone, anche qui, del mezzo filmico.

    E' a suo totale agio sotto tutti gli aspetti e c'è dello sperimentale nel suo modo di far cinema (numeri impressi on screen, montaggio per contrasti, ironia stramba, ecc.).

    Coraggioso e di discreta fattura.

    Sessuomane ma non necessariamente erotico.
  • Poppo • 29/12/16 12:03
    Galoppino - 465 interventi
    Raremirko ebbe a dire:


    Sessuomane ma non necessariamente erotico.




    Beh, sì, non è certo un film "erotico". C'era più erotismo e romanticismo in Ultimo Tango, per rimanere nei film tragico/drammatici incentrati su storie di sesso.

    Per la verità non è "erotico" manco un film come Shortbus, che in sostanza è una commediola simpatica piena di sesso e con velatura tragica di uno dei protagonisti.

    In realtà "erotico" è come "pornografico". Come si teorizzava decenni fa, se fai un film per eccitare lo spettatore i termini "erotico" e "pornografico" si equivalgono, diventa cioè solo una questione di quanto si può mostrare, censura permettendo.
  • Buiomega71 • 30/10/20 11:00
    Consigliere - 25999 interventi
    Il sesso come lo intende il divin Lars, o meglio, il non sesso, mai così meccanico e assolutamente ben poco eccitante, dove la fruizione di orgasmi, blow job, cunnilingus, penetrazioni più o meno hardite e copule varie, si sprigionano sullo schermo in maniera fredda e chirurgica, come se Lars ne prenda le distanze, e veda tutto sotto l'occhio dell'entomologo cinico e distaccato.

    Dopo un incipit che ha del miracolso (lo squallido vicoletto, i timidi fiocchi di neve misti a pioggia, il corpo della Gainsbourg riverso a terra, la potentissima canzone Nymphomaniac sparata a tutto volume) la monumentale Psychopathia Sexualis vontreieriana si divide in momenti di grandissimo cinema a altri poco riusciti, che non rimane immune a certi scivoloni nella noia (soprattutto nei dialoghi teatraleggianti tra la Gainsbourg e Skarsgard, dove si tira in ballo la metafora della pesca, Bach, la polifonia, Poe, la troppo rassicurante, e per certi versi ambigua, comprensione dell'uomo che pare non avere pregiudizi di sorta), con scelte narrative alla Californication che fanno storcere un pò il naso (uno su tutti, l'innamoramento di Joe, una straordinaria Stacy Martin, vera rivelazione attoriale del film, verso il Jerome di La Beouf e tutta la parte in ufficio, compreso il blocco dell'ascensore).

    Più che mai , il genio e la sregolatezza vontreieriana, viene fuori in toto nella prima parte delle pruderie ninfomane di Joe, dove il cattivo maestro danese gioca a fare il Greenaway della situazione (i numeri in sovraimpressione sullo schermo), toglie il colore nella parte più dolorosa e lancinate del film (con intro dalla Casa Usher poeiana), dove Von Trier rimembra il suo Kingdom, nel capitolo più duro da affrontare (il delirium tremens di Slater, la sua implacabile agonia le feci che colano dal letto, Joe che si bagna davanti al padre morto, dopo aver sfogato la sua ninfomania nel reparto ospedaliero della lavanderia), oppure adotta il formato letterbox nel segmento della signora H, dove Uma Thurman regala un pezzo di cinema vontreieriano di assoluta grandezza (un grottesco e delirante teatrino dell'assurdo) o il puzzle jeromeiano nella mente di Joe, che si masturba in treno addocchiando i particolari dei passeggeri che le ricordano il suo amore), giocherella con lo split screen suddividendo gli amanti occasionali e passionali di Joe, fino a toccare la fantasia di Skarsgard, che immagina la giovane Joe come una professoressa (non di scienze naturali) parecchio sporcacciona e smutandata, con uso improprio della squadra e della bacchetta.

    I divertenti (e per nulla morbosamente pedofili) giochi "automasturbatori" delle bimbe che si dilettano a fare le rane in bagno per darsi piacere, la corda della palestra che dondola, il tiro del dado, che decreta la risposta (positiva o negativa, a seconda della sorte) da affibbiare ai tanti amanti di cui Joe non ricorda neppure i nomi, il ciccione, denominato F, a cui piace parecchio leccare lì e che fa il bagnetto ad una compiacente Joe, il seduttore dal passo felino paragonato ad un leopardo, lo sverginamento, davanti e dietro, del 3+5, le reiterate passeggiate solitarie al parco di Joe (con uso dell'avanzamento veloce) e una chiusa tanto ambigua e disturbante che sfuma in nero (Non sento più niente, non riesco a sentire più niente).

    Altri momenti, al contrario, non riuscitissimi (tutta la verhoeviana parte in treno che pare una versione au contraire di L'ultimo treno della notte senza stupri e sevizie, con le due ninfomanette che mignotteggiano alla grande sfidandosi a quanti uomini portano di più in bagno, la squallidissima fellatio  all'uomo sposato (mettendo a serio rischio una futura paternità, o magari riuscendo a espellere il seme guasto dell'uomo, quindi Joe, come la Bess delle Onde del destino funge da catarsi "miracolosa"), i cioccolatini come ambito e metaforico premio, la rivendicazione femminista contro tutto ciò che rappresenta l'amore, il gruppo ninfomatico delle ribelli  sotto il segno della vulva maxima vulva, la fissa botanica di Slater verso gli alberi), che spezzettano il film in derive da commedia (anche romantica in un certo qual modo), ma comunque mai banale, dove il genio di Von Trier riaffiora prepotentemente, dalle parentesi delle Onde del destino, alle costruzioni teatrali di Dogville, fino alle parti gelide di Melancholia, nonchè alle decadenti derive ospedaliere del Regno.

    Von Trier, nel bene a nel male, non lascia mai indifferenti, attimi ludici, azzardate scelte visive e narrative (tipiche di Lars), gli amplessi comunque realistici, una disgustosa parata di membri mosci e circoncisi, abilissime congiunzioni carnali con uso e consumo della CG (nel rapporto sessuale tra la Martin e La Beouf, il pene sembra proprio quello dell'attore americano) e situazioni da porno soft tedesco anni 70 mutate da Von Trier in un andirivieni tra il delirio mistico e il voyeurismo d'autore (a questo proposito deliziosamente geniale quando la Gainsbourg spiega a Skarsgard che la sua "fica" assume le sembianze delle porte automatiche di un centro commerciale).

    Non certo il suo film migliore (almeno questa prima parte, che per ragioni di tempo ho dovuto "accorciare" con la versione cut di 113'), ma che è pregna della poetica del suo tanto odiato (quanto amato) autore e che ogni paragrafo alla Onde del destino (appunto) mette certa curiosità per vedere fin dove si spinge la ricerca del piacere della sfrontata (e triste) Joe e dove fino può portare la mente "malata" del pazzo danese.

    Al di là di porno o non porno (ma non è questo lo scopo di Lars), quello che mi ha fatto più male e la realistica e spaventosa agonia di Slater su di un letto di ospedale, dove la morte, ancora una volta (Bertolucci docet), vince a mani basse sul sesso e sui suoi derivati.

    A breve la seconda parte (quella uncut di tre ore) e ai posteri l'ardua sentenza.


    Ultima modifica: 30/10/20 17:51 da Zender