Ottimo western griffato Tourneur (probabilmente il migliore dei sei che ha girato) in cui il regista pur affidandosi al genere, tratta i temi a lui cari: su tutti l’ambiguità dell’animo umano. Ne viene fuori una pellicola di breve durata ma molto intensa grazie a diversi "colpi di scena", ed in cui i personaggi, cosa assai meritevole, non sono ad una dimensione, manichei, ma sono un impasto di “luci” e “ombre”, bene e male.
Quello che si dice un buon western, con gli ingredienti fondamentali: il giusto e incorruttibile ( Wyatt Earp, mica l'ultimo arrivato), gli speculatori, disposti a soprassedere su tutto, o quasi (donne e bambini colpiti per gioco); e un boss, con tanto di piccolo esercito privato di lavoratori-pistoleri, lasciati a briglia e pistole sciolte. La datazione un po' si avverte; e il rapporto tra il protagonista e la bella di turno sfiora l'ingenuità, risultando un po' forzato. Ma le gesta di Wyatt, solido e inamovibile come una roccia, rendono il tutto godibile.
La forma è solo apparentemente convenzionale. In realtà il mago Tourneur fa esperimenti di stile; e riesce, sostenuto da una sceneggiatura oliatissima e coinvolgente, a costruire uno strano congegno ibrido. L'ibridazione è ottenuta innestando nel solido corpo western classico suggestioni meló altrettanto classiche, sottili. Tenace e romantica la figura del protagonista: sceriffo per nascita e necessità più che per vero desiderio (comunque un predestinato al bene; un cavaliere angelico in camicia bianca, mandato ad agire per ordine divino).
Diventato sceriffo di Wichita nel Kansas, Wyatt Earp impone il bando alle armi mettendosi in urto proprio con i possidenti locali che l'avevano convinto ad accettare l'incarico... Autore di alcuni gioielli horror, Tourneur ha diretto anche alcuni western tra cui questo che anticipa nella tematica il più prestigioso Warlock di Dmytryk, mentre il pur bravo McCrea deve fare i conti con l'insuperabile Earp di Fonda nel capolavoro di Ford. A parte questi confronti penalizzanti, il film di Tourneur, ben diretto e ben interpretato, si guadagna un posto dignitoso nel cinema di frontiera.
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