Homesick • 15/11/09 08:36
Scrivano - 1363 interventi Dal blog di Orchidea De Santis (
http://orchideadesantis.blogspot.com/2009/08/dottoresse-e-infermiere.html:
Prima cosa che mi viene subito davanti è che Karin e Ilona mie partner in due diversi film, hanno partecipato, e forse per la Staller è stata l’unica esperienza, a uno dei pochi film non hard che in seguito avrebbero interpretato consacrandole Regine del genere.
Certo che anche “ La dottoressa sotto il lenzulo” , come “ L’ingenua”, per poco non è scivolato sull’hard! Magari, chi sa, e forse qualcuno di voi potrebbe dirmelo, avranno fatto degli inserti speciali per veicolarli al pubblico a luci rosse , o per mercati esteri come è successo con “ La Nipote”. Mi arrabbiavo molto quando all’epoca qualche bacchettone si riferiva a me quale attrice di film hard che ora alla luce di quanto sopra mi è più chiaro.
Ma torniamo a quello che mi viene in mente di quel periodo.
1976 e se non ricordo male doveva essere fine estate il periodo in cui iniziammo le riprese a Pisa e dintorni (credo Tirrenia dove c’erano degli stabilimenti cinematografici molto attivi). La Flora film mi propose il ruolo di Italia nel film. Ero molto contenta di rincontrare e lavorare, dopo solo un anno di distanza dal “Il vizio di famiglia”, con Gigi Ballista con il quale avevo sviluppato un bell'affiatamento professionale e umano. Avevo proprio un bel feeling con quell’omone grosso con quella voce roca e sottile che faceva a cazzotti con la sua mole. La sua omosessualità era signorile, elegante, anche se invece questo era difficile constatarlo nei ruoli che spesso era chiamato ad interpretare. Anche Gastone Pescucci mi faceva allegria lavorarci e per un certo periodo ci siamo frequentati anche fuori dal set. Anche lui non ostentava mai il suo essere gay che mai risultava fastidioso, anzi era divertente vedere come e quanto ci giocasse.
E ora passiamo alla banda degli assatanati veri o finti ma comunque giovani virgulti come Elio Zamara che tentava di essere serio e professionale ma a mio parere senza intravedere particolari qualità e penso abbia avuto una breve carriera com'è successo anche con Roberto Pace in arte Roberto Cenci Di Pellegino. Su quel set non conservo ricordi particolari, anche se per ragioni di copione eravamo molto a contatto. Comunque trovavo buffa la sua faccia e ricordo che ce la metteva tutta anche lui per dare del suo meglio, soprattutto quando lo prendo a ceffoni nella scena del film. Recentemente l'ho incontrato durante una cena in una tavolata di amici e non ricordavo proprio in che occasione l'avevo conosciuto e dire che non era l'unico film in cui ci eravamo incontrati; era stato mio partner in un altro filmetto, questo girato a Monaco di Baviera e chissà forse in qualche decamerone? Si ma a tutto questo ci sono risalita più tardi e quella sera lo guardavo senza che affiorasse nessun ricordo particolare, solo un viso familiare e niente più.
Passiamo ora al divo per eccellenza: Pierino, al secolo Alvaro Vitali.
Non ho mai legato particolarmente con lui, mi tenevo e lo tenevo a distanza tutte le volte che l’incontravo e non ricordo neanche in quali altre occasioni. Non so, ma penso, (e questo che sto per dire forse infastidirà qualcuno dei suoi numerosi estimatori) è che non ho mai visto in lui il genio dell’interpretazione. Per me Vitali si è semplicemente ispirato a se stesso. Tragica maschera, ridicola, di modi e parole che accentuano la volgarità, ma so anche che in questo sta il suo successo. Non è che voglio fare quella che si scandalizza per le battute sconce, o per le parolacce che anche io uso abbondantemente, ma penso che le volgarità debbano essere dette in un modo che non risultino fastidiose e a me come Vitali le proponeva mi infastidivano, come era fastidioso il suo modo di sedurre o fare complimenti pesanti, anche fuori dal set.
Dulcis in fundo, e questa chicca me la sono lasciata in fondo, è la Galeani, giovane donna già madre, tormentata, disperata per essere stata lasciata dal marito che solo dopo molto tempo ricollegai alla stessa persona che mi aveva diretta in “ Arrivano i gatti”: Carlo Vanzina. Insomma non se ne faceva una ragione e non faceva altro che parlare di questa rottura. Ovviamente i particolari non mi sono rimasti impressi, ma ricordando le allegre festicciole che si facevano nella camera num ... dell’Hotel.... di Pisa e dintorni, dopo le riprese del film, capitanate dall’allegrissima, simpatica e disinibitissima Karin, posso immaginare perché il buon Vanzina, timido, impacciato, riservato, attento a non creare scandalo intorno a sè perchè molto identificato con il suo ruolo, si fosse liberato da una presenza imbarazzante come quella della Edy.
Edy comunque mi è sembrata una fragile creatura.
Sto per concludere e come potete leggere non riesco a descrivere altro che queste cose un pò da gossip. Forse l'Ammiraglio avrebbe voluto conoscere cosa accadeva sul set, ma per me il set è il dietro le quinte, quello che chi vede un film non conosce e in questo caso i miei ricordi vanno soprattutto nella descrizione di questo cast. Un allegro e goliardico gruppetto di giovani attori che, forse spinti anche dal tipo di storia del film, mi vengono in mente in momenti di sfrenata finta allegria tipica dei guitti.
Ma la cosa che più risalta alla mia memoria riguardo questo film è stato quest’episodio che vado a raccontare.
Mentre riposavo nella mia stanza d’albergo, venni chiamata nella hall con urgenza perché la mia Venus, una cagnetta tremenda che mi seguiva su ogni set, era stata trovata letteralmente attaccata in un amplesso con il cane della proprietaria dell’albergo. Questa scenetta era stata consumata proprio in piena hall sotto gli sguardi imbarazzati dei suoi ospiti. I due erano lì in mezzo alla sala, attaccati. Insomma, Venus era andata in calore proprio in quel periodo e io con fatica la tenevo sotto stretto controllo e per disperazione le proponevo una via di mezzo per farla quietare. Incontravamo spesso un vecchio cane nero sul lungomare in una delle passeggiate che facevo nei momenti di pausa del film. Il canetto era più o meno della sua taglia. Dalle mie considerazioni avrebbe avuto poche probabilità di fertilità, visto che non volevo farle fare cuccioli. Ma lei non ne voleva sapere, non gli piaceva quel vecchietto! Invece appena eravamo arrivate in quell’albergo, aveva adocchiato il fustone ed io la tenevo sempre e costantemente sott’occhio vigile. Però la forza dell’attrazione e la carica della natura è così forte che era riuscita ad aprire la porta della mia stanza evadendo. Ancora non so come avesse fatto e darsi da fare con quel magnifico maestoso esemplare di pastore belga che sotto i miei increduli occhi, la teneva appesa, sollevata un palmo dal pavimento in quell’amplesso bestiale.
Quello si che fu un quadretto erotico... altro che dottoresse e infermiere finte!!!!
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