Ennesima variazione sul crimine che non paga se non con una valuta tutta sua, e del desio di rivalsa che ne segue, con successiva riflessione su quanto sia davvero necessario e inesorabile esserne conseguenti: tutto già stravisto migliaia di volte, non fosse che Spielmann tratta il tutto con toni alla Cassavetes e tempi e timbri alla Tarkovskij, riuscendo nel duplice effetto di affascinare e allontanare contemporaneamente. Nel catch tra fascinazione e noia, però, nel ring viene alzato il braccio del campione a quest'ultima e la voglia di un altro match non è matta. A voi Roma!
Discreto noir di produzione austriaca, è una classica storia di vendetta. Particolare il contrasto tra i drammi della vicenda e il contesto bucolico (il film è ambientato nelle campagne vicine a Vienna). Piuttosto curata la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Buona la prova del cast, specie del protagonista bravo nel tracciare la figura del tormentato fuorilegge.
Nei film americani la vendetta è esibita, è muscolare; in questo made in Austria è sofferta e legata alle coscienze individuali. Perché alla resa dei conti l'unica persona pulita è quella che non c'è più. Spielmann elabora anche un po' di critica sociale ma in modo dozzinale. Film con una sua personalità - che transita dai bordelli viennesi alla campagna bucolica - anche se il personaggio di Alex pare abbastanza naif e nello scorrere del film c'è da mettere in conto un pizzico di noia.
Film di forte impatto emotivo, nascosto sotto le spoglie di noir in realtà parla d'altro, in primis è un film sull'elaborazione del lutto (duplicemente incarnato dalle figure di Alex e del vecchio Hausner) e sul senso di colpa. Passaggi di cinema raffinato si alternano a scene piuttosto crude. Emerge l'ottima performance dell'inedito e intenso Johannes Krisch, di cui è notevole la somiglianza con il nostro Franco Nero. Ritmi cadenzati e recitazione a tratti fredda non ne fanno un film per tutti. Ma è comunque grande cinema.
Rarefatto e sovente evocativo, con silenziose riprese bucoliche, il film vive due parti ben distinte, nella prima l'ambientazione è lussuriosa e peccatrice, poi dopo l'evento chiave, la narrazione si trasferisce in campagna e si elebora una questione sociale con buona introspezione dei personaggi. Sofferto il conflitto interiore che vive il poliziotto, lievemente scontata la tresca. Leggermente troppo lungo.
Regia professionale e natura malinconica per una pellicola tecnicamente impeccabile ma che racconta una storia già sentita mille volte. Lei è ucraina, fa la prostituta e ambisce ad una nuova vita, una nuova identità, per essere realmente felice e non accontentarsi di quello che il destino le ha riservato, decide allora col suo amante di tentare il colpo grosso, ma non tutto va secondo i piani. Un film in cui si apprezzano il lato tecnico, i tagli di regia e la fotografia, ma privo di redenzione.
Un film palesemente imperfetto nei tempi e forzato nella sceneggiatura, però elabora il tema della vendetta in maniera non dozzinale, scegliendo alla fine una via introspettiva e "fredda" che non mi è dispiaciuta. Sostenuto anche da una discreta recitazione del protagonista, evita anche le facili semplificazioni e dà vita ad una vicenda tragica in cui è arduo scrivere sulla lavagna i nomi dei buoni e dei cattivi.
Revanche è la voglia di evadere da un’asfissiante routine, da una vita senza prospettive, dai meandri suburbani di una cittadina, dalla solitudine. Spielmann sceglie il minimalismo formale, si piazza in un angolo catturando ogni sentimento, emozione, stato d’animo; racchiude tutto in un involucro congelato fatto di frustrazione, rabbia, egoismo, elaborazione del lutto, rimpianto… e l’unico appiglio che rimane è il Destino, con cui tutti, prima o poi, dovranno fare i conti. Amarissimo e disilluso.
Film a due facce, l’una noir, l’altra drammatico-psicologica. La prima, di estrema lentezza, è tutta un accumulo dei luoghi comuni più pessimistici del genere; la seconda, segnata dall’incrocio di due storie prima distinte (l’uomo e la prostituta e i due coniugi), si chiude sterile ed irrisolta nella dimensione interiore (il dolore del lutto, il senso di colpa, il desiderio di vendetta), rimpolpandosi con una scabrosa scena di sesso in cucina. Piuttosto mediocre, nonostante la bella confezione e l’insolita locations austriaca.
MEMORABILE: Il protagonista che sfoga la sua rabbia spaccando legna.
Per potersi rifare una vita insieme ad una prostituta del bordello in cui lavora, l'ex galeotto Alex rapina una piccola banca, ma durante la fuga la ragazza amata viene uccisa involontariamente da un poliziotto... E' la prima parte del film, un noir urbano sporco, teso ed avvincente. Dal fattaccio in poi, il cambio di ritmo, che diventa quello della campagna, lento e riflessivo, lasciando spazio al senso della perdita e a quello della colpa Questa cesura netta può disorientare, ma rende anche il film una originale riflessione morale sull'effettivo potere catartico della vendetta.
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DiscussioneZender • 27/08/10 01:23 Capo scrivano - 47782 interventi
Secondo i complessi calcoli studiati per l'operazione no, è giusto due e mezzo. Mi pare che arrivati a un certo numero di commenti si eliminano il voto più alto e più basso.