Discussioni su Il silenzio del deserto - Film (1991)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/04/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

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  • Buiomega71 • 21/04/20 10:21
    Consigliere - 26011 interventi
    Un giallo di stampo classico ottimamente diretto da Cardone, che non dimentica di essere un regista di genere (l'incipit del delitto dai chiaroscuri slasher, la testa mozzata disotterrata in avanzato stato di putrefazione gettata addosso allo sceriffo, il finale violento e il movente dai toni morbosi), ben scritto, con dialoghi ficcanti e interessanti sviluppi investigativi del coriaceo e onesto sceriffo di John Beck.

    Omaggi nemmeno troppo velati al Chinatown polanskiano (il canale con la chiusa, la ricca e potente famiglia del posto che nasconde il marciume sotto al tappeto) e le suggestive e assolate location dell'Arizona, bellissimi scorci della provincia americana esaltate dalla fotografia del fratello del regista, Michael.

    Un cast in palla (Beck su tutti) e un andamento da cinema investigativo che non mostra mai la corda e tiene con il fiato sospeso (la cadillac nera sul luogo del delitto/suicidio, il cadavere di Rita disteso sul tavolaccio della morgue con mani e testa amputate e il tatuaggio all'interno coscia, la capatina investigativa in Messico, l'indiano con l'ostaggio, il corpo carbonizzato all'interno dell'auto, i segni dei pneumatici sul cadavere di Rita) e spunti narrativi inusuali (lo sceriffo sofferente di cuore soggetto a infarti).

    Cardone limita l'azione e i colpi di scena, per concentrarsi maggiormente sull'aspetto narrativo e sulla psicologia dei personaggi, innestando tracce di melò con un intelaiatura da ballata nostalgica e quasi peckinpahniana (nella figura di John Beck, "ultimo buscadero" della legge, sceriffo di contea attaccato all'istinto del buon poliziotto e ai solidi principi di giustizia ormai al tramonto, con il cuore che fa le bizze e una testardaggine che lo porta a scontrarsi con i superiori corrotti) nel più profondo spirito americano.

    Prova del nove di un autore dotato e intelligente, spesso sottovalutato e confinato al rango di regista di serie b, che dimostra sensibilità e un respiro tradizionale che nulla ha da invidiare a registi ben più blasonati.

    A vederlo oggi ha anche qualcosa che appartiene ai fratelli Coen.

    Per chi cerca un cinema canonico, solido, acuto e profondamente ancorato nel folclore americano. Un noir placido e al tempo stesso inquieto, che si prende i suoi tempi, ma che sà donare un alto tasso di coinvolgimento emotivo.

    Degna di nota la colonna sonora countryneggiante del grande Robert Folk.

    Curiosamente l'unica critica segnalata da IMDB mette delle foto di scena del film, tra cui una splendida Mia Sara poppe al vento presa, chissà perchè, da Undertow di Eric Red.

    Per la cronaca la meravigliosa reginetta di Legend non mostra manco mezzo centimetro di pelle, al contrario delle sfavillanti tette della più disinibita e procace Sherrie Rose.
    Ultima modifica: 21/04/20 18:57 da Buiomega71