Annoverato tra i classici di Jerry Lewis, THE BELLBOY ne rappresenta anche l'esordio dietro la macchina da presa, costruito (come detto chiaramente in apertura nientemeno che dal - finto - presidente della Paramount prima che il film cominci) senza una trama, senza una storia da seguire... Solo sketch in sequenza che vedono protagonista Lewis nei panni del fattorino tuttofare dell'albergo Fontainbleau di Miami. Non parla mai; ci prova più volte ma è sempre interrotto prima che possa aprir bocca, e quando alla fine gli domandano del suo mutismo ci pensa e risponde che... non gli hanno mai chiesto niente! Una performance da autentico divo del muto quindi, tutta giocata sull'espressività, le smorfie,...Leggi tutto i fulminei movimenti del corpo (ai quali attingerà con evidenza il nostro Adriano Celentano). Logicamente visto oggi il film ha un impatto completamente diverso da quello ottenuto al tempo: gran parte delle gag fanno al massimo sorridere, molte sono state saccheggiate senza pietà (vedi quella, notevole, della statua dipinta di fresco che il nostro rimodella involontariamente a più riprese) e le abbiamo viste citate un po' ovunque. E' insomma un viaggio nella storia dell'umorismo americano, con scene di sosia (Stan Laurel, visto che il protagonista si chiama Stan) o con veri personaggi dello spettacolo (come Milton Berle) in “apparizione straordinaria”. Tra questi, in un omaggio a... se stesso, arriva in hotel proprio Jerry Lewis, seguito da una infinita serie di galoppini che lo seguono ovunque. Ecco così gli equivoci dovuti a chi scambia Lewis per il bellboy e viceversa, in un continuo gioco a rincorrersi e confondere i colleghi di lavoro. Non mancano nemmeno i tocchi surreali quando in scena entra una macchina fotografica con la quale, scattando il flash, Stan trasforma la notte in... giorno! Meno esplosivo di quanto si possa immaginare, più attento a mantenere intatto il candore del protagonista e di conseguenza la purezza comica delle gag, è un film piacevole che agli occhi smaliziati del pubblico di oggi apparirà un po' sorpassato e ingenuo.
Il film racconta di un giovane ragazzo tuttofare e di una sua giornata tipo in un importante albergo. Folgorante primo film dietro la macchina da presa di Lewis. Ritmo esemplare, gag notevoli, regia fluida, senza sbavature. Cast strepitoso. Lewis inarrivabile in un ruolo del genere, con almeno tre/quattro scene da mandare a memoria. Splendidi camei di Milton Berle e Jack Kruschen. Classico indiscutibile.
MEMORABILE: Jerry dirige un'orchestra che non c'è; un tipo particolare di macchina fotografica; Milton Berle.
Dedicato a Stan Laurel (il cui sosia compare anche come personaggio), l'esordio di Lewis regista è un film innovativo nella sua struttura anti-narrativa e frammentaria, dato che solo poche gag sono strutturate mentre la maggior parte viene solo accennata. Lewis, presente anche nel ruolo di se stesso come cliente dell'albergo, riprende il personaggio abituale del maldestro volenteroso, a disagio con gli umani e in rapporto conflittuale con gli oggetti, affidandosi alle proprie doti mimiche. Progetto geniale, ma non del tutto riuscito.
Debutto alla regia di Jerry Lewis che impersona l’addetto all’ascensore di un grande albergo di Miami. Decisamente gradevole per gli amanti del grande comico americano, Ragazzo tuttofare è totalmente imperniato sulle gag e i numeri comici del protagonista. La storia è piuttosto debole ma passa decisamente in secondo piano rispetto alle performances di Lewis.
La prima regia di Jerry Lewis è un film senza trama ma pieno di gag, appenna accennate o complete, che si rivelano quasi tutte particolarmente divertenti e riuscite. La stoffa ed il genio ci sono e si vedono in modo palese. Breve la durata, ritmo elevato e gran divertimento per buona parte del film grazie ad una comicità
di ottima fattura, immediata ma allo stesso tempo raffinata, non di grana grossa,
più complessa di quel che sembrerebbe e con degli squarci onirici e nonsense davvero
notevoli. Consigliato.
MEMORABILE: La signora obesa che dimagrisce e poi... La scena dei telefoni; Jerry direttore
d'orchestra; Jerry e i cani; Jerry e Stanlio; Jerry e Milton Berle.
Lewis abbandona la strada confortevole per una più impervia personale, con un occhio e mezzo alla grande tradizione (non solo Laurel ma anche Keaton, col quale condivide il senso e l'uso degli spazi). Anarchico e destrutturato, con momenti di autentica follia e qualche perdonabile ingenuità. Doppio gioco con l'identità (non solo interpreta se stesso ma si accredita sia come Jerry Lewis che col vero nome). Omaggiato dal Tim Roth di Four rooms.
Comicità allo stato puro. Senza nessuna trama Lewis è in grado di sbizzarirsi in gag allucinanti e demenziali, spesso riuscite, tenute insieme dal protagonista nella perfetta cornice piena di spunti del grand hotel. Pur omaggiando lo slapstick (esemplari le comparsate di Richmond vestito da Stanlio), il film è soprattutto zeppo di momenti impossibili e per questo divertenti. Si sfidano leggi della fisica, del sensato e del normale e la breve durata aiuta ad arrivare alla fine per nulla annoiati. Notevole.
Esordio alla regia del comico Jerry Lewis che impersona il solito maldestro scatenatore di guai in un film piuttosto breve e privo di struttura narrativa. Un accumulo di gag mimiche senza soluzione di continuità che costituisce soprattutto un chiaro omaggio alle comiche del cinema muto. Alcune trovate acute e surreali si alternano a momenti decisamente scontati. Si sente la mancanza di un filo conduttore e il divertimento procede a fasi alterne. Tentativo solo in parte riuscito di rinnovare la tradizione classica del cinema comico hollyoodiano.
MEMORABILE: Il bagagliaio dell’auto svuotato del motore; L’incontro tra il vero Lewis e Stanlio; La valigia senza manico; Il mezzo busto sfigurato.
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HomevideoRocchiola • 4/06/19 12:14 Call center Davinotti - 1333 interventi
Si trova ancora anche il DVD ufficiale della Paramount che propone un master vecchiotto non restaurato. Il bianco-nero della pellicola è luminoso e discretamente contrastato, ma l'immagine presenta diverse imperfezioni (macchie, puntini, graffi) che nell'insieme penalizzano un pochino la visione. Audio originale discretamente potente e chiaro. Credo che l'edizione A&R utilizzi il medesimo master.