Il corto si trastulla con la catapulta temporale che scaraventa l’idea di transgender nel secolo dei lumi, come se storia dei fenomeni di costume e prospetto antropologico si prendessero a cornate quale preludio all’accoppiamento. Ma tutto resta al di qua del derma, in una monocromia che non conosce pigmenti, e il concetto non sconfina oltre l’abbozzo, restando gadgettistico e inerte su un binario morto. L’amorfia diventa presto il paradossale segno negativo di una speculazione sulle difformità che non stimola alcuna reazione emotiva o intellettiva, di assai modesto slancio formale.
Turbamenti di un ragazzino queer del 700 sbattuto nella nostra epoca con la divisione netta dei generi maschile e femminile. Intenzione chiara e interessante, anche se l’idea di recuperare la figura di un cicisbeo tutto cipria e svenevolezza per avanzare una critica agli stereotipi sembra davvero bizzarra. Le diverse scene sono piuttosto trite e ben poco originali e non riescono a suscitare mai sorpresa o emozione. L’animazione stessa oscilla tra rigidità (ma è perdonabile in un film di studenti) e belle invenzioni (la cornice che si amplia).
Gradevole excursus sul transgenderismo che cavalca le epoche fra cadute e balzi. L'animazione è piacevole; troppo marcati però i tratti, con buoni quasi keaniani e cattivi morrissiani che alterano il giudizio. L'indirizzo grafico finisce per gettarci borotalco negli occhi e farci parteggiare a spron battuto per Gaston perdendo il nostro libero arbitrio. Un corto che ci piace, esteticamente parlando, ma non riesce a consegnarci con vigore e passione il suo più importante significato.
Originale (nelle premesse) cortometraggio animato che immagina un personaggio transgender settecentesco catapultato nel mondo odierno, con tutte le difficoltà legate al mondo visto (metaforicamente e non solo) attraverso un merletto. Il contrasto da luogo a situazioni curiose che spesso rimangono allo stato embrionale senza svilupparsi in modo che non sia quello che abbraccia i luoghi comuni legati all'argomento. Grafica e animazione curate.
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C’è un errore nel campo del regista. Il regista è uno solo: Riccardo Di Mario (peraltro con la “D” maiuscola), come si vede molto chiaramente nei titoli di coda: https://vimeo.com/213112816
ciò è assai curioso. lo vidi in un festival di corti non ancora accalappiati da imdb e in metà dei casi annotai le note relative al cast dai titoli o dal programma di sala (che non escludo abbia assemblato tutti i realizzatori alla voce regia), una copia del quale dovrei ancora avere in archivio. darò un'occhiata stanotte e farò sapere.