Les victimes de l'alcoolisme - Corto (1902)

Les victimes de l'alcoolisme
Locandina Les victimes de l'alcoolisme - Corto (1902)
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Titolo originale: Les victimes de l'alcoolisme
Anno: 1902
Genere: corto/mediometraggio (colore)

Cast completo di Les victimes de l'alcoolisme

Cast: (n.d.)

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Tutti i commenti e le recensioni di Les victimes de l'alcoolisme

TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/06/11 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 19/06/11 10:57 - 10121 commenti

I gusti di Pigro

Dramma in cinque quadri, dall'interno borghese con famiglia felice, attraverso l'acolismo nei locali, la miseria fino alla morte per delirium tremens in una stanza d'isolamento in ospedale. Zola c'è non solo nell'ispirazione dal suo romanzo "L'ammazzatoio", ma soprattutto nella scelta esplicitamente verista, che Zecca conduce con grande bravura, orchestrando bene i bravi attori in scene vivide e ben articolate, su scenografie molto curate. Insomma, un gran bel cortometraggio che sceglie la narrazione drammatica con sobrietà e incisività.

Stefania 21/06/11 14:08 - 1599 commenti

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Breve, fulminante, di chiarezza lampante, cinema impegnato, che mette il dito nella piaga (sociale) dell'alcolismo, fenomeno che viene mostrato, dettagliatamente, nelle sue origini, sviluppi e conseguenze. Risaltano gli effetti dell'abuso di alcol sul tessuto sociale, la famiglia in primis. Il protagonista è sempre più solo: prima circondato dalla moglie e dai figli, poi legato all'amico di bevute e di "giocate", poi isolato nella cella del manicomio, denucleato da ogni contesto, un relitto, esiliato dalla comunità. Nessuna retorica, nessun romanticismo: realismo sociale che va a segno!

Trivex 22/06/11 16:55 - 1824 commenti

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Significativo ed efficace manifesto, assolutamente consapevole delle problematiche sociali dell'alcol che diventa droga. Implicazioni sociali e poi di sanità pubblica sintetizzate dal declino individuale. Mostrando le sorti della persona, attraverso le immagini semplici ma terrificanti (la fine è orribile) si cerca di avvertire quanto banale possa essere finire dalla vita alla morte, passando per tanti stupidi bicchieri. Meditate gente, meditate.

B. Legnani 5/03/12 01:30 - 5662 commenti

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Notevole cortometraggio di Zecca (quasi quattro minuti), che narra la vicenda di un dramma familiare a carattere sociale. Colpiscono molto i due ultimi quadri dei cinque complessivi, testimonianza del crollo del nucleo di genitori e figli. Sorprendenti le interpretazioni.

Caesars 25/06/20 15:59 - 3995 commenti

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Piccolo (per durata) melodramma in cui Ferdinand Zecca dipinge un fosco quadro che porta il protagonista a una tragica conclusione. Conciso ma efficace nella ricostruzione dei vari "quadri" che compongono la vicenda: si parte da una famiglia felice fino ad arrivare alla morte in manicomio. Il regista, ispirandosi a un racconto di Émile Zola, mette in scena con molto realismo la discesa agli inferi che può nascere da una situazione quasi banale. 

Pinhead80 28/07/24 11:14 - 5435 commenti

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il cortometraggio racconta la storia di un brav'uomo che passa dall'affetto dei suoi cari alle brutte compagnie che lo inducono a bere e a giocare fino al punto di renderlo in miseria e in preda al delirium tremens. L'opera è intrisa di un verismo portato all'ennesima potenza: vengono messi a nudo i limiti di una società nella quale la povertà la fa da padrona e chi si trova in difficoltà è abbandonato a sé stesso e costretto a una fine miserabile. La messa in scena asciutta ed essenziale è uno dei valori aggiuntivi di un corto profondamente drammatico e disperato. Bellissimo.

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  • Discussione Stefania • 22/06/11 19:41
    Addetto riparazione hardware - 603 interventi
    Mi sono divertita a rivedere il corto di Méliès "Il y a un dieu pour les ivrognes" facendo un raffronto con questo di Zecca, interessante vedere come entrambi svolgano lo stesso tema con linguaggi completamente diversi: umoristico-grottesco Méliès, verista Zecca. C'è una leggerezza, in Méliès, una certa irriverenza che lui ha anche in altri corti nei confronti del ruolo delle forze dell'ordine (si pensi a "Les affiches en goguette"), è più ironico e, nello stesso tempo, più pessimista di Zecca. Un vero cattivo soggetto, nonno Georges;)
  • Discussione Pigro • 22/06/11 20:19
    Consigliere - 1707 interventi
    Hai ragione. Tra l'altro, adesso che mi sto addentrando un po' in quest'area francese di inizi 900, trovo che sia molto interessante cercare di individuare le diverse personalità dei registi di un cinema pionieristico davvero molto più articolato di quel che potrebbe sembrare.
    Per esempio, nonno Georges, come dici tu, è davvero geniale: qualsiasi cosa nelle sue mani diventa "maraviglia", perché lui sa trasformarla in qualcosa di nuovo, perché il suo stesso sguardo parte con una curiosità "Nuova"; e perfino i corti più routinari hanno in realtà un senso dello stupore davvero unico. In questo senso, mi sembra che invece Chomon sia molto meno a suo agio da questo punto di vista, un vero gregario, a parte per la sua vera passione, e cioè l'animazione, per il quale è realmente un maestro: per me, lui esprime la sua genialità nel bricolage, non nel grande spettacolo.
    Adesso, da un po' di tempo, sto scoprendo Zecca, che mi piace molto: trovo che in lui ci sia un senso drammatico che interroga il naturalismo, cercando di ridefinirlo e puntando al dettaglio. E' un ragionamento su cui conto di riflettere nei quattro o cinque corti di Zecca che ancora devo vedere, tra cui un Vangelo-kolossal di ben 45 minuti, da cui mi attendo folgorazioni!!! Vedremo. Infine, ancora non so se approfondirò un altro del periodo, e cioè Gaston Velle, di cui io e te abbiamo commentato il pazzesco "La peine du taillon": magari provo a cercare altre cose, chissà che personalità viene fuori... forse, con quel precedente che abbiamo visto, una mentalità contorta e conturbante?
  • Discussione Stefania • 22/06/11 20:45
    Addetto riparazione hardware - 603 interventi
    Gaston Velle... me ne ero quasi scordata! Un esteta sadico, sicuramente! Méliès, un anarchico... secondo me a quei tempi erano tutti fuori di testa veramente! Perché uno li vede, in quei dagherrotipi, e si immagina dei tranquilli signori... Del resto, basta leggere "Morte a credito" di Céline per rendersi conto cosa non fosse Parigi a inizio novecento: alcol, cocaina, oppio, ragazzine e ragazzini di buona e cattiva famiglia che si prostituivano, coppie di provinciali che venivano in città a passare fine-settimana di "caccia grossa", bambini di strada che organizzavano furti e rapine... Insomma, esattamente come adesso: solo che non c'erano i telegiornali, né Porta a Porta, a fare il pianto greco!
  • Discussione Caesars • 25/06/20 15:44
    Scrivano - 16997 interventi
    Imdb indica, come anno, 1902.
    Ultima modifica: 25/06/20 15:45 da Caesars