Se qualcuno cerca forti emozioni lo lasci perdere a priori: qui si parla di un popolo che ha accettato di dover lavorare duramente, avendo come input miseria e necessità di spostarsi in tutte le direzioni per via degli stravolgimenti sismici. La lezione di Buddha l'hanno appresa bene e il Picco di Adamo è lì a dimostrarlo. E si capisce perfino il motivo per cui il loro Dio voleva che abbandonassero le città... Se la campagna è duro lavoro e sfruttamento, le città, specie per le donne, tanto meglio non sono: o estetiste o danzatrici o monache buddiste.
MEMORABILE: La leggenda delle ciglia e del tè; La raccolta di cocco e caucciù; Le deliranti cerimonie matrimoniali e l'uomo malese che è l'anglosassone d'oriente.
Esotismo d'altri tempi per platee borghesi dei primi anni '60; è quindi facile immaginare il tipo di documentario a cui ci si può trovare davanti, che arrivando addirittura un anno prima di Mondo cane rifugge particolari sensazionalismi o scene grafiche pur non rinunciando a qualche sarcastica battuta del tipico commento fuori campo, perennemente a cavallo tra poesia spicciola e umorismo "coloniale". Restano alcune belle riprese ambientali e la decorosa ost di Ortolani per un mondo-movie datato ma nel complesso non disdicevole nelle intenzioni.
Riti amorosi e non della Malesia primi Anni '60 nella consueta formula "voice over" tipica dei cosiddetti mondo-movie. Il documentarista toscano Lionetto Fabbri concentra la sua inchiesta in terra malese cogliendo solo gli aspetti se vogliamo romantici e rinunciando (fatto strano, a dire il vero) a quelli truci che caratterizzavano le opere analoghe del tempo. Un presunto morto in ogni caso è assicurato. La bella fotografia non riesce a compensare il solito campionario di sospette fantasie escogitate in fase di sceneggiatura.
Tra i tanti mondo dell'epoca, questo almeno evita quasi del tutto inutili sensazionilismi, immagini shock e frammenti di dubbia veridicità. Chi conosce la formula non troverà quindi particolari sorprese e chi cerca crudeltà assortite resterà deluso. Non però per ciò che concerne "l'mpagabile" voce fuori campo che sciorina battute ciniche a più non posso. Colonna sonora, più che accettabile, di Riz Ortolani. Ritmo abbastanza piacevole e non comportante particolare noia.
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CuriositàZender • 21/07/18 09:10 Capo scrivano - 48949 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: