La guerra segreta di suor Katryn - Film (1960)

La guerra segreta di suor Katryn

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Nella Toscana del 1943 la commovente storia di suor Katryn (Palmer), una madre superiora che accoglie nel suo convento i bambini ebrei fuggiti dal vicino campo di concentramento (i tedeschi lo chiamano Stalag 16) per poi spedirli in famiglie pronte ad accoglierli. Una pratica frequente, agevolata in qualche modo dalla sorveglianza volontariamente non così rigida del maggiore Spoletti (Lewis) e degli altri italiani a capo del campo. Con l'arrivo però in loco del nuovo capo nazista (Lieven) le cose cambiano e subito una suora, giunta nel bosco lì vicino per aiutare come d'abitudine a condurre in convento i bimbi fuggiti, viene uccisa dalle sentinelle. Comincia una guerra di nervi tra il nazista e le...Leggi tutto monache, non ancora colte in flagrante ma su cui gravano i sospetti di favoreggiamento. Una vicenda triste e per molti versi straziante, con momenti strappalacrime e altri in cui l'ottima recitazione del cast riesce a elevare il livello del film, che comunque riesce a trovare spesso una tensione degna di Hitchcock: sono molte infatti le scene in cui le monache, durante le ripetute visite in convento dei nazisti, sono costrette ad utilizzare stratagemmi ad alto rischio per mascherare le loro operazioni, a dover inventare scuse credibili per giustificare ritrovamenti difficilmente spiegabili (il pigiama di un bimbo nel corridoio, ad esempio). Pure i personaggi secondari sono delineati con bravura a cominciare da Spoletti, attratto dalla bella novizia dal cuore d'oro (Syms) e combattuto tra il rispetto degli ordini (chi trasgredisce muore, di regola) e la volontà di non infierire sugli innocenti. Parte importante anche per i bambini e in particolare per quella che sembrerebbe essere la più insofferente tra loro, la quale invece colpisce a fondo quando le domandano il proprio nome: “cane ebreo” l'atroce risposta, che da sola basterebbe a far comprendere l'enorme ingiustizia del nazismo. Gli italiani vengono dipinti con una certa bonomia, ben diversamente da quei tedeschi a cui però – per contrappasso – appartiene di nascita la stessa suor Katryn, come a far capire che non è la nazione di appartenenza a dividere le persone ma la loro visione della vita. Suggestive le ambientazioni sulla collina dominata dalla Certosa del Galluzzo (peccato il bianco e nero ne penalizzi la lussureggiante solarità) con l'inquietante presenza, nei pressi, del campo di concentramento: senza eccedere in violenze e trucidamenti il film mette in evidenza la profonda ingiustizia della guerra spostando dalla parte del giusto anche chi (Mitchell) sembrava non condividere fino in fondo l'operato della madre superiora. Rigoroso, inevitabilmente manicheo (ma con buone sfumature psicologiche in tutti i personaggi), in parte datato, a tratti gustosamente spettacolare. Con qualche pausa di troppo nelle scene col rabbino e del Yom Kippur Kattan (il tradizionale giorno di digiuno ebraico).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/03/16 DAL DAVINOTTI
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Nicola81 10/09/18 22:15 - 2857 commenti

I gusti di Nicola81

Buon dramma a sfondo bellico girato interamente in Toscana che non ha bisogno di rifilare colpi bassi per suscitare commozione. Forse fin troppo indulgente nel dipingere gli italiani e forzatamente ottimista nell'epilogo, ma efficace nei dialoghi (alcuni botta e risposta sono davvero pregevoli), sorretto da una buona tensione e ammirevole nell'approfondimento psicologico di ciascun personaggio. Ottima prova del cast, in cui spiccano la fierezza della Palmer, la dolcezza della Syms, l'ostinazione della Mitchell e la spietatezza di Lieven.
MEMORABILE: "Non è un po' fuori luogo un prete in un convento?" "È sempre meno fuori luogo un prete di un soldato".

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