Buiomega71 • 3/08/24 10:09
Consigliere - 27276 interventi Rassegna estiva:
Postatomica-L'estate italiana del dopobomba La tecnica di Deodato è spanne sopra a questo genere di filmetti tutti pem, pem, pim, pum, pam e bombe a mano.
Anche in un film minore come questo scombiccherato pastrugno di action, fantasy, fantascienza, horror, post atomico, viet-movie, cinema d'assedio carpenteriano e esotic movie.
Un intro "poliziottesco" alla
Miami Vice, poi si vira nel catastrofico (il maremoto, l'onda che spazza via la piattaforma in miseri effetti speciali con modellini in scala creati dal mitico Alvaro Passeri), diventa un survivor movie nella cittadina spettrale e desolata dove si paventa l'ombra dell'apocalisse, si muta in un action alla
Castellari zeppo di sparatorie, bombe, rovinose cadute in moto, assedi, si sposta in zona viet movie nella giungla, svolta nel fantascientifico con sfingi robotiche dai riverberi
manniani, per poi concludere nel peggiore dei modi come se fosse un'episodio di
A-Team.
Nel calderone fantadelirante messo su carta da Mannino/Carpi/Sacchetti, Deodato, con a disposizione un budget risicatissimo e col fardello di
Cannibal Holocaust sul groppone, non rinuncia al suo sadismo (il motociclista decapitato con dettaglio gore, la coppia massacrata, la donna in piedi, alla finestra, con un buco in fronte, Michele Soavi legato ai centauri e trascinato via, corpi appessi negli angoli della cittadina, una ragazza trafitta da una freccia che le entra dalla bocca, donne bruciate vive, facce squarciate, sanguinosi colpi in arrivo e , soprattutto, l'impiccato, con il volto coperto da un lenzuolo, che sbatte i piedi contro il Jukebox con la canzone "Santa Maria" che si impalla)
Ma l'impronta deodatiana non finisce quì, le foreste e le trappole che arrivano direttamente da
Ultimo mondo cannibale (e guarda caso, Ivan Rassimov è pilota di elicottero) e i predatori di Atlantide (bellissime le loro mise madmaxiane con make up punkettone fantasioso e i loro mezzi trucidissimi) si muovono, agiscono, vengono ripresi in inquietanti e truci primi piani, tendono agguati (sbucando dalle acque di un fiume o nascosti tra la vegetazione) e uccidono proprio come i selvaggi/mangiauomini nel dittico cannibal/deodatiano (che si ripeterà in
Inferno in diretta).
Suggestive, poi, le derive fantascientifiche, che portano il film a una dimensione bizzarra e delirante non dissimile da quella del Tonino Ricci di
Incontri con gli umanoidi, tra sfingi spara raggi laser (con i soliti effetti sonori alla
Vieni avanti cretino: "La sua soddisfazione è il nostro miglior premio") , schermi che proiettano i fantasmi di Atlantide, deformandone la fisionomia e la bellissima Goia Scola con costume e trucco da regina atlantidea.
Notevole anche l'esplosione della maschera da teschio di cristallo (che
Ethan Wiley si sia viso il film di Deodato?) in primo piano, con ferite sul volto, che è molto simile alla sequenza "argentiana" iniziale di
Un delitto poco comune.
E sempre per restare nell'universo deodatiano, il tipo pacifista nevrotico che si fa uccidere dalla sanguinaria gang venuta da Atlantide ha le fattezze e i tick del Giovanni Lombardo Radice di
La casa sperduta nel parco.
Carismatico anche Bruce Baron, con il volto coperto dal teschio di cristallo, come capo banda dei nuovi punk atlantidei (forse i migliori "predatori" in un post atomico italiano, anche se il post atomico è solo ai margini e riguarda il destino di Atlantide e la cittadina messa a ferro e fuoco dai "nuovi barbari").
Peccato per le continue battute stupide del duo Connelly/King (anche nei momenti meno opportuni) completamente fuori luogo, per scontri a fuoco troppo insistiti che vengono a noia e per quella chiusa penosa, squallidamente buttata lì come se del film non gliene fregasse niente a nessuno,
Ritmate le musiche dei fratelli De Angelis e sempre professionale la fotografia di Roberto D'Ettore Piazzoli.
Ideale stallo tra il suo
capolavoro e la futura corte della
Cannon, se solo Ruggerone ci avesse creduto un pò di più...
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