Tobor (ovvero robot scritto alla rovescia) è un grosso automa inventato da un anziano scienziato per risolvere i problemi astronautici statunitensi legati all'impossibilità di lanciare nello spazio esseri umani in grado di sopportare le sollecitazioni interne ai razzi. Si direbbe l'uovo di Colombo, tanto che la stampa, convocata alla presentazione ufficiale del robottone, si dimostra entusiasta. E altrettanto entusiasta è Grillo (?), il nipotino del professore, dotato di un’intelligenza e una preparazione che non l'avrebbero fatto sfigurare nelle trasmissioni di Mike Bongiorno popolate di bambini prodigio. Una figura sorprendentemente centrale, quella del ragazzino, che fa subito capire come il...Leggi tutto target sia quello dei più giovani. Non è un caso se il film, in Italia, venne proiettato per anni nelle sale parrocchiali. Una storia ingenua, puerile, che lascia spazio soprattutto ai buoni sentimenti e si compiace nel mostrare quanto più possibile Tobor in azione. Il simpatico robottone, dall’incedere impacciato e dalle forme non esattamente futuristiche (perlomeno non secondo i canoni attuali), è meno comunicativo di quanto si possa immaginare, in realtà, e le sue reazioni sono sempre del tutto meccaniche e impersonali. Ciononostante, l'apparenza bonaria dell'automa ne fa una sorta di eroe cibernetico al quale facilmente affezionarsi, dotato di forza erculea e inattaccabile dai proiettili. Quando nonno e nipote verranno rapiti da misteriose spie straniere, toccherà a lui guidare “i nostri” alla riscossa. Il robot del PIANETA PROIBITO nasce qui.
Insulso filmetto della Republic basato su una storia di Carl Dudley e imperniato sul legame che intercorre fra un insopportabile ragazzetto saccente (Billy Chapin) e un robot sperimentale, Tobor appunto. Nulla di veramente appassionante, l'azione latita, l'elemento fantascientifico è limitato al solo automa. Secondo me, una pellicola del tutto insignificante...
Fantascienza d'altri tempi, ingenua, piuttosto sdolcinata (il rapporto bambino-robot), con un protagonista (il robottone Tobor), che se almeno fosse stato aiutato da una sceneggiatura decente, forse se la sarebbe cavata. Purtroppo invece, a parte una simpatica fase di test, con Tobor che simula il viaggio nello spazio e l'escamotage della percezione extrasensoriale, tutto il resto è davvero poca cosa, con i soliti cattivoni, che non compensano certo gli evidenti limiti, a partire da un budget parecchio ristretto. P.S. L'inizio pseudocumentaristico è un classico di queste pellicole. Poca cosa.
MEMORABILE: Il razzo che, secondo la voce narrante, ha un problema dopo mesi di studi e calcoli (alla faccia dei calcolo! Fa 5 metri in su e precipita).
Tobor, che poi sarebbe robot letto al contrario, è stato creato da uno scienziato bricoleur per esplorare lo spazio senza esporre a rischi vite umane, ma lo vediamo quasi per tutta la durata del film rinchiuso fra le mura di una cantina, salvo quando si tratta di salvare dalle grinfie delle spie nemiche il nipote del suo creatore, un ragazzino molesto ed impiccione. Fantascienza molto parlata, modestissima sotto tutti gli aspetti, al cui protagonista metallico va però riconosciuto il merito di aver anticipato sugli schermi il ben più noto Robbie, nel Pianeta proibito, maggiordomo tuttofare.
Fantascientifico per ragazzi che strizza l'occhio all'intelligenza artificiale e alla conquista dello spazio, due temi che all'epoca popolavano le pagine dei giornali e l'immaginario delle persone. Il risultato finale è piuttosto modesto, con effetti speciali da baraccone (siamo comunque nel 1954) che oggi fanno più tenerezza che altro. Anche la storia lineare non riserva grosse sorprese e fa il paio con una sceneggiatura banale che non riesce a conferire interesse alla vicenda. Si nota comunque un certo garbo in tutta l'operazione che evita eccessi autoironici. Per appassionati.
MEMORABILE: Il bambino saputello, che una volta tanto riesce a non essere antipatico.
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L'effetto tapparella Il professore mostra gli ingranaggi di Tobor grazie a una tapparella metallica all'altezza del ventre (stesso sistema delle mie sul balcone).
Ma che robot d'Egitto! Il professore dà la giusta definizione di Tobor: "Simulacro elettronico di uomo".