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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Da Stillwater, Oklahoma, a Marsiglia: è il viaggio che ciclicamente intraprende Bill Baker (Damon) per raggiungere in Francia la figlia Allison (Breslin), lì detenuta dopo esser stata condannata per l'omicidio della ragazza con cui viveva. Giustizia sommaria, prove scarse ma, ahilei, mancanza di altri colpevoli. Un giorno però la giovane scrive al proprio avvocato: il suo insegnante del tempo ha raccolto la confessione di una studentessa che dice di aver conosciuto tale Akim (Azougli), il quale a sua volta si era con lei vantato di aver ucciso proprio Lina, la ex compagna di Allison. Potrebbe essere abbastanza per riaprire il caso? A parere dell'avvocatessa no, ma Bill è...Leggi tutto prevedibilmente di altro parere e, pur in un paese di cui non conosce la lingua, decide di arrangiarsi da solo e di trovare intanto il misterioso Akim; poi qualcosa si farà venire in mente. Ad aiutarlo nell'impresa c’è Virginie (Cottin), attrice di teatro - con figlioletta a carico (Siauvaud) - che in lui legge gli occhi buoni e il calore di un uomo che da troppo tempo le manca (il marito se la spassa in spiaggia ben lontano, a quanto pare).

La caccia comincerà dai social, come si può immaginare, e si svilupperà senza grandi colpi di scena mentre tra Bill e Virginie nascerà un bel sentimento, "benedetto" dalla piccola Maya. Attraversando i non troppo insormontabili problemi di lingua, il film procede alternando con una certa sapienza le fasi più rosa con quelle vagamente thriller, trovando un amalgama efficace il cui collante è costituito dal sempre ottimo Matt Damon, perfetto nei panni dell'americano piuttosto rozzo (a Stillwater lavorava come trivellatore), rigido e dall'aria un po' ottusa. Che però ha le idee chiare e sa come ottenere ciò che cerca, dimostrando buona capacità di relazione con Maya e Virginie. Le maggiori difficoltà, paradossalmente, le incontra con una figlia che ne sottovaluta (un po' come tutti) le capacità intellettive e tende a escluderlo dalla propria vita limitandosi a chiedergli di sensibilizzare l'avvocatessa al suo dramma.

Straniero in terra straniera, Bill progressivamente cerca di apprenderne le sfumature culturali (ma il teatro proprio no, non fa per lui...), di adattare il suo spirito selvaggio e l'innato carattere burbero alla spigliatezza e alla naturalezza europei (sintomatica la reazione a tavola quando Allison, in permesso per la giornata, chiede a lui e a Virginie se abbiano già fatto sesso), mantenendo comunque intatta la propria rigida monoliticità. Trascurando gli agganci evidenti con la ben nota vicenda di Meredith Kercher e Amanda Knox (che ha detto di non aver apprezzato l’opera), non si può dire che il tutto non sia ben strutturato anche dal punto di vista dell'intreccio "giallo", per quanto un po' fumosamente espletato nell'ultima parte, con ellissi che qualche dubbio lo lasciano. Recitato bene da tutti, curato nella resa di una Marsiglia che astutamente esce dal ritratto tradizionale per sporcarsi di verità, soffre di alcuni passaggi a vuoto e di una certa lentezza, ma è un bell'esempio di cinema americano ancora capace di scolpire personaggi autentici (Damon ruba costantemente la scena a tutti) e di incuriosire fino alla conclusione.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 13/09/21 DAL BENEMERITO BUBOBUBO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 15/06/23
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Galbo 16/01/22 08:31 - 12417 commenti

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Sebbene prenda le mosse da un caso di cronaca nera (l’omicidio di una ragazza araba di cui è incolpata una coetanea americana), "La ragazza di Stillwater" è il ritratto di un padre ombroso e tormentato che pare trovare in un paese straniero un’occasione di redenzione. La regia di McCarthy è discreta ma incisiva e valorizza al massimo l’interpretazione di un Matt Damon mai così convincente e in grado di relegare sullo sfondo la vicenda giudiziaria inducendo lo spettatore ad appassionarsi maggiormente al suo percorso umano. Buona l’ambientazione. Un buon film.

Bubobubo 13/09/21 11:36 - 1847 commenti

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Da cinque anni Marsiglia non parla d'altro: ragazza dell'Oklahoma, giunta oltralpe per un progetto di cooperazione internazionale, ammazza la fidanzata musulmana. Convinto della sua innocenza, il padre si trasferisce per cercare delle controprove decisive, ma le barriere linguistiche e culturali sembrano impenetrabili... Tema classico svolto in maniera che più classica non si può, con qualche lunghezza di troppo (esorbitanti 140') e certi momenti di stanca saccarinica. Nel complesso non dispiace (Damon stolido yankee funziona), ma forse si poteva dire molto di meglio con molto meno.
MEMORABILE: Il tentato suicidio di Allison (Breslin); Allo stadio.

Hiphop 15/09/21 09:44 - 63 commenti

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La celebre Amanda Knox ha accusato sceneggiatori e registi di essersi ispirati alla sua storia senza menzionarla. E, va da sè, senza pagarla... La storia può forse ricordare il caso di Perugia, ma in realtà il film racconta il tentativo di un padre, Matt Damon, ingrassato ed efficace, di salvare la figlia accusata di omicidio in un paese straniero (Francia). Un film non del tutto riuscito, forse a causa dell'eccessiva lunghezza, ma con una buona introspezione psicologica dei personaggi. Ottima la parte riservata all'approfondimento del rapporto padre e figlia. Lento ma godibile.
MEMORABILE: La collana Stillwater.

Daniela 19/10/21 12:56 - 12699 commenti

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Operaio dell'Oklahoma si reca a Marsiglia per trovare nuove prove che possano scagionare la figlia in prigione per l'omicidio di una ragazza araba con cui aveva una relazione, incontrando molte difficoltà per le barriere di lingua e cultura... Il film somiglia al suo protagonista, interpretato con buona aderenza psico-fisica da Damon: è un dramma solido ma pesante, a tratti quasi didascalico e non esente da passaggi sentimentali ricattatori, al quale avrebbe giovato una maggiore concisione. Buono comunque l'epilogo malinconico anche se nel segno di un ritrovato rapporto padre/figlia.

Capannelle 1/05/22 23:44 - 4421 commenti

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Se Tom McCarthy ci aveva strabiliato con il precedente film, qui la sua conversione a una storia più sofferta e per certi versi più europea non sortisce gli effetti sperati. Valicare le due ore di durata si rivela infatti un'impresa abbastanza difficile e che l'esperienza interiore del protagonista, un Matt Damon quasi sempre in scena, da sola non riesce a sostenere. A tratti sembra qualcosa di televisivo, anche se questo non significa che la fattura sia poco curata. Manca però un vero coinvolgimento e nessuna prestazione è memorabile, da parte del cast.
MEMORABILE: Tom McCarthy.

Redeyes 5/06/23 08:29 - 2454 commenti

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Tom porta in scena questo intreccio fra la multietnica Marsiglia e il conservatore Oklahoma anteponendo alla rapidità dei Quartiers Nords la immanente religiosità e quello che ne consegue dello stato americano. Damon imbolsito efficacemente incarna perfettamente l'americano medio e ben rende il suo aprirsi a nuove realtà. Parallelamente, se si può elogiare l'introspezione dei personaggi si denota una certa fatica a causa di una lunghezza veramente importante. Regia senza guizzi. Un ottimo Damon e un buon film.

Giùan 8/07/23 08:39 - 4588 commenti

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Peccato il film decida, quasi di punto in bianco, meccanicamente, di rinunciare al suo incedere intrigantemente pensoso (da romanzo di Henry James) per un colpo ad effetto "hollywoodiano", come se McCarthy non si fidasse dell'eloquente distanza tra due culture (diciamo grossolanamente europea e americana) che già più sottilmente stava rendendo sullo schermo. Il film perde così un po' del suo effetto di disiorentante spaesamento per abbracciare un ambiguità comunque coraggiosa ma più dozzinale. Crescente la credibilità di Damon e Cottin mentre deflette e sbanda decisamente la Breslin.
MEMORABILE: Il mescolarsi linguistico: La piccola Siavaud/Maya.

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