E' ben noto che a chattare con gli sconosciuti si rischiano i bluff quando va bene e i contatti con individui socialmente pericolosi quando va male. Nei film, di solito, va sempre male, e VIRTUAL LIES non fa eccezione. Will Chapman (Menard), padre disoccupato da un anno, cincischia con le chat trovando conforto virtuale e amicizia in una donna di cui sa solo il nome. La moglie Jamie (Cox) fa il doppio lavoro, si impegna come assistente sociale e tanto tempo per lui di fatto non ne ha. Will dà una mano in casa, si occupa molto del figlio (Lord) che l'adora e si fa scappare qualche sorrisetto di troppo mentre è seduto davanti al PC. Jamie se ne accorge e quando lui è via......Leggi tutto trac, gli becca i messaggini compromettenti e pacchi di foto di corpi femminili mezzi nudi. Sfuriata in arrivo, ma poi tutto sembra tornare alla normalità.
Quella normalità che però manca ad Allison (Liebert), in cura dallo psichiatra, che quando riceve in chat l'avviso di lasciare Will in pace perché la moglie ha scoperto tutto... non si dà per vinta: si propone come babysitter per il figlio di lui (Will non l'ha mai vista in faccia e non sospetta che sia la stessa persona), comincia a perseguitare la moglie e a dare sommariamente di matto come ci si aspetterebbe. Sarà infatti mica lei ad aver spinto giù dal burrone la donna che si era vista precipitare nel prologo, successivo di tre settimane all'inizio della storia (spacciata per vera, peraltro)?
Una stalker in piena regola in poche parole; e se anche può sembrare che, messa così, al centro della vicenda stia Will, in realtà il punto di vista privilegiato è quello delle due donne: Jamie presa di mira da alcuni dei ragazzi che segue per lavoro e costretta a capire cosa le stia capitando in casa, e Allison, che tra una seduta psichiatrica e l'altra studia sistemi per riavvicinare l'uomo che virtualmente amava. Il quale se ne sta passivo come quasi sempre in questi thriller televisivi made in Canada (con immancabile cartolina di Seattle e relativa torre in apertura a confondere le idee), stretto tra due fuochi e mai particolarmente reattivo. Il figlioletto fa poco e la polizia ancor meno; a risolvere la questione è chiamata la volitiva Jamie, che Christina Cox interpreta senza troppo trasporto ma non demeritando. E' la storia a non convincere: nessun mistero intrigante, solo qualche traccia thriller e un po' d'azione a buon mercato che ci propina Ali Liebert come pazzerella con turbe omicide, la quale fa quello che ci si aspetta rendendo il film assolutamente superfluo, nel suo genere; magari anche accettabile, nel suo complesso, garantisce l'intrattenimento minimo tipico del genere nella sua variante da salotto, ma nulla che valga la pena ricordare se non la grafica primitiva delle chat del tempo, davvero aberrante...