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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Discreto giallo dagli ingranaggi piuttosto ben studiati, si avvale di una parte veneziana che sfrutta il fascino della città lagunare (spesso ripresa di notte) e di un'altra più avventurosa in Alto Adige sulle tracce di colui che potrebbe essere il misterioso killer del padre (Piperno) di Micòl Basevi (Cohen), la protagonista. Tornata infatti per il funerale a Palazzo Mocenigo, dove aveva vissuto e se n'era andata venticinque anni prima lasciando lì papà, si convince che quest'ultimo non si sia suicidato come sostiene la polizia ma sia stato ucciso. Micòl ha le idee ben chiare e incontra subito a Venezia Leo Steiner (Giannini), un vecchio amico del...Leggi tutto padre a cui l'uomo ha lasciato in eredità le chiavi di una cassetta di sicurezza che contiene qualcosa di legato a un vecchio delitto, commesso nel lontano 1972 e conseguente agli anni di prigionia nel lager di Birkenau. Perché la famiglia di Micol è ebrea (lo si capisce facilmente dall'interminabile cerimonia funebre in apertura, con litanie in lingua) e lo sono anche Steiner e altre quattro persone messe in allarme dalle teorie di Micòl. Scoprono di poter essere i prossimi della lista e ragionano sul loro passato, mentre Micòl parte verso Merano dove, insieme a un suo ex (Scalondro), dal quale si era lasciata tre anni prima e che ritrova per l'occasione, prova a far luce sul passato del criminale nazista con cui il padre e i suoi amici avevano avuto a che fare.

E' la fase più intrigante, dal punto di vista dell'intreccio giallo, dopo che nella prima ci era voluto decisamente troppo per ingranare lasciando alla Cohen l'incombenza di reggere passaggi in cui poco succede e le memorie riaffiorano lentamente richiamando flashback poco significativi (filtrati leggermente in ocra tanto per "anticare" un po' l'immagine). Fortunatamente il cast è solido e se Giannini comunica la giusta cupezza, gli altri del gruppo di ex detenuti dei lager con cui s'accompagna (Biondi, Cinieri, Massasso e la Jonasson) lo assistono a dovere.

La Cohen sa dimostrarsi credibile - per quanto talvolta tenda a perdersi e a spegnersi - e la cornice veneziana fornisce quell'aristocratica, placida eleganza che sembra essere uno dei tratti distintivi del film, mai sguaiato e poco votato all'azione anche nel finale sul ponte di Rialto, quando inevitabilmente subentra una velocizzazione del ritmo. Nel mezzo la trasferta altoatesina durante la quale il mistero gradualmente si disvela. Anche qui qualche stiracchiatura evitabile (si doveva davvero prolungarla tanto, l'esibizione al night della Borioni?), ma gli sviluppi della trama - per quanto elementari - si seguono con curiosità, anticipando qualche ragionamento non peregrino riguardo all'etica, alla condotta morale da tenersi in presenza di minacce incombenti, alla vendetta. Implicazioni che indicano una buona maturità di Frezza, regista ma anche autore unico del copione, probabilmente più abile nello scrivere che nel dirigere. Un po' compassato, faticoso in alcuni passaggi, un giallo che comunque si guarda senza gran rimpianti e anzi, con un certo gusto.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/11/22 DAL BENEMERITO LUCIUS POI DAVINOTTATO IL GIORNO 24/11/22
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Lucius 10/11/22 01:10 - 3015 commenti

I gusti di Lucius

Appena saputo della misteriosa morte del padre che non vedeva da circa venticinque anni si precipita a Venezia, dove viveva con questi da bambina, e scopre strani indizi che sembrerebbero far propendere per un delitto. E' il volto della bravissima Silvia Cohen a trascinare lo spettatore in meticolose indagini che porteranno alla soluzione dell'enigma. Un film ben congegnato, ammantato di mistero (complice il fascino lagunare della Serenissima), tra intuizioni e colpi di scena. In definitiva un giallo in piena regola, impregnato di ricordi, memoria, passato.

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