Lucius • 7/03/10 08:10
Scrivano - 9054 interventiUn 'intervista a Giannini:
Travolti dal destino
Un'isola deserta, Madonna e il ruolo mitico che fu di suo padre 30 anni fa. Così il giovane Adriano Giannini si è trovato «a dare calci e pugni» alla rockstar «e a simulare amplessi bollenti» spinto dal marito di lei, regista del film
20/6/2003
di Paolo Fiorelli
Il primo a essere stato travolto dal destino è proprio lui: Adriano Giannini. Ai primi passi come attore (aveva appena finito di girare il suo secondo titolo), un bel giorno riceve una telefonata e scopre che 1) sarà il coprotagonista di un film con Madonna, la più celebre rockstar del pianeta, e 2) quel film è il remake del più grande successo internazionale di suo padre, «Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto» ('74), e lui avrà la stessa parte dell'irresistibile Giancarlo. Roba da perdere la testa. Ora che quel film arriva nelle sale, Adriano ci racconta i dietro le quinte di una lavorazione rimasta fino all'ultimo top secret, e come è stato lavorare con un'icona del rock come Madonna. Di cui traccia un insolito ritratto.
Allora, signor Giannini, come è cominciata l'avventura?
«Nel modo più anonimo possibile. Un giorno mi avvertono che ci sarebbe da fare un provino a Roma, per un film in inglese. Tutto segretissimo: si sa soltanto che forse è coinvolta Madonna. Quando arrivo nello studio, assieme a una trentina di altri colleghi, mi danno due paginette da recitare di fronte alla cinepresa. Giuro che ho pensato a uno scherzo: erano la traduzione letterale dei dialoghi di “Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto” della Wertmüller. Mi aspettavo di vedere uscire quelli di “Scherzi a parte” da un momento all'altro».
E invece?
«Tre giorni dopo ero a Londra per un nuovo provino, questa volta con Madonna e suo marito Guy Ritchie, il regista».
La prima impressione?
«Mah, all'inizio, quando ho visto che la coppia aveva praticamente sequestrato un piano di un hotel di lusso nel centro di Londra, ero un po' intimorito. Poi, mentre parlavo con Ritchie è arrivata lei, in tuta, con la figlia Lourdes in braccio. Era tutto così “easy” che mi sono sentito subito a mio agio. Un saluto, e ci siamo messi a provare. Venti giorni dopo mi hanno detto: “Ok, si gira”».
Suo padre come ha preso la notizia?
«Si è fatto una risata e ha detto: “Cerca di divertirti come mi sono divertito io”. Mi ha dato un solo consiglio: di imparare il copione a menadito. “Per essere naturali quando si recita in un'altra lingua bisogna studiare dieci volte di più”».
Persino il set era quello del primo film...
«Incredibile. Siamo tornati nello stesso albergo che aveva ospitato papà, a Cala Gonone in Sardegna. Io all'epoca ero piccolissimo e c'era Mariangela Melato che mi teneva in braccio».
Un set soltanto per lei e Madonna. Com'è la rockstar al lavoro?
«Un soldato: precisa, pignola, seria. Molto esigente con tutta la troupe. Ma niente capricci da star. Il che mi ha spiazzato perché, non lo nascondo, me ne aspettavo tanti. È lì che ho capito il suo segreto».
E quale sarebbe?
«In tutte le cose che fa, Madonna mette la curiosità di chi vuole imparare. Con il suo successo, potrebbe sedersi sugli allori, vivere di rendita. Invece, dopo vent'anni di carriera, vuole ancora migliorare. Sul set lo vedi: ha la caparbietà di una ragazza ambiziosa al primo giorno di lavoro».
E fuori dal set?
«È molto presa dal suo ruolo di mamma. Oltre al marito regista, per tutto il tempo ha avuto a fianco i due figli, Lourdes e Rocco. Il che dava alla lavorazione una certa aria domestica, da “azienda a conduzione familiare”. E poi si porta sempre dietro una chitarra per suonare nelle pause, o la sera. Lì ti ricordi che è una musicista».
E la Madonna ribelle, famosa per le sue provocazioni?
«Io non l'ho vista. Si vede che l'ho incontrata in un'altra fase della vita».
Nel film vi date un sacco di botte. Anzi, per la precisione, è lei che le dà. Qualche imbarazzo?
«Mah, un po' mi dispiaceva, ma sia Madonna che Ritchie insistevano: dai un ceffone qua, poi un calcio là... E allora mi sono detto: se lo volete voi!».
Nessun infortunato?
«Sì, io. Ma non a causa delle scene previste dal copione. Il fatto è che Ritchie è un patito di judo e ogni sera, per rilassarci, facevamo una mezz'ora di lotta. Risultato: una costola incrinata che mi sono portato avanti per metà della lavorazione del film».
Forse era una vendetta per la sequenza di sesso girata con la moglie... Come è andata?
«In effetti era una situazione un po' strana, simulare appassionati amplessi con un'attrice a due metri da suo marito. Abbiamo girato quelle scene in una capanna e c'eravamo solo io, Madonna e Ritchie. Lui, tra l'altro, teneva in mano un bastone che aveva preso, diceva, per guidare i nostri movimenti. Ma sembrava lo stesso abbastanza minaccioso... Comunque erano scene molto dolci, quasi caste».
Forse troppo. Negli Stati Uniti il film è stato maltrattato dalla critica, che se l'è presa in particolare con Madonna e la sua freddezza. Lei che cosa ne pensa?
«Ce lo aspettavamo. Rifare un classico attira sempre le critiche. In quanto a Madonna, ognuno è libero di giudicare, ma devo dire che l'hanno massacrata prima ancora che uscisse il film. Il che è un po' strano. C'è una corrente di pensiero che la vuole solo cantante e non attrice. Comunque fa parte del gioco: bisogna accettare le bocciature come i complimenti».
A proposito di complimenti: «Entertainment Weekly» l'ha segnalata come il primo tra i 100 nuovi volti del cinema più «bollenti». Commenti?
«Era un gioco anche quello. Comunque fa piacere».
Adesso che cosa prepara? «Sto girando un film tv con i fratelli Taviani, “Luisa Sanfelice”, insieme con Laetitia Casta e Lello Arena».
La vedremo mai recitare con papà?
«Mah, mi sembra di aver seguito le sue orme pure troppo. Adesso ci prendiamo una bella pausa».
Guardando il film, bisogna dire che nel confronto con suo padre lei segna almeno un punto a favore: il figlio è decisamente più atletico.
«Eh, ho fatto più palestra. È il progresso!».
Lucius
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